Antonio col nipote sulla terrazza di casa |
Lettera inviata da
Antonio Lombardi a Maria Mariotti, di Reggio Calabria, responsabile dei giovani
laureati (FUCI).
Catanzaro,
22 dicembre 1948
Gent.ma Signorina,
Le son proprio grato della sua.
Vedo in lei un'anima eletta, che nobilmente persegue il suo compito, in mezzo a
tante difficoltà. Cercherò di fare del mio meglio per aiutarla nel suo intento,
pur rimanendo al di fuori di ogni organizzazione.
Ho parlato con Don Ajello,
assistente dei laureati, del movimento e di quanto lei mi scrive. Dopo le feste
si cercherà di fare qualcosa sul movimento secondo il suo indirizzo e con
impegno. Le manderò fra qualche giorno le due tracce di recensioni, desiderando
che ne prenda visione anche Don Ajello.
In quanto al convegno di Roma, vorrei
esserci e forse ci sarò, ma non ne sono certo.
Il mio pensiero sui laureati è
sempre quello, cioè il suo, che si debba costituire (dapprima almeno) un
piccolo, ma coraggioso, costante, saldo nucleo di 7 o 8 associati; questo penso
che sia possibile riunire. E penso che il compito principale, se non unico, dei
laureati, sia, in questo momento, quello di ristabilire i valori della cultura,
che sono quelli della verità, del disinteresse, dell'idealità tanto in basso
caduta.
Anche sul campo religioso, la cultura
è in grandissima crisi, giacché il senso della vita immediata, pratica,
passionale sommerge anche le nobili aspirazioni della religione. Io penserei
appunto a qualche opera di cultura, d’importanza sociale, o a un insieme di
opere da iniziare e promuovere, per combattere la nostra battaglia di fede, al
di sopra dei nostri particolari interessi o delle nostre piccole vanità, per
elevare i giovani, per quanto è da noi, su questo piano di disinteressata
superiorità. Inoltre si potrebbe andare, nel contempo, incontro ai reali
bisogni dell'Italia e della Calabria nostra. Potremmo riunire le nostre forze
per formare una rivista calabrese di nascita, ma di interesse più largo, una
rivista che avesse quello che forse manca a quasi tutte le riviste d'Italia, vale
a dire il senso vero e proprio della cultura, dell'universalità, aprendola agli
spiriti più eletti d'Italia, per raccogliere quasi la profonda anima del nostro
secolo, e presentarla ai giovani, perché vi si riconoscano e l'amino.
Oltre alla rivista, bisognerebbe
creare circoli di cultura, altre pubblicazioni, biblioteche, altre forme di
comunione spirituale e culturale. E’ ciò, penso, la cosa che sarebbe
maggiormente utile ai nostri tempi, utile per tutti e per tutti rispetti. È
questione assai difficile, questione soprattutto di volontà e di
organizzazione. Naturalmente noi non potremmo cominciare che dal piccolo, ma
sempre con grande e larga aspirazione.
Colgo l'occasione per fare gli
auguri cordialissimi per il Natale. Mi creda.
Devmo.
Antonio Lombardi
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