FILM: Ricordo del Servo di Dio a TeleradioPadrePio il 5 giugno 2013 (cliccare)
di Padre Pasquale Pitari
La figura
del Servo di Dio, alla fine della lettura della sua corrispondenza, delle sue agende,
delle testimonianze di rimpianto dei suoi conoscenti per la sua morte e degli
altri scritti, appare in tutta la sua evidenza, sia spirituale e sia
squisitamente umana. Le “carte”, da noi raccolte, fanno emergere l’intensità dei rapporti che il
Servo di Dio ebbe con la sua famiglia, con la società, con la Chiesa, e
soprattutto con i poveri. Esse ci introducono nella sua intimità e nelle sue
motivazioni più profonde, segnate particolarmente dalla fede.
1.
La personalità
Per poter delineare la personalità del Servo di Dio non possiamo
evitare di scorrere, anche se a larghe linee, la sua vita e la sua attività per
scorgere in essa i caratteri salienti del suo agire, del suo pensare e del suo
comportarsi. Diciamo allora qualche
nota biografica.
Profilo
biografico
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Il padre Nicola e la mamma Domenica Lombardi |
Antonio Lombardi nacque a Catanzaro il 13 dicembre
1898. All’anagrafe civile fu registrato il 15 dicembre. Di famiglia borghese,
fu il terzogenito figlio di Nicola Lombardi.
Il padre fu
avvocato illustre, uomo politico, più volte parlamentare e membro di governo in
epoca precedente e successiva all'era fascista. La formazione spirituale e
culturale del padre era segnata dalle idee radicali-socialiste, di matrice massonica.
Nondimeno, il suo animo era sensibilissimo, sia nei confronti della famiglia e
sia nei confronti dei poveri e degli ultimi, che accoglieva in casa e li
serviva di persona, dando loro anche un pasto caldo.
La madre,
Domenica Lombardi, dedita alla casa e ai figli, profondamente religiosa, fu una
moglie fedele e una guida sicura e attenta per i suoi figli, Vincenzo,
Adelaide, Antonio e Anna.
Completati
gli studi ginnasiali e liceali nella città di Catanzaro presso il liceo
classico Pasquale Galluppi, nel 1917
Antonio si trasferì a Roma per studiare giurisprudenza, disciplina in cui si
laureò, anche se la sua passione fu sempre per le materie letterarie e
filosofiche. Era bravo anche in matematica. Appassionato lettore, si dedicò
subito più allo studio e all'approfondimento del pensiero filosofico che
all'esercizio della professione forense, soprattutto in seguito all'esperienza
della malattia, che lo afflisse dal 1927 al 1929 e che segnò profondamente la
sua vita. In questo periodo della malattia il Lombardi maturò la conversione al
cattolicesimo. Il suo ambiente famigliare era percorso da correnti contrastanti:
il padre apparteneva alla massoneria, mentre la madre e le sorelle avevano un
forte sentimento religioso.
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Tomba di Teresa Mussari |
Proprio la testimonianza di vita pia e devota della
madre Domenica e delle sorelle Adelaide e Anna, nonché la morte di Teresa
Mussari, la ragazza che amava, avvenuta il 14 dicembre 1929, anch’essa profondamente
religiosa, contribuì non poco a stimolare e motivare la sua scelta di fede
cattolica, dopo un lungo percorso culturale nel pensiero orientale indiano e
cinese.
Dal 2 gennaio 1930 al 22 gennaio
1934, il Lombardi scrisse un insieme di riflessioni speculative, datate e senza
apparente ordine logico, che noi abbiamo denominato, considerando il contenuto,
“Il materialismo, l’evoluzionismo, le
religioni”. L’opera di circa 570
pagine dattilografate da Antonio Lombardi è, in sintesi, una dissertazione sul
tema di Dio, l’oggetto principale di tutta la sua ricerca, condotta attraverso
la disamina di tutte le problematiche che lo riguardano e che erano agitate in
un modo a volte virulento nel suo tempo.
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Teresa Mussari con la madre e il fratello |
Le sue
capacità speculative e uno studio instancabile lo portarono a pubblicare,
presso l'editore Bardi di Roma, due volumi: La
critica delle metafisiche nel 1940 e La
filosofia di Benedetto Croce nel 1946. Entrambe le opere, se le guardiamo
dal punto di vista dell'impegno profuso, soprattutto tenendo conto della mole
di materiale presente nel Fondo Lombardi, riconducibile alla preparazione di
questi scritti, sono da considerarsi dei veri e propri monumenti di
speculazione filosofica.
La critica delle metafisiche ebbe un
largo seguito di apprezzamenti, testimoniati nelle numerose lettere conservate,
trascritte in questa Relazione storica (gli originali sono scansionati nel DVD,
Cartella 8, faldone 6). La corrispondenza mostra come Lombardi fu al centro di
una serie di profonde relazioni con i protagonisti della cultura filosofica
della prima metà del ‘900. Tra questi corrispondenti ricordiamo solo Padre Agostino
Gemelli, Carmelo Ottaviano, Nicola Petruzzellis, Padre Ernesto Bohem,
l’orientalista Giusepe Tucci, e infine i catanzaresi Antonio Anile e Vito
Giuseppe Galati. In un panorama siffatto, egli fu pensatore originale e
studioso di grande respiro; interpretò la sua azione come una missione,
tentando di vivere intensamente il suo essere cattolico per gli altri,
attraverso la trasmissione agli uomini del suo tempo della sapienza della
cultura. S’impegnò alacremente nello studio della divulgazione del pensiero
cristiano, contrapposto alle idee materialiste da una parte e all'idealismo
crociano dall'altra. Fu, a tal scopo, collaboratore di prestigiose riviste
filosofiche, come “Sophia”, “Rivista di filosofia neo-scolastica”, “Noesis”, “Asiatica”, “Studium”, “Rassegna di scienze filosofiche”: in
esse intervenne con pregevolissimi articoli. Seppe trovare nello studio delle
religioni orientali e del buddismo conferme del bisogno fondamentale di
trascendenza dell'uomo e la risposta del cristianesimo a questa necessità. Il
suo impegno di studioso cattolico si andò conciliando con due altri aspetti
centrali della sua esistenza.
Il primo
riguarda l'esigenza di comunicare agli
altri, soprattutto ai giovani, la bellezza di una fede pensata e aperta al
dialogo col mondo della cultura, della politica, del sociale e della Chiesa. E’
in questo senso esemplare la corrispondenza con l'allora giovane seminarista
Paolo Aiello, e quella con Giovanni Mora, giovane studioso di filosofia
residente a Varese che contattò il nostro a proposito de La critica e che manterrà una fitta corrispondenza con il Servo di
Dio fino alla sua morte. A entrambi Lombardi elargiva consigli filosofici e
spirituali nel corso degli anni della loro formazione e Don Paolo in una
lettera così si esprimeva: “Ci si è incontrati in un momento della vita:
momento che mi ha schiuso una profonda spiritualità, radicata nella luce del
vero, nello splendore di certezze acquisite”. Questa
opera di comunicazione della fede si allargò poi al pubblico più vasto che seguì
le numerose conferenze che Lombardi tenne frequentemente e in diversi ambiti
disciplinari, nelle varie occasioni che si presentavano nel contesto cittadino
e regionale. Esemplificativo a tal proposito è il percorso, di cui restano
ampie testimonianze, che fu proposto agli uomini di Azione Cattolica in
collaborazione con Don Domenico Vero.
Il secondo
aspetto riguarda quello dell'impegno
sociale e politico. Pur essendo vissuto in casa di un padre coinvolto in
prima persona nell'agone politico, Antonio non volle seguirne l'esempio; egli
decise di non candidarsi mai né in ambito locale e men che meno in ambito
nazionale. Visse il suo impegno dedicandosi a un lavoro che incidesse in
profondità nelle persone e creasse le premesse per la formazione di una coscienza
politica nuova. Tra le altre iniziative volte a questo scopo collaborò nel
secondo dopoguerra alla nascita della rivista l’Idea cristiana, la prima rivista calabrese di impegno politico dei
cattolici a Catanzaro. Quasi a coronamento della sua attività nell'aprile del
1949 si fece promotore insieme ad altri 13 amici di un circolo di cultura
denominato Studium che si proponeva
di “riportare nei giovani l'amore della cultura, perché apprendano il sentimento nobile della vita;
di dare principio e incremento a tutte le altre opere culturali, che potranno
venire connesse con esso istituto; di stabilire con esso la prima pietra di un
grande edificio sociale, per contribuire alla risoluzione del grande problema
dell'istruzione del popolo del mezzogiorno, con la quale va strettamente unita
la risoluzione di ogni altro problema”. Il
circolo, che aveva come sede la stessa casa di Lombardi, non ebbe il tempo di portare avanti le sue attività per il
sopraggiungere di un nuovo periodo di malattia di Lombardi che nel breve spazio
di un anno lo porterà alla morte il 6 agosto 1950.
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Lapide-ricordo posta davanti la casa |
Per tutti i
motivi sopra esposti e soprattutto per un’incrollabile fede in Dio, in Gesù
Cristo e nella Chiesa, non disgiunta da profondi sentimenti e opere di carità
cristiana (come l’impegno per la In
charitate Christi e l’apostolato con l’Azione Cattolica e la Conferenza di
San Vincenzo de’ Paoli), la diocesi di Catanzaro nel 1998 decideva di dare
inizio alle procedure per l'apertura della Causa di canonizzazione di Lombardi;
il 6 ottobre 1999 fu celebrata la prima sessione del Tribunale ecclesiastico
per la disamina delle sue opere e virtù, attraverso gli scritti e le
testimonianze. In quella stessa data Mons. Antonio Cantisani decideva di
dedicare al Servo di Dio la rinata Biblioteca arcivescovile, che si propone di
essere, tra l'altro, un centro di raccolta di documentazione e di studi sull’illustre
catanzarese. Il motto che campeggia sulla porta della biblioteca è: “Fides, nisi cogitatur, nulla est”,
espressione mutuata dagli scritti di Sant’Agostino.
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Lapide posta sulla sua tomba |
Uomo di cultura
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Studente 1918 (20 anni) |
La prima
impressione che si ha, considerando la mole della produzione edita e non edita
di Antonio Lombardi, è lo spessore della sua cultura. Approfondendo questo
aspetto rileviamo il carattere metodico,
riservato e speculativo della sua personalità. La cultura non è fine a se stessa,
ma è finalizzata alla conoscenza della verità: la verità della vita, delle
cose, della storia e, soprattutto la verità di Dio.
E’
senz'altro interessante dare una risposta alla domanda: quali le abitudini di
lettura del Servo di Dio che emergono dalla visione dei volumi e che vengono in
un certo senso confermate dallo studio dei suoi appunti e diari/agende.
In molti
volumi, come spesso capita di vedere nelle biblioteche private degli studiosi,
sono presenti segni di lettura e in alcuni casi anche vere e proprie
considerazioni o piccole glosse al testo. Ma nel nostro caso, sembra di poter
rilevare un'abitudine tutta particolare. Antonio Lombardi usava segnare ogni
singolo paragrafo con un puntino, quasi sempre a matita ma in alcuni casi anche
ad inchiostro, nel corso del procedere della lettura. Questi puntini, a volte,
possono diventare due o tre per evidenziare maggiormente il testo. In alcuni
casi essi lasciano il posto a una singola linea verticale per evidenziare
paragrafi di particolare interesse che può, anche se in pochissimi casi,
trasformarsi in un segno di più linee parallele. Un altro modo, sempre per
evidenziare paragrafi particolarmente interessanti, è una piccola crocetta
posta sempre sul margine esterno, spesso deputato anche a ospitare piccole
glosse e note di rimando da una parte all'altra del volume.
Queste
considerazioni fanno pensare a Lombardi come a un lettore scrupoloso e attento,
metodico nella lettura e con il bisogno di seguire le sequenze logiche del
libro e quelle del suo pensiero. Ne appare un profilo che coincide con quello
emergente dagli appunti personali nei Diari/Agende (in verità più zibaldoni che
diari in senso stretto), in cui l'autore annota giorno per giorno la quantità
di ore di studio e il profitto acquisito nella lettura. Ecco un esempio: “9
maggio 1932. Ore tre e mezza del pomeriggio. Giornata né buona né cattiva. È
già abbastanza! Letto per tre o quattro ore la Storia dei cent'anni di Cantù. Lettura inutile e vana per me.
Tuttavia l'ho fatto allo scopo di poter restare a lungo seduto con l'interesse
della lettura, per vedere se il riposo mi possa giovare alle gambe”. E’
evidente una costante ansia di rendere proficua la propria giornata, vissuta,
non poche volte, con un cagionevole stato di salute. Per superare la tentazione
dell'accidia, Antonio sente il bisogno di programmarsi per iscritto le
giornate, di calendarizzate letture e scrittura delle proprie opere, perché i
giorni siano produttivi in una scansione quasi monastica delle proprie
attività. Come per i monaci, sembra che, anche per il nostro Servo di Dio, il
tempo sia il tempo di Dio, tempo d’impegno
apostolico che non può andare sprecato. Così scriveva: “Stabilirò volta per
volta il lavoro da fare, […] il tempo in cui deve venire compiuto. […] Il tempo
d’un lavoro da farsi appare a prima vista arbitrario, ma può essere necessario
ed ottimo metodo, come nel mio caso, quando cioè si tratta di evitare di
soffermarmi a lungo per pigrizia o per inutile scrupolosità di analisi e di
perfezione”.
Oltre i
libri della propria biblioteca,
sembra accertato che il nostro Servo di Dio utilizzasse testi delle biblioteche
comunale o provinciale o universitarie. Quella comunale, affidata alle cure di
Don Pippo de Nobili era al centro del movimento culturale cittadino. Non essendoci
registri dei lettori o dei prestiti di quella biblioteca, è impossibile
stabilire se e quanto Lombardi frequentasse quel luogo di studio. La cosa certa
è che esisteva un rapporto di cordiale amicizia tra il filosofo e il
bibliotecario che lascia presupporre anche un rapporto, per così dire,
professionale. Discorso diverso si deve invece fare per i periodi di permanenza
a Roma del nostro Servo di Dio, che, secondo le testimonianze dei parenti,
confermate dal ritrovamento tra le carte di una scheda di richiesta di lettura
di opere conservate presso la Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele II,
trascorreva nelle biblioteche di quella città molto del suo tempo. Egli scrive
in una nota: “Biblioteca | Fichte … (Edizione Bari, 1910) | pag.6”,
seguita da una quantità di appunti presi dallo stesso volume, che conferma la
frequenza delle biblioteche come luogo complementare del suo studio. Questo è
confermato inoltre dalla Tessera di
frequenza della Biblioteca Gregoriana di Roma intestata a Lombardi Antonius Redactor Osservatore Rom..
Uomo di speranza
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con la madre ammalata |
Per
temperamento e per formazione il comportamento del Servo di Dio aveva i
caratteri della mitezza, della amabilità e della signorilità. Il suo animo era
romantico. Lo si nota dalle liriche composte nella sua giovinezza e dalle
letterine indirizzate ai suoi genitori in occasioni di feste. Questa natura
romantica lo aiutava a essere positivo nei suoi giudizi, pur nella tristissima
esperienza del fascismo e della guerra. Il suo pensiero, pertanto, era una continua
fucina di speranza. Nel pieno della guerra, quando tutto volgeva verso la
catastrofe e Catanzaro era un ammasso di macerie, scrisse nel giornale L’Idea cristiana un articoletto sul nuovo anno 1944, in cui
annuncia la speranza con le ali del poeta:
Cifra enigmatica! Ci
affacciamo alla finestra dell'anno nuovo e per quanto allunghiamo lo sguardo,
non c'è dato di vedere che buio. Solo lontano, molto lontano, qualche incerto
barlume. E’ il barlume della speranza, sempre immortale. È forse l'aurora di una
nuova età?
O giovinezza, tu che giammai
cedesti dinanzi all'avverso destino, ma che sempre da te risorgi e ritessi le
fila della vita, guarda all'anno nuovo che procede, con la tua eterna baldanza.
E tu, età matura, non piegare la fronte sotto il cumulo delle
colpe e dei dolori, ma pensa che la vita è immortale, e, coi danni
inevitabili, nuove gioie e nuove speranze attendono ancora l'umanità per la sua
via.
Il tempo è una rete tesa
sull'abisso tra il nulla e l'infinito. Saper danzare sulla rete del tempo è tutta la sapienza della vita.
Amarsi, aiutarsi: che altro resta del tempo? L'odio, il denaro, il potere,
tutto è vano. Anche i dolori son passeggeri. Quel che s'afferma e che resta è
solo l'amore che è luce. La vita scaturì in origine dalla luce, e nella luce
trionferà.
O vita, tu che sai sorridere
e amare, purifica il tuo sorriso e il tuo amore da ogni volgarità.
Uomini tutti, elevate lo sguardo davanti all'avvenire
che avanza, al tempo che si rinnovella per nuove glorie e per nuovi splendori.
Anche nell’opera
inedita Filosofia delle rovine del
1947, benché descrive con crudo realismo le rovine della città di Catanzaro
colpita dalle bombe degli alleati, il Lombardi presenta delle pagine di grande
speranza. L’ultimo capitolo ha come titolo Aurore.
In esso scrive:
“Quando la morte sopravvive nella
memoria, nella speranza, quando l'animo non teme la morte, ma tutto scopre
immortale, allora essa può bene non rimpiangere il perir delle cose, poiché
queste s’intrecciano e sorreggono nell'eterna vita. Quando l'età ingenua e innocente,
nei moti della prima natura, sente l'amore della vita e ne scopre la riposta
bellezza, è nel suo cuore la speranza e il velato riflesso d'un infinito bene”.
Questa era la sua vocazione: scrivere. Lo dice lui
stesso in uno scritto, senza data, da noi riportato tra gli scritti inediti (E,
cap. VII, n. 20). Si domanda quale fosse la sua vocazione e così conclude:
“Forse se dovessi fare
l’accattone nel mio paese, avrei
ripugnanza. Ma non mi pare di averne alcuna alla povertà e umiltà del
religioso. Forse mi dispiacerebbe di
distaccarmi dalla mia famiglia, ma mi pare vincibile. Insomma la difficoltà
principale, unica, credo, è che niente si confaccia alle mie presenti
condizioni di spirito, tranne lo scrivere”.
Attraverso lo scritto avrebbe dato alla sua vita uno
scopo. L’oggetto di questo scrivere era la verità cercata e amata; e una volta
trovata doveva essere annunciata. Questa verità era la verità di Dio e la
verità dell’uomo in Dio. Non è da sottacere che il titolo della sua più
importante opera Critica delle
metafisiche, secondo una confidenza fatta dalla sorella Adelaide alla
cugina Rosetta, sarebbe dovuto essere “Dio”.
E a La filosofia delle rovine il
Lombardi aveva dato come titolo “L’ignoto
Iddio”. Quel Dio che lui cercava e che all’età di trenta anni aveva
trovato, per grazia, dopo una lunga esperienza di dolore, nel Dio di Gesù
Cristo, ora lo voleva annunciare a tutti con l’entusiasmo di chi ha trovato un
tesoro nascosto. Ma questo annuncio sapeva di doverlo fare con immenso rispetto
della libertà dell’uomo. Ecco, allora, che il tono e il linguaggio usato dal
Lombardi non è mai polemica veemente irriguardosa, è, invece, logica lineare,
stringente e serena. Questo stile di
pensare e di scrivere, rigoroso e lucido, rispettoso e corretto, il Lombardi lo
chiede a San Giuseppe il 18 marzo 1938 nella preghiera riportata nell’Agenda:
“Fate che questo
lavoro sia, per lo scritto e per la dottrina, degno difensore della chiesa. Ottenetemi uno spirito di carità
nell'eseguirlo, una penetrazione perfetta e luminosa, una parola facile e senza
asprezze, eloquente senza retorica. Ottenetemi uno spirito di pazienza e di
perseveranza”.
Uomo sensibile
conquistato da Dio
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impegnato nella vita ecclesiale |
La sorella Adelaide, dopo la morte del fratello
Antonio, ha scritto una testimonianza che illustra il suo animo squisitamente
sensibile, partendo dall’infanzia fino alla conclusione della vita. Questo testo descrive il carattere del Servo di Dio in
un modo estremamente chiaro. Senza alcun commento, riportiamo qui alcuni
passaggi significativi:
"Nino da bambino, da ragazzo, era
stato sempre buono, sensibile, affettuoso, mite, timido e crebbe così; così in
casa, a scuola. Cercò di vincere la sua timidezza con grande sforzo e vi riuscì
con gli anni. Caro fu in lui il ricordo dell'infanzia.
Da giovane fu sempre ugualmente
buono con la famiglia, con tutti.
In famiglia era come noi; i
soliti discorsi, le solite cose, le battute di spirito, la nostra vita, le
passeggiate, non mostrava affatto quello che era, ma noi
lo comprendevamo. E tale era sempre con le persone, con gli amici. Durante il
giorno passava molte ore nel suo studiolo intento nel suo lavoro; nei primi
pomeriggi lo accompagnavo spesso per lunghe passeggiate per la campagna.
Durante i mesi estivi godeva con
la famiglia e i parenti la villeggiatura a Pontegrande, al nostro villino, e
andava e veniva da Catanzaro quasi tutti i giorni.
Educato, corretto, docile in
famiglia, amoroso specie per la madre ammalata da tempo, che curava, e che lo
seguì dopo 25 giorni nella tomba. Era un tipo gioviale. Riceveva i suoi amici,
i poveri, tutti con trasporto, con tenerezza, con affetto; andava loro incontro
con passo sicuro, altero, sorridente, tendendo loro le braccia, le mani, con
gesti allegri.
Nella sua sensibilità sentiva e
amava molto la musica e la poesia e tutte le manifestazioni dell'arte, della
natura. Recitava a volte con grande entusiasmo le poesie dei grandi poeti e le
cose più grandi e belle che lo trasportavano in un mondo di sogni. A volte
stava come trasognato, assente. Era distinto e nello stesso tempo povero nel
vestire, in tutto e sempre modesto nella persona e illibato. Non teneva nulla
per sé dei suoi guadagni, ma li regalava a chi lui credeva più opportuno. In
famiglia cercava di evitare lavoro agli altri prodigandosi, sostituendosi. Era
forte d'animo e coraggioso.
Cercava di mettere pace dovunque
occorreva sempre nelle difficili circostanze della gente. Si batteva per la
giustizia e richiamava al dovere le persone che ne avevano bisogno. Sicuro e
amoroso nel riprendere.
Una volta durante una passeggiata
campestre (io ero con lui) un uomo, camminando a lato della strada, bestemmiava
la Madonna; lui, mettendogli amorosamente una mano sulla spalla, gli disse in
dialetto catanzarese: “Ca poi quando
morimu a chiamamu a Madonna”. E così in altri casi. Riceveva in casa sempre
poveri, abietti, aiutandoli, servendoli lui stesso nel mangiare e illuminandoli
nello spirito.
Nascondeva tutte le sue virtù e
anche la sua fede. Parlava poco di sé e delle sue cose. La sera, prima di
addormentarsi, lo vedevo intento a leggere libri santi come meditazioni,
Imitazione di Cristo, Vangelo e altro. Quando parlava delle cose di Dio o schiariva
dei dubbi a persone era veramente edificante. […]
La sua conversione cominciò con
la devozione alla Madonna, facendosi nel lontano mese di maggio del 1932 la
comunione ogni giorno con una pratica di vita cristiana sempre più intensa e
conformando la sua vita a quella vita. E, come si rileva dai suoi scritti, fu
veramente pieno dello Spirito di Dio. Aveva avuto il dono del consiglio e a
tutti indicava la buona e giusta via. S’era tanto affezionato a una nostra
antica donna di servizio che ci aveva cresciuti e accuditi. Rosa si chiamava ed
era di capacità modeste, ma buona e affettuosa, specie con Nino, e da vecchia
l’assistette fino alla morte. Morte che tanto lo addolorò e di lei ha serbato
alcuni indumenti che ancora si conservano nella sua libreria. Il ricordo di
Rosa era unito ai ricordi dell'infanzia che Nino ha portato con sé durante la
sua vita. Nino ha sofferto tanto moralmente in vita. E anche per
l'allontanamento di mia sorella, che si è sposata, ha tanto sofferto.
Nel 1948 aveva dato inizio alla
fondazione di un circolo di cultura “Studium”
e per due anni, fino all'ultima sua malattia, venivano i giovani per lo studio,
sperando di poter continuare a fare andare avanti quest'opera, ma tutto si è
fermato.
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Lo studio, dove Lombardi è morto, è il primo balcone in alto |
Nello studio di mio padre, dove
in ultimo lo abbiamo portato, vedeva dal letto un pezzo di cielo attraverso il
balcone ed esclamava “Come è bello il cielo […] Signore, com'è bello il
paradiso”. Durante la sua vita a volte di giorno e anche di notte aveva dei
trasporti e spesso esclamava: “Signore, Signore” e a volte: “Quando mi libererai
da questo corpo di morte?”.
Si intratteneva volentieri a
volte con la nostra donna di lavoro e diceva
di distrarsi dalle fatiche parlando con lei. La curava, cercando di farla
lavorare di meno, la riguardava. E lei si era resa conto delle virtù di lui.
Nino era sofferente di cuore. Una
enterocolite come quella avuta a 26 anni (quando ancora non era credente) fu
contraria ad ogni cura e dopo sofferenze e rassegnazione alla volontà di Dio,
grave nel delirio la sera prima della morte, la mattina con un filo di
speranza, dopo aver richiesta dell'acqua che gli è rimasta in gola perché non
poteva ingoiare più, e dopo la estrema unzione che mia sorella gli ha fatto
pervenire e che lui ha accolto con un sorriso, (scambiato) forse per quel frate
che aspettava e desiderava vedere, o forse nel desiderio di far la comunione,
sorriso che poi divenne mestizia. E con la mano nelle mani di mio padre (così
mi hanno detto) dopo averci chiamati tutti prima per darci l'ultimo addio, ha
piegato umilmente e dolcemente il capo alla morte […].
Ci sono state, per intercessione
di Nino, anche delle grazie fatte ai suoi amici e conoscenti e a persone anche
da lui sconosciute […].
Gli piaceva andare spesso al
cimitero […] Si recava tutte le mattine, alle 7:30 in chiesa e specialmente
alla chiesetta di Sant'Anna a noi vicina e faceva tutti i giorni la Santa
Comunione.
Amava assai la natura, le albe, i
tramonti, le notti lunari, che le sere d'estate stava serenamente a
contemplare. […] Quando gli si chiedeva su qualche cosa o perché questo e
quest'altro, lui o rispondeva subito o stava a pensare e quando aveva trovato
la soluzione la spiegava. Era stato sempre portato per la matematica".
2. La spiritualità
Non
possiamo parlare della spiritualità del Servo di Dio se non partendo dall’idea
che egli aveva di Dio. Di Lui, il 4 gennaio 1930, a pochi mesi della sua
conversione, scrive: “Che Dio sia bontà perfetta è la cosa più immediata che si
presenta allo spirito e alla mente dell'uomo. Infatti, è cosa immediata che Dio
sia perfettamente felice, ma la perfetta felicità è anche perfetta carità, cioè
bontà”. Se Dio
è bontà, tutta la vita, la sua e quella degli uomini, deve essere segno della
bontà divina. Il Lombardi continua: “Tutto il male sta nella superbia. L'uomo
che cammina nella luce, cioè nelle vie del Signore, ha ed avrà la luce”. La
bontà di Dio, quindi, può e deve essere accolta con animo umile. Bontà e umiltà
furono le caratteristiche dell’animo del Servo di Dio, da tutti riconosciute e
apprezzate. Basta scorrere la corrispondenza per notarlo con limpida evidenza.
Scrittore di Dio
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frequentava le biblioteche |
Nelle pagine precedenti abbiamo notato che il
Lombardi sentiva di avere la vocazione di essere scrittore, anzi che niente si confaceva alle sue presenti
condizioni di spirito, tranne lo scrivere.
E’
illuminante il pensiero che scrisse il filosofo e amico Vito Giuseppe Galati
nella commemorazione del Servo di Dio il 9 maggio 1954:
“Conversando
nel mio studio a Roma, quasi per giustificare la sua fatica filosofica, (il
Lombardi mi disse): ‘Ciò che faccio negli
studi è per un dovere cristiano; mi pare che verrei meno alla stessa fede non
facendolo’. Ed io lo compresi allora, ma solo in parte. Lo comprendo
interamente ora che leggo nel suo diario, alla data del 13 novembre ’37 questa
notazione: ‘Comincia la definizione dello
scritto su Hegel. Metto questo scritto sotto la protezione della Madonna e di
san Giuseppe”.
La
testimonianza di Vito Giuseppe Galati coglie il cuore dell’animo apostolico del
Servo di Dio. Il suo scrivere è un dovere cristiano, la cui impellenza nasce
dalla fede. Egli vuole glorificare Dio e, servendosi della speculazione
filosofica, vuole aiutare i fratelli a ritrovare la gioia e la ricchezza della
fede. Non farlo, per lui, era un venire meno alla fede. E quello che fa,
conscio della importanza del suo impegno, lo pone sotto la protezione della
Madonna e di san Giuseppe. Commenta Raffaele Gentile: “La potenza del genio è
affrontata dall’umiltà del catecumeno”. In continuità con quanto detto sopra, possiamo
fare analoghe riflessioni scorrendo il Volume inedito Da Platone a Stalin, scritto dal Servo di Dio negli ultimi anni
della sua vita. Esso è una riflessione serena e lucida sui sistemi sociali
preminenti della metà del 20º secolo. Il Lombardi riflette dapprima
sull’origine della società e sulle risposte del materialismo marxista (cap.1);
poi passa in rassegna le ineguaglianze sociali verificatesi nella storia dal
feudalesimo al capitalismo (cap. 2); quindi analizza il capitalismo odierno e la
società del futuro (cap.3); infine disserta sul valore dell'economia comunista
(cap.4). Nella introduzione e nella conclusione ci sono degli elementi
spirituali molto interessanti per conoscere la profondità del sentimento di
fede del Servo di Dio. Scrive nell’introduzione:
“Questo
libro non fu scritto dinanzi agli uomini, ma a Dio. Perciò esso non appartiene
agli odii di singoli o di partiti, né agli errori o alterazioni
dell'intelletto, ma soltanto alla verità e all'amore. Possa questo libro
contribuire a illuminare gli uomini, ciò ch’è proprio della verità; perché
vogliano efficacemente la giustizia, ciò che è proprio dell'amore”.
L’espressione
“questo libro non
fu scritto dinanzi agli uomini, ma a Dio” è una chiara indicazione che esso è
stato frutto di una riflessione pregata. Le idee scritte tendono alla
affermazione della verità e dell'amore, superando ogni partigianeria
partitistica. Il suo augurio è che gli uomini “vogliano efficacemente la
giustizia, ciò che è proprio dell'amore”. Si nota subito da questa breve nota
l'animo apostolico e la tensione etica del Servo di Dio. Questi stessi
sentimenti sono espressi anche nella conclusione
del volume, in cui egli sogna la purificazione dei sistemi capitalista e
marxista, possibile solo attraverso “i beni immensi che ci sono stati largiti”,
ossia “la carità e la fiducia in Dio”.
“Non
certo dalla vittoria dell'una o dell'altra (Stati Uniti e Russia) sorgerà la
nuova giustizia sociale. Essa non verrà neppure dai piani economici, se questi
dovranno servire ad accrescere la potenza degli uni e la miseria degli altri.
Essa non verrà dai patti di offesa o di difesa, di guerra o di pace, se per
difesa e per pace si intende il consolidamento di una condizione di sopruso per
gli uni e di oppressione degli altri. Essa non verrà dall'unione dei
proprietari, secondo la frase famosa: proletari di tutto il mondo unitevi […].
Se la nuova giustizia dovrà sorgere nel mondo, essa sorgerà quando la più
grande proletaria, la Russia, rinata alle aure di libertà, porgerà il conforto
della sua grand’anima alle nazioni sorelle; quando le grandi nazioni
dell'oriente avranno lor voce nel mondo; quando nell'Inghilterra e nella libera
America vi saranno abbastanza spiriti generosi da cooperare alla redenzione dei
popoli; quando la redenzione sociale sarà fondata davvero sulla parola del
divino Redentore”.
Sembra
di sentire in queste frasi in anticipo la futura enciclica “Populorum progressio” di Paolo VI, del
26 marzo 1967, che denunciava la necessità del superamento dei blocchi contrapposti
del comunismo e del capitalismo e invitava a costruire una società fondata sul
rispetto della dignità dell'uomo, secondo la parola del divino Redentore.
Sit
nomen Domini benedictum
|
sofferente |
Fare
sempre la volontà di Dio, soprattutto nei momenti difficili della vita, è la
condizione essenziale di ogni autentica spiritualità. Varie sono le espressioni
scritte dal Servo di Dio nelle sue agende circa la decisione, dettata dalla
fede e dall'amore, di dire il suo sì
a Dio in qualunque momento o circostanza il Signore lo chiamasse. C'è uno
scritto, senza data, forse riferibile all'ultimo periodo della vita, in cui il
Servo di Dio rinnova la sua professione di obbedienza al Signore. Egli scrive:
“Io protesto, o mio Dio, di voler
essere sempre sottomesso alla tua dipendenza. (Dubbio da sottoporre al Padre). Leggendo
le parole di Giobbe: ‘Sicut Domino
placuit, ita factum est: sit nomen Domini benedictum’, ho avuto il pensiero
che forse il Signore vuole da me che io viva sotto questo gioco, che mi rende
inutile, lo sopporti in pace e benedica Dio in questa tribolazione, fino a
quando non piaccia a lui di liberarmi. Io sono pronto ad accettare questo
spasimo, che non è piccolo. Mi pare che saprei anche accettarlo con allegrezza.
Ma questa allegrezza, o sopportazione, o pace, sarebbe secondo Dio o secondo la
natura corrotta che ci troverebbe un accomodamento, e in che grado? Può essere
che questa tribolazione mi sia stata data da Dio per raggiungere con essa il
mio fine. Se tutte le cose sono mezzi, perché l'uomo conseguisca il suo fine,
dunque ogni mezzo può servire, nei disegni di Dio, al fine dell'uomo; non è
dunque impossibile che questa mia tribolazione, che è anche mezzo, sia voluta o
permessa da Dio, perché io conseguisca con essa il mio fine, non forse perché la
superi, ma perché la sopporti. In questo pensiero mi pare di sentirmi
tranquillo, soprattutto più forte, e anche più tenero verso Gesù”
Accettare
la tribolazione con allegrezza, considerarla mezzo, secondo il disegno di Dio, per raggiungere il suo fine,
soprattutto la considerazione finale del suo sentirsi più tenero verso Gesù, accettando
e sopportando la sua tribolazione, sono tutte espressioni che indicano il
raggiungimento di un alto livello nella via della perfezione da parte del Servo
di Dio. Il riportare l'espressione latina di Giobbe indica la familiarità del
Lombardi con la Parola di Dio. Il suo sentirsi “più tenero verso Gesù”, questo
richiamo alla tenerezza, indica come la sua relazione con Gesù raggiungeva
anche la sfera affettiva: il filosofo diventa amante. La sua formazione
interiore è insieme biblica e ascetica. Forse c’è anche qualcosa che attiene
alla sfera mistica. Comunque, sembra
rispecchiarsi la spiritualità del suo padre spirituale, il servo di Dio padre
Francesco Caruso.
Cerca il volto della verità
Le
pagine del “Preambolo a La filosofia di
Benedetto Croce”, riportate, per la loro bellezza, dal Volume “Antonio
Lombardi tra santità e cultura – Atti del convegno” sono un
canto alla verità, di cui Lombardi si sentiva umile servitore. Richiamare alcuni
squarci di questo brano per illustrare meglio i caratteri della spiritualità
del Servo di Dio è oltremodo interessante, soprattutto perché egli dice
chiaramente che l’infinito valore della verità s’identifica con Dio. Servire la
verità è, quindi, servire Dio. Pur criticando i limiti della filosofia di
Benedetto Croce, il suo atteggiamento è estremamente umile e riconosce il bene
e il vero detto da chiunque senza preconcetti. Del Croce riconosce, anche se
non si sofferma, il “valore d’una dottrina che nuova luce e fermezza
d’indirizzo ha portato nella scienza storica e che, nell’estetica e nella
logica, sviluppò principi così fecondi, come quello della natura estetica
dell’espressione, e della sintesi, nel concetto, dell’universale e del
particolare”. Ma riconosce anche gli errori teoretici del Croce, quelli che
egli critica nella sua opera, considerati “gli antichi errori della mente umana”.
Il Lombardi si prefigge di “cercare il volto della verità” in mezzo agli
errori. Potrebbe sembrare contraddittoria questa espressione, ma, in verità, in
questo paradosso sta la nobiltà, la
purezza e l’onestà intellettuale del Lombardi. Egli sa bene che la verità ha
mille volti e bisogna avere un cuore e una mente puri per poterla cogliere,
amare e servire. “Chi fa la verità viene alla luce” (Gv. 2,21) ha detto Gesù. Fare la verità, questo il compito che il
Servo di Dio si prefigge, non solo nell’opera speculativa, ma anche nella vita:
è il suo stile e il suo obbiettivo. Questa affermazione diventa chiara dopo
aver letto il brano annunciato, che ora riportiamo in sintesi:
“Io
so bene che la verità ha per noi mille volti, perché nessuno ne può appieno
conoscere l’infinito valore, che è Dio. Perciò il travaglio intorno alla verità
non ha fine […] I suoi volti, abbiam detto, son mille; essa non ha scuole, ma
prende da tutte le scuole, da tutte le concezioni e immagini di vita […] La
verità non teme i sofismi della mente, né i sofismi del cuore. E quando altri
la deride, non lei deride, ma l'immagine finta che di lei si fece. E
quando va lungi da lei, è lei che ricerca. […] La verità è vita e chi amò le
sparse bellezze del creato, quasi i rottami d'un naufragio sul vasto mare
dell'essere, non aveva che da stendere il suo amore e il
suo sguardo per ritrovarla unita. Noi presentiamo all'età stanca e all'età
ribelle un'opera meditata di pensiero […] ma apriamo la mente ai liberi campi
dell'amore. Non costruiamo un sistema, ma strappiamo le nere bende dell'errore
e del pessimismo, per conquistare il libero slancio della vita. […] La verità
logica, nata dal travaglio della mente o dalla sapienza dell'umiltà,… potrà
illuminare il nostro cammino. L'amore della verità, vale a dire l'amore della
vita infinita, è così proprio dell'uomo che questi null'altro cerca nei suoi
sconfinati desideri, nelle sue speculazioni. […] L'intelletto non è estraneo
alla vita, ma è la perla sua più
preziosa, e, in Dio, è la vita stessa. Possa questo libro contribuire a dare il
senso forte e ampio e profondo della vita. La verità è ancora e sempre
necessaria all'uomo. […] I frammenti sparsi della vita si raccolgono nella
verità che li comprende insieme e li trascende, mentre staccati dal tronco, non
sono che secchi rami e foglie ingiallite. […] Il valore della verità è
nell'amore che supera e armonizza le diverse e opposte verità degli uomini”.
La
verità trova in Dio il suo infinito valore, la verità è vita, la verità è
logica, la verità è amore, la verità è necessaria all’uomo, l’amore della
verità è proprio dell’uomo, la verità unifica “i frammenti sparsi della vita” e
“li trascende”, la verità salva: questi concetti, posti nel preambolo del
Volume La filosofia di Benedetto Croce sono
chiaramente una professione di fede del
nostro Servo di Dio, che lo ispira e lo guida in tutto il suo travaglio
intellettivo e interiore. Ma in questo brano ancora emerge il suo spirito
apostolico e il suo animo positivo, carico di speranza; la sua speculazione è
per gli altri e l’obiettivo è la conquista del libero slancio della vita:
“Noi
presentiamo all'età stanca e all'età ribelle un'opera meditata di pensiero […]
strappiamo le nere bende dell'errore e del pessimismo, per conquistare il
libero slancio della vita”. L’ultima espressione è un inno alla pace: “Il valore della verità
è nell'amore che supera e armonizza le diverse e opposte verità degli uomini”.
Compassionevole, umile, ama i
disprezzi
|
dicembre 1949 |
Un
altro aspetto della spiritualità del Servo di Dio lo cogliamo da un suo foglietto
senza data, riportato nel volume degli Atti del convegno dal
titolo “Regno di G. Cristo”. Partendo dall’esempio di Gesù e di Maria, il
Lombardi fa una riflessione che trasforma in proposito. Pensiamo che questa
fosse la dinamica ordinaria della sua vita spirituale: imitare Cristo, imitare
Maria, mettendosi alla loro scuola. Nel brano c’è un richiamo all’ascesi “Vinto
l’amor carnale, cioè alle comodità del corpo”, con chiaro riferimento
autobiografico alla sua conversione, e un richiamo alla sua vocazione di “lavorare
senza tregua (per quanto è possibile) senza riguardo o timore della sanità del
corpo”. Egli vuole lavorare alacremente e con gioia, senza avere “tempo o ozio
per rammaricarsi della povertà” e fuori di “ogni tristezza”. Quindi aggiunge:
“Dio, invece di stabilire la
condanna, stabilisce la redenzione. Questo è il primo esempio per noi, per la
nostra condotta verso coloro che offendono Dio, e che offendono noi, ch’è lo
stesso: volere con Dio la loro redenzione.
E considerare che ciò che per Dio fu pura misericordia, per noi è obbligo come
ci insegna la parabola del fattore… il Pater
noster… ecc. Il Signore ci vuole dunque non giusti, cioè giudici, ma
compassionevoli. Egli non ama che noi siamo altieri e giudichiamo, ma che siamo
compassionevoli e umili. Questo viene
confermato nell'annunciazione a Maria, cioè nella scelta a sua madre e
corredentrice che Dio fa di Maria in riguardo della sua umiltà… Dio scende a
visitare l'uomo e il suo umanizzarsi è per conquistare il cuore dell'uomo.
Frutto (proposito): Guardando a
Gesù e a Maria, Gesù che s’immiserì nell'incarnazione, Maria che s’umiliò
nell'annunciazione, non accettare, per quanto è da me, nessun onore e cercare
d'essere contento nei disprezzi. V'è ancora un grado più alto: quello di amare
i disprezzi, e circa questo grado, chiedo a Dio la forza di desiderarlo e la forza
di amare i disprezzi, se Dio vuole.
Dio mio, se tu vuoi che io cerchi i disprezzi, io li cercherò”.
Anche sotto questo aspetto è chiara la relazione tra
il Lombardi e il suo direttore spirituale, il Servo di Dio Padre Francesco
Caruso. Questi più volte nei suoi scritti e nei suoi propositi richiama il
valore ascetico del disprezzo di sé, come forma di umiltà pratica e vera. Anche
il Lombardi più volte nei suoi diari fa riferimento al disprezzo di sé, come
stile di vita evangelico, in conformità alla chenosi di Gesù, che “umiliò se
stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil.2,8).
Così il discepolo di Gesù deve dire di sé: Sono “servo inutile” (cfr. Lc.17,10), sapendo che “il Signore trasformerà
il corpo della nostra umiliazione, rendendolo conforme al corpo della sua
gloria” (Fil.3,21). Così scrive nell’agenda il 12 gennaio 1937: “Ricordare che
l'anima più umile e più disprezzata è quella che entrerà più addentro nel Cuore
di Gesù. Spogliarsi d’ogni vanità nel trattare con altri, camminare, ecc.”.
Verso di me hai
volto il tuo sguardo, o Signore
|
1919 studente a Roma |
L’agenda (1935-1937) è, tra le dieci agende che ci
restano del Servo di Dio, quella più ricca di propositi di ordine
ascetico-spirituale. Nel delineare i tratti della spiritualità di Antonio
Lombardi, non possiamo esimerci di dare almeno un sommario sguardo a questa
agenda, in cui tutti i pensieri sono
datati. L’agenda inizia con un pensiero del santo Curato d’Ars, in cui si
richiama la misericordia di Dio.
2 novembre 1935 (ore11 e mezza):
“I nostri peccati sono come un grano di sabbia di fronte alla grande montagna
della misericordia di Dio” (S. Curato d’Ars).
Cosa sia stata la misericordia di Dio per il
Lombardi lo si può notare nella sua bellissima preghiera autobiografica, dal
titolo “Contemplando la dolcezza divina”, che riportiamo per
intero:
Parlerò
al mio Signore e non tacerò.
Dirò
all'orecchio del mio Dio:
“O
Padre, che sei nell’eccelso,
quanto
grande è la tua dolcezza!
Tu
la nascondi
a
coloro che non ti temono;
la
riveli
a
coloro che ti servono
con
tutto il cuore:
i
tuoi amati.
Ineffabile
dolcezza
della
tua contemplazione!
La
elargisci per amore!
In
ciò massimamente
mi
hai dimostrato
la
dolcezza della carità:
io
non ero e Tu mi hai fatto;
io
erravo lungi da te,
e
Tu mi hai ricondotto a servirti,
mi
hai insegnato ad amarti.
O
perpetua fonte di nuove aurore,
che
cosa posso dirti?
Come
potrò dimenticarmi di te?
Quando
stavo per distruggermi e perire
verso
di me hai volto il tuo sguardo!”
A servizio di Dio
|
1932, già convertito alla fede |
Nell’Agenda segue una riflessione sull’Azione
Cattolica, di cui il Servo di Dio sarà presidente diocesano, sezione uomini,
nel 1941-1944. La riflessione è datata 14
settembre 1936. Dopo aver ricordato che “l'Azione Cattolica è
stata definita dal Papa come una vocazione”, tra le altre cose dice: “Chi
appartiene all'Azione cattolica deve mirare a fini di Dio, anzi la sua
vocazione è quella di servire questi fini; così pare che egli non possa
iscriversi a partiti politici per servire a questi, come fine, ma per servire
in questi a Dio; sicché egli s’iscriverà ai partiti e li considererà
semplicemente come mezzi di servire a Dio”.
Questo pensiero era l’anima del suo impegno politico nel nascente Partito Popolare
della Democrazia Cristiana, di cui a Catanzaro l’anima spirituale era il
sacerdote Don Francesco Caporale, che raccoglieva i giovani cattolici impegnati
in politica nella canonica della parrocchia di san Rocco. Qui il giovane
Lombardi formò la sua coscienza politica, dal cui cuore nasceranno gli
articoli, carichi di grande umanità e saggezza, editi nel primo giornale
politico cattolico della Calabria: L’Idea
Cristiana, di cui è stato uno dei fondatori, assieme al dottore Raffaele
Gentile, suo discepolo. Nella presente Relazione abbiamo riportato questi articoli.
Esaminandosi sulla sua vita, dal 29 ottobre 1934 fino
a tutto giugno e più del 1935, il Lombardi dice di sé: “Non ho avuto
grandemente a lagnarmi di me”. Cui segue: “Mettersi al lavoro. E che il Signore
mi faccia vincere ogni debolezza!”. Ricorre spessissimo negli scritti del
Lombardi questo richiamo di preghiera al Signore. La sua vita era scandita da
queste invocazioni. Seguono alcuni appunti sulla sua giornata e sul suo
comportamento:
19
dic. 1935 Catanzaro, Meditazione - Heghel: circa due ore. Bel tempo – Non
uscito. Comportamento: des(idero) magg(iore) raccoglimento. Let(tura)
sp(irituale); poco studio - non uscito – comp(ortamento) leggero.
6 febbraio
1936: Ordine e costanza. Qui non diligit,
manet in morte.
Ama il dolore
Nell’Agenda il Lombardi scrive:
22. febbraio (1936) – Problema
del dolore:
1. Nell’Uomo-Dio, Cristo, come
creatura e come principio della creatura (principium
creaturae Dei, Apoc.) provò il dolore, essendo egli l’Amore, in quanto
l’amore si prova col dolore (probatun in
tribulationibus e simili, vedi Apoc. e altrove). E’ possibile che il dolore
non distrugga l’amore, ma ne prova la pienezza; così il dolore non è che il
trionfo e la gloria dell’amore. Così il dolore è reso amabile dall’amore;
poiché l’amore ama il dolore (Gesù quando
abbraccia la croce). 2. Negli uomini buoni deve
dirsi similmente, poiché così sono simili a Cristo, e sono un corpo con
lui. 3. Negli uomini cattivi e nei
bruti…
Le suddette riflessioni sul dolore sono le
convinzioni religiose, vitali, più profonde del Lombardi. Da queste espressioni
si nota il cristocentrismo presente in lui: il Cristo è visto nel suo mistero
pasquale, come Colui che abbraccia la croce; Egli, principio della creatura, è
l’Amore autentico, che prova l’amore nel dolore e che coinvolge gli uomini
buoni ad essere in Lui un corpo solo.
L’accettazione libera del dolore con Cristo (in obbedienza al Padre)
manifesta il vero amore e, (in questa logica pasquale) il dolore è reso amabile dall’amore.
Ama l’ordine, la
povertà, l’umiltà, la mortificazione
Continua a scrivere nell’Agenda:
10 marzo (1936): “Ego sitienti dabo da fonte aquam vitae”
(Apoc. XXI, 6).
14 settembre 1936: Da oggi fare un metodo
di vita più ordinato. Molto si può fare con l’ordine e la costanza; e così
spero in questo non breve tempo che resta fino alla fine dell’anno (sono 117 giorni!) di portare a buon termine
il mio lavoro, e certo di finire il capitolo contro Hegel e fare anche molto di
più. Forse potrebbero bastare per questo lavoro tre ore al giorno, e cioè dalle
9 alle 12.
Anche per non affaticare troppo lo spirito
in questi studi che mi sono duri di vedute troppo aridi; e avere così il modo,
specie nelle ore libere del pomeriggio, non solo di riposare lo spirito, ma
anche di rinfrancarlo e alimentarlo con studi e letture, di cui io sono rimasto
troppo digiuno, e che, per avere un interesse o più direttamente spirituale o
più rispondente alle tendenze e ai bisogni spirituali del nostro tempo, abbiano
perciò un’utilità più immediata.
1
dicembre 1936: inizio della novena all’Immacolata Concezione. Fatto il proposito particolare di osservare, per
quanto è possibile, esattamente l'orario senza alcun indugio d'esame.
4 dicembre 1936: Il medesimo
proposito come mortificazione. Lumi particolari: Una migliore comprensione e
una certa inclinazione all'amore della povertà, umiltà e di mortificazione […] Essere
più osservante su tutto ciò, allo scopo di vincere la mia natura, o forse il
mio abito alla negligenza e pigrizia.
In queste righe dell’Agenda notiamo più elementi: la
citazione latina della frase dell’Apocalisse (assieme alle altre precedenti),
che è indice dell’importanza della Sacra Scrittura nella spiritualità del Servo
di Dio; il richiamo alla necessità dell’ordine e della programmazione; il
bisogno di riposare lo spirito facendo studi e letture meno duri e aridi dei
soliti impegnativi studi speculativi filosofici, segno di equilibrio e di
moderazione; il bisogno interiore (chiamato lume) di essere più comprensivo
(con gli altri) e di amare la povertà, l’umiltà e la mortificazione; inoltre il
riconoscimento della tendenza della sua natura verso la negligenza e la
pigrizia.
Questo modo
ascetico di impostare la vita interiore è tipico della guida saggia del suo
padre spirituale, Padre Francesco Caruso, più volte ricordato, anch’egli attento ad ogni risvolto della vita
spirituale e all’uso metodico dell’esame di coscienza. Il Caruso era convinto
che non è possibile una autentica santità, una vita mistica e contemplativa, una
sicura intimità con Cristo, senza una esigente ascetica.
Ama il Cuore di Gesù
e di Maria
|
1949 |
Riportiamo ora, senza commentare, tutta una serie di
riflessioni e di propositi dell’Agenda del 1935-1937, che sono una esplicitazione
di quanto testé detto. Qualcosa di particolarmente importante lo evidenziamo in corsivo. Notare quante volte viene
richiamato il Cuore di Gesù e i pensieri di Santa Margherita Alacoque: la
devozione al Cuore di Gesù è fondamentale nella spiritualità del Lombardi.
Raggiunge l’apice nel proposito dell’11 gennaio 1937 quando si offre vittima
al Cuore di Gesù.
4
dicembre 1936 - Piccole vittorie: Mangiato la parte iniziata, come era
stata presentata; cercato di migliorarmi nelle mie imperfezioni.
Cadute: Consigliato
non del tutto spassionatamente; trattato con impazienza operai; risentimento
d'amor proprio per le mie imperfezioni.
Note sulla giornata: dopo
la Comunione sforzatomi e riuscitomi in parte di considerare gli altri come
migliori di me. Al qual fine mi sono aiutato con il ricordo dei sentimenti
ch’ebbi durante la mia convalescenza della malattia del 27, sentimenti di
dolcezza per il prossimo che mi pareva mirabile per la sua bontà. Cercare di
continuare in questa via. Il che del resto è facile se noi consideriamo quello
che in generale vediamo di bene. Giacché, dell'interno degli animi o di quello
che non pare ben fatto, noi non siamo giudici. Non ho osservato il riposo dopo
il pranzo. Trattenutomi poco in chiesa nelle uscite pomeridiane.
5
dicembre 1936 - Proposito: Parlare
nelle occasioni in famiglia e con conoscenti del Sacro Cuore. Lumi: il cuore di
Gesù fonte di tutti i beni. Dopo la comunione sforzatomi di considerare la
bontà del prossimo, al fine di vedere me imperfetto e gli altri perfetti.
Vedere gli altri perfetti e amare questa perfezione deve essere grande
felicità. Non osservato l'orario: in parte scusato, in parte credo di no.
6
dicembre 1936 - Proposito: Avvicinare
i poveri più abietti e quelli la cui vicinanza ci umilia maggiormente agli
occhi del mondo: stravaganti, pazzi, ecc; poiché con la pazienza e la carità
che si esercita verso di questi, il Sacro Cuore ci vuole affidare il dono della
perfezione. Bisogna tuttavia guardarsi che questo avvicinamento agli abbietti
ci faccia disprezzare quelli che non sono tali. Poiché il proprio fine di
questo avvicinamento deve essere quello di diventare a nostra volta abbietti,
poiché l’abbiezione si comunica. Cioè il fine non deve essere quello di essere
generosi e magnanimi con gli abbietti, ma di essere abbietto con gli abbietti.
Il qual esercizio è necessario, poiché siamo noi veramente abbiezione per i nostri peccati e per il nostro nulla,
ma non ce ne ricordiamo. Il contatto dell’abbiezione, della miseria che
apparisce negli abbietti, ci deve far conoscere quell'abbiezione che in noi non
apparisce, ma è quella povertà (materiale) che se anche in noi non è, può
sempre essere. Conoscendo così la nostra abbiezione, e che se anche non
apparisce in noi, non apparisce per la misericordia e la volontà di Dio, noi ci
dobbiamo facilmente sentire abbietti, e dobbiamo trattare gli abbietti come
veri nostri fratelli in abbiezione, e sperare insieme con essi la misericordia
di Dio. Facendoci così partecipi della loro abiezione, possiamo facilmente
usare con essi pazienza, poiché comprendiamo che le loro miserie sono o possono
essere anche le nostre; e usiamo carità come con noi stessi. […].
7 dicembre 1936 - Proposito : Evitare, con la grazia di Dio, i peccati veniali.
Proposito particolare: Non cercare di piacere a
nessuno, e a nessuna, o cercando di fare bella mostra di me, o con la parola, o
anche con l'umiltà stessa; ma il pensiero di non piacere a nessuno, e di piacere solo a Dio. Fare degli atti
continui, che tuttavia non siano d'orgoglio, poiché bisogna sempre avere
presente la propria abbiezione; né siano contro la carità del prossimo. La
carità del prossimo, però, deve essere rettamente intesa, poiché non è per es.
carità quella di perdere tempo in cose inutili per renderci altrui senza
necessità, piacevoli, o senza utilità del prossimo. Segnare per questa settimana
le cadute intorno a questo proponimento. Soprattutto cercare di non piacere a se stesso.
8
dicembre 1936 - Immacolata Concezione. Poco bene in salute, perciò non sono
andato in chiesa. Ogni piccola malattia è
una buona piccola grazia, e come tale ho voluto accettarla nel giorno
dell'Immacolata. Proposito di esporre
il Sacro Cuore, come ho fatto. Non basta esporlo, ma soprattutto onorarlo,
sebbene sia già un certo onorarlo, l’esporlo in luogo centrale.
9
dicembre 1936 - Proposito: Mortificare
il gusto, prendendo al mattino i biscotti in orzo senza zucchero. Questo come
inizio, aspettando che il Sacro Cuore mi dia maggiore forza e lumi. Certo per essere presso il Sacro Cuore, bisogna rinunziare a certe bagattelle,
come un po' di zucchero, un piccolo diletto dell'udito e simili; e si può
preferire tali cose al Cuore di Gesù? Da oggi comincio a segnare quel che è
detto a 7 dicembre.
10
dicembre - Proposito: Partecipare il
più sovente a funzioni in onore del Sacro Cuore e dire ogni giorno 10 giaculatorie, cinque al mattino e cinque il
pomeriggio (Dolce cuore del mio Gesù, fa ch'io Ti ami sempre più).
12 dicembre 1936 - Proposito: Non commettere alcun peccato veniale volontario.
14 dicembre - Proposito: Contro le dissipazioni dello
spirito (non intrattenermi in pensieri inutili, occupazione inutili,
discussioni).
7° anniversario della morte di
Teresa! A questo anniversario più non vive la madre, ma è anzi probabile, gode
in cielo. O Gesù, in te solo ormai
confido. Dammi tu forza, e per
amarti.
15 dicembre - Proposito: Vivere nel presente in Dio,
contro ogni dissipazione dello spirito. Non occuparsi che delle cose dello
spirito e in quanto all'altro di ciò che è necessario, e per quanto è
necessario. Fare semplicemente senza nessuna preoccupazione ciò che deve farsi
o si è stabilito di fare. Notare le
cadute intorno al cercare la propria soddisfazione sia nei propri pensieri
o parole o azioni. Non voler piacere di essere né a sé, né agli altri, e solo a Dio. Il notare le cadute va
specificato meglio contro le leggerezze. Infatti io devo correggermi di questo mio difetto,
forse anche naturale di leggerezza, e acquistare l'abito della serietà, come si
conviene a chi voglia essere veramente cristiano, e anche alla mia età. Sforzarmi
dunque di essere semplice, affabile, ma
non leggero, anzi duro contro ogni leggerezza. Segnare le cadute in questo
difetto delle leggerezze, a cominciare da domani 16 dicembre.
16 dicembre - Proposito: Evitare ogni dissipazione; +
17 dicembre - Proposito: Idem; + + mattina
18 dicembre - Proposito: Idem. Non piacere …
19 dicembre - Proposito: Silenzio in tutto quello che
può essere di nostra lode e scusa, di biasimo o accusa degli altri (S.
Margherita Al.).
20 dicembre - Proposito: Fare tutto con la medesima
tranquillità, come se non aveste a fare che quell'azione sola, che avete
allora alle mani; e fatele tutte come se cadauna fosse l'ultima della vostra
vita (S. Margherita
Al.).
21 dicembre - Proposito: Siate sempre disposti a far
tutto e a soffrire tutto senza dolersi mai, né credere che vi si faccia torto
(S. Margherita Al.).
22 dicembre - Proposito: Ricorrete sempre all'amore della nostra
abbiezione, reputandovi felici qualora il nostro Salvatore ve ne somministrerà
le occasioni (S. Margherita Al.).
23 dicembre - Proposito: In quel che farete non cercate d'esser lodati;
dite fra voi: questo non mi si deve. All'incontro quando sarete dispregiati
dite: ecco appunto quello che mi conviene (S. Margherita Al.).
24 dicembre - Proposito: Mortificazione del gusto.
25 dicembre: S. Andrea d’Avellino
si obbligò di contrariar sempre i propri appetiti. Proposito: contrariare in più cose i miei appetiti; almeno in
questo: andare a letto alle 9 e tre quarti.
1 gennaio 1937 - Proposito: Soffrire in pace, se non con gioia,
tutte le contrarietà del giorno.
2 gennaio - Proposito: Dire in ogni contrarietà ciò è bene. Infatti ogni contrarietà è bene in se stessa, in quanto
è giusta riguardo a noi che la meritiamo, ed è bene perché serve a fin di bene.
4 gennaio - Proposito: Nelle contrarietà pensare alle amarezze del Sacro Cuore.
5 gennaio - Proposito: Fare tutto come per obbedienza a Dio (a nessuna delle
cose che noi facciamo, dobbiamo dare importanza per sé stessa, perché nessuna
cosa nostra ha importanza, e solo importa
fare la volontà di Dio).
6 gennaio - Proposito: Ricordare che questo tempo è un mare procelloso e che il
naviglio sicuro è il Cuore di Gesù.
7 gennaio - Proposito: In ogni contraddizione dire Gesù, fammi superare questa.
8 gennaio - Proposito: Fare tutto senza impazienza in onore del Sacro Cuore.
9 gennaio - Proposito: Star contento del pensiero del bene che ci vuole e ci fa
il Cuore di Gesù. Servire Domino in
laetitia.
10 gennaio - Proposito: Fiducia nel S. Cuore, senza riflessioni di inquietudini
e di diffidenza sull'avvenire.
11 gennaio - Proposito: Essere pronto a tutti i propri doveri (pronto ad
accogliere, a trattare benevolmente, a ubbidire e servire gli altri, a lasciare
le proprie occupazioni, ecc.) e offrirsi in tal modo qual vittima al Cuore
di Gesù.
12 gennaio - Proposito: Ricordare che l'anima più umile e più disprezzata è
quella che entrerà più addentro nel Cuore di Gesù. Spogliarsi d’ogni vanità nel
trattare con altri.
13 gennaio - Proposito: Sbandire (mettere al
bando) le
riflessioni dell'amor proprio e le varie fantasie, in onore del Cuore di Gesù.
14 gennaio - Proposito: Non rifuggire le persone di soggezione o fastidiose, in
onore del S. Cuore.
15 gennaio - Proposito: Vivere senza sollecitudine di alcuna cosa, in onore del
S. Cuore.
16 gennaio - Proposito: Non turbarsi pei propri difetti, ma semplicemente
riprendere la via, in onore del S. Cuore.
17 gennaio - Proposito: Avere un cuore umile, in onore del S. Cuore.
18
gennaio - Proposito: Sbandire
dalla mente ogni pensiero di sollecitudine, facendo quel che bisogna fare e quando
bisogna, e pensando che bisogna pensare
e quando bisogna, in onore del Cuore di Gesù e di Maria.
Noi ci
troviamo spesso con qualche cattiva disposizione spirituale, e può essere anche
dovuta alle volte a una cattiva disposizione corporale: malumore, scontentezza,
pigrizia, sollecitudine, pensieri inutili, ecc. Tra tutte queste cattive
disposizioni la voce del Signore ci dice che dobbiamo sbandire quel malumore,
quei pensieri, per quanto è in noi. Noi non dobbiamo indurire il cuore a una
tal voce, altrimenti ci abituiamo ad essere i servi dei nostri umori e ci indeboliamo sempre più fino a perdere la
volontà e la pace.
19
gennaio - Proposito: Ancorché
noi non sappiamo, nei fini particolari, quale sia la volontà di Dio in riguardo
a noi, noi sappiamo tuttavia la sua volontà in generale, e in mancanza della
conoscenza di quella particolare, dobbiamo cercare questa generale: come non offendere in alcun modo Dio, mantenere
la propria tranquillità, aver carità, ecc.
Tuttavia abbi a obbligo di ricercare la sua
volontà particolare, poiché anche il ricercare la volontà di Dio s’appartiene a
quella sua volontà generale che noi sempre conosciamo. Mentre facciamo e
cerchiamo questa volontà particolare, non dobbiamo preoccuparci di altro che
della sua volontà generale.
Proposito:
Sbandire
ogni malumore, in onore dei Cuori di Gesù e di Maria.
20
gennaio - Proposito: Troncar
via ogni pensiero inutile, ogni riflessione di amor proprio, in onore della SS.
Trinità.
21
gennaio - Proposito: Non
fermiamoci a cercare il male negli altri, e il bene in noi, ma con
naturalezza e ilarità.
22
gennaio - Proposito: Silenzio
in ciò che è di nostro piacere, e in ciò che è di nostro scontento, in onore
del S. Cuore.
23
gennaio - Proposito: Sbandire
ogni pensiero superfluo, perché è un vuoto e una distanza tra l'anima e Dio. In
onore delle Cuore amabilissimo di Gesù.
24
gennaio - Proposito: Aderire
alla volontà del Signore, con l'essere pronto a fare ogni cosa secondo il
dovere, in onore di Maria Santissima.
25
gennaio - Proposito: Non
scusarsi, ma umiliarsi nelle colpe o difetti, in onore del Cuore di Gesù, e in
espiazione da offrire all’Eterno Padre.
27
gennaio - Proposito: Non
mantenere alcuna freddezza col prossimo, affinché il Cuore di Gesù non sia
freddo con noi.
28 gennaio
- Proposito: Supplisci,
o Sacro Cuore di Gesù, alla aridità della mia anima.
30
gennaio - Proposito: Non
cercare alcune stima, in onore del S. Cuore.
1
febbraio - Proposito: Dimenticarsi di se stessi, in onore
delle Cuore di Gesù, dimenticarsi di sé stesso, cioè non rilevare alcuna
ingiuria, fatica, contrarietà.
2
febbraio - Proposito: Non avere alcuna sollecitudine nel
riconoscimento della propria nullità, e che per noi non possiamo niente. Cominciare l'orario di studio alle ore
11 e mezza.
3
febbraio - Proposito: Accettare tutte le croci che l'amore del
Sacro Cuore ci manda, o per altri o per noi stessi.
4
febbraio - Proposito: Vincere le suggestioni dell'amor proprio
che, sebbene con isforzo, ci sentiamo capaci di vincere. In onore dei Cuori di
Gesù e di Maria.
5
febbraio - Proposito: Non turbarsi dei propri difetti poiché
essi servono, secondo il disegno di Dio, a farci amare la nostra abbiezione.
6
febbraio - Proposito: Esser cieco sugli altrui difetti, per
amore dei dolori del Sacro Cuore.
8
febbraio - Proposito: In
ciascuna cosa non attendere ad alcun fine di plauso o di riuscita, ma all'umile
servizio di Dio.
9
febbraio - Proposito:
Fare
ogni cosa con pace.
11
febbraio - Proposito: Accettare
volentieri ogni confessione, specie se viene dai familiari, in onore del Sacro
Cuore.
12
febbraio - Proposito:
Osservanza
esatta dell'orario, in onore del Cuore di Maria.
13
febbraio - Proposito:
Sostenere
ogni contrarietà con dolce pazienza, in onore del S. Cuore.
14
febbraio - Proposito:
Essere
dolce con tutti
15
febbraio - Proposito:
Idem.
Per la rinascita delle Conferenze.
16
febbraio - Proposito: Non
divagarsi a riflettere sulle proprie pene; non puntarle che il meno possibile.
18
febbraio - Proposito:
Pazienza
in ogni contrarietà al proprio umore, in onore del Cuore di Maria.
19
febbraio - Proposito:
Evitare
ogni (discussione), in onore del Cuore di Maria.
20
febbraio - Proposito:
Non
darsi alla tristezza nelle piccole pene. Per la rinascita delle Conferenze.
21
febbraio - Proposito:
Andare
a letto alle 21 e 3 quarti.
22
febbraio - Proposito:
Avere
come favore ogni umiliazione.
23
febbraio - Proposito:
Non
essere attaccato né alla salute, né agli onori. Per amore del S. Cuore.
24
febbraio - Proposito: Essere
semplice in onore del Divin Cuore.
25 febbraio
- Proposito:
Mortificare
lo spirito, dimenticando ogni amor proprio. In onore del Cuore di Maria.
26
febbraio - Proposito:
Qualunque
sia lo stato in cui Dio vi ponga, non vi turbate di nulla (S. Margherita Al.).
27
febbraio - Proposito: Valersi
di tutte le piccole occasioni di mortificazione e umiliazione, in onore del
Sacro Cuore.
28
febbraio - Proposito: Andare
a letto alle 9 e 3 quarti in onore del Sacro Cuore di Maria.
1 marzo
- Proposito: Essere
dolce come Gesù.
2 marzo
- Proposito: Tacere,
quando siete accusato.
3 marzo
- Proposito: Andare
a letto alle 9 e 3 quarti.
4 marzo
- Proposito: Soffrir
tutto con pace.
8 marzo
- Proposito: Esaminare
piuttosto i propri difetti, che gli altrui, in onore del Sacro Cuore. Il
Rosario dinanzi al SS. per l’anima di T(eresa).
9 marzo
- Proposito: Riconoscersi
meritevoli delle contraddizioni. Messa, Comunione, Rosario e misericordia per
Qu.
11
marzo - Proposito: Essere
più fedele a Dio. Messa e comunione per Rosa.
12
marzo - Proposito: Abbassare
il proprio giudizio ogni volta che se ne presenta l’occasione.
13
marzo - Proposito:
Non
parlare di me stesso in onore del Sacro Cuore. Fatto dire una Messa per Teresa.
14
marzo - Proposito: Sbandire
ogni riflessione di amor proprio.
15
marzo - Proposito: Amare
quelli che ci contrariano in onore del S. Cuore.
16
marzo - Proposito: Riparare
nel seno di Dio come un bambino senza pensiero.
17
marzo - Proposito: Andare
a letto non oltre le 9 e un quarto, in onore di San Giuseppe.
18
marzo - Proposito: Idem.
Messa e Comunione in onore di san Giuseppe,
per il bene della Chiesa.
28
marzo - Proposito: Non
lamentarmi di nulla.
29
marzo - Proposito: Farsi
violenza nelle ingratitudini.
30
marzo - Proposito: Andare
a letto alle 9 e tre quarti.
31
marzo - Proposito: Detta
Messa per Qu.
In omnibus operibus tuis este velox (Eccl.
31,27).
Ne dederis in tristitia cor tuum, sed
repelle eam a te (Eccl. 38,21).
Tibiae et psalterium suavem facirent
melodiam, et inpar utraque lingua suavis (Eccl. 40,31).
Sine consilia nihil facias, et post factum
non paenitebis.
Pratica delle beatitudini
[…] Se alcuno vive senza nulla possedere
in proprietà, deve considerare i vantaggi grandi di questa condizione, la
quiete dell'anima che gliene viene, l'onore
di essere in qualche modo somigliante a nostro Signore e deve desiderare di
mantenersi in tale stato. […] Considerare i vantaggi di tutto ciò, anche per
rispetto ai pericoli della ricchezza ecc., a ciò che contro essa ha detto
nostro Signore. Ancora, sentirsi felici in quello stato, e grati verso il
Signore.
Messe in quest’anno: Teresa
1; D. Bettina 1; Annina 1; Rosa 1; In ringraziamento 1; Zio Pasqualino 1.
Contro
l'amor proprio: Scrivere alle dieci, alle quattro,
prima di andare a letto, le sconfitte, le vittorie, numerandole come mi sarà
possibile, riferendomi a questo solo punto: non fermarmi affatto su ciò che mi
riesce sensibile all'amor proprio, per acquistare così l'abito della
indifferenza.
20 giugno: (alle 10) turbato; (alle
4) nessuna tentazione al riguardo, (alla sera) niente.
21 giugno: (alle 10) niente; (alle 4) niente; (alla sera) niente.
22 giugno: (alle 10) niente; (alle 4) turbamenti.
Conclusione
Abbiamo voluto riportare questo lungo squarcio
dell’Agenda del Servo di Dio, che va dal 1 dicembre 1936 alla fine di marzo
1937, quasi come una cronaca di 4 mesi di vita interiore. Esso dimostra quale
fosse la serietà e l’assiduità del suo impegno nella vita dello spirito.
Abbiamo motivo di pensare che questo impegno lo abbia portato con la stessa
intensità fino alla morte. Il nostro rammarico è che le Agende, in cui il
Lombardi annotava questo suo impegno ascetico, non le abbiamo al completo.
Tuttavia in questo squarcio è possibile enucleare i punti forti della sua
spiritualità. Egli voleva conformare il suo cuore e la sua mente a Cristo,
coltivando il suo interiore secondo lo spirito delle beatitudini, per avere “l'onore di essere in qualche modo
somigliante a nostro Signore” (31 marzo 1937). Il
combattimento contro l’amor proprio “Sbandire ogni riflessione di amor proprio”
(14 marzo 1937) era costante e avveniva attraverso l’esame periodico tre volte
al giorno. Al posto dell’amor proprio doveva subentrare l’amore per il Cuore di
Gesù, considerato la realtà più importante della vita. Egli avrebbe voluto
amare e sentire con il Cuore di Gesù. E’ il processo di identificazione con
Cristo, - “Per me vivere è Cristo” (Fil.1,21) -, il culmine della spiritualità cristiana vissuta dal Servo di Dio. L’unione con
Cristo avveniva attraverso un’intensa vita eucaristica, un continuo contatto
con la Parola di Dio e una filiale devozione a Maria, in onore della quale
recitava quotidianamente il rosario e compiva vari propositi (fioretti). “In
onore dei Cuori di Gesù e di Maria”: questa era la motivazione di fondo che
gli dava gioia nell’impegno ascetico e nelle rinunzie volontarie, accettate per
la conquista della perfezione evangelica mediante l’esercizio delle virtù
cristiane della fede, della speranza e della carità verso Dio e verso i
fratelli. L’amore per i fratelli raggiungeva le intime fibre del suo cuore; voleva trattarli, infatti, con la dovuta
dolcezza: “Essere dolce con tutti”
(14 febbraio 1937). Mentre l’amore verso Dio lo voleva vivere come abbandono
filiale: “Riparare nel seno di Dio come un bambino senza pensiero” (16 marzo
1937). Risulta evidente che l’impegno ascetico era finalizzato in primo luogo
al dominio di sé e dell’amor proprio, ma non si chiudeva in se stesso, perché
tendeva alla pienezza dell’amore in Cristo e al trionfo del suo regno (del suo Cuore). A tale scopo egli compiva
i suoi studi e le sue pubblicazioni.
La Parola di Dio era la guida permanente di ogni sua giornata. Sul tavolo di lavoro c'era permanentemente il
Novum J. C. Testamentum (Torino, Marietti, 1931). Sulla coperta di tale libro è scritto: “Sul tavolo di lavoro 8.8.50”. La scritta posta dai famigliari risale solamente a due giorni dalla scomparsa
del Servo di Dio; è una conferma della centralità della Parola di Dio nella spiritualità di Antonio Lombardi. Altri due libri accompagnarono la vita spirituale di Lombardi almeno negli ultimi mesi. Un appunto di Adelaide del 19 ottobre 1950 (due
mesi dopo la morte del fratello) posto sul libro Filotea antoniana
(Milano, Bertarelli, 1901) recita: “Libro che Nino leggeva ogni sera da un certo
tempo, prima di morire, seduto in mezzo al letto dopo spogliato fino ed oltre
le 11. Trovato sul tavolo del suo studio”. Un altro volumetto L’ameno sentiero della
divozione è anch'esso accompagnato da un appunto di Adelaide che riporta gli
stessi argomenti del volume precedente. (Vedere: Adelaide
Lombardi, Appunto, 19 ottobre 1950, in
Carte
Lombardi (Biblioteca diocesana di Catanzaro)
.
Dopo una vita intensa di riflessione e di
impegno, dopo essere stato partecipe alla passione di Cristo, fino all’arsura
finale della sete prima della morte, il Servo di Dio, invocando il cielo,
abbandonato come un fanciullo nelle braccia del Padre, rese lo spirito il 6
agosto 1950. Aveva 51 anni e 8 mesi.
RIEPILOGO
DEI
PRINCIPALI MOMENTI CELEBRATIVI
PUBBLICI DEL SERVO DI DIO DALLA MORTE AD OGGI.
a.
1954, 9 maggio: L'Azione Cattolica
promosse a Catanzaro una commemorazione ufficiale in onore di Antonio Lombardi.
b.
1993, 6 ottobre - 1995, 3 giugno:
Primo Sinodo diocesano del1'Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, indetto
dall'Arcivescovo Mons. Antonio Cantisani. II Sinodo chiese che venisse
divulgata la spiritualità di Antonio Lombardi e altri. Frutto del Sinodo fu la
pubblicazione del Volume Santi tra noi,
pagine 160, 1996.
c. 1996, 27-28
novembre: I1 Centro per la Cultura dell'Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace,
diretto da padre Nicola Criniti, organizzò il Convegno di Studi "Antonio
Lombardi. Tra santità e cultura".
d. 1999, 21
settembre: L'Arcivescovo Cantisani, annunciò 1'apertura della Causa di
beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Antonio Lombardi.
e. 1999, 6
ottobre: Con una solenne celebrazione eucaristica fu aperta la Causa di
canonizzazione e s’insediò il Tribunale ecclesiastico. Nello stesso giorno
Mons. Cantisani inaugurò la biblioteca diocesana intitolandola ad "Antonio
Lombardi".
f. 2001, 23 aprile: Le spoglie mortali del Servo
di Dio furono collocate nella cappella della “Dormitio Virginis” della Cattedrale di Catanzaro.
f. 2011, 20
ottobre: Durante la celebrazione per l'inaugurazione del nuovo anno pastorale,
l'Arcivescovo Metropolita, Mons. Vincenzo Bertolone, ha costituito un nuovo
Tribunale ecclesiastico per la ripresa della Causa di beatificazione e
canonizzazione del Servo di Dio Antonio Lombardi.
Catanzaro,
5 novembre 2012.