Antonio Lombardi nel 1949, quando il cuore faceva le bizze |
1938
1.
Professore
Lanza (da Milano, 27 agosto 1938)
“Egregio avvocato, come le dissi a voce, ho
consegnato il suo lavoro ad un mio collega, professore di filosofia nello
stesso Ateneo Lateranense. Essendo stato fuori di Roma, non ho potuto fargli
pervenire il capitolo ultimo che ella mi ha inviato. Lo farò non appena tornerò
a Roma, e sarà per il 9 o 10 settembre. Gradisca i miei migliori ossequi e mi
creda dev. In C. I. Sac. A. Lanza”.
Nota: il collega è il prof. De Lorenzo.
2.
Professore
Lopes di Orate (da Roma, 29 ottobre 1938)
“Grazie infinite dell'importante libro e
della sua gentile cartolina. Recensirò il libro nella Rivista internazionale di filosofia del diritto, che dà largo posto
anche alle opere di filosofia teoretica. Con i più distinti saluti, abbiatemi
vostro dev.mo F. Lopes”.
3.
Professore
Francesco M. Gaetani (da Roma, Civiltà cattolica 17 ottobre 1938)
“Carissimo amico, con un plico a parte le
rimetto i manoscritti. Il P. Messineo e il sottoscritto hanno ammirato le buone
cose, esposte così bene; e approvano; e si congratulano sinceramente con
l'autore. Per darle una prova sensibile dell'attenta lettura, hanno fatto
qualche breve ed insignificante postilla marginale. Auguri dunque,
cordialissimi, con religiosi ossequi.
Suo servo Fr. Gaetani”.
4.
Giuseppe
Laterza e Figli Casa editrice (da Bari, 16 dicembre 1938)
“Il
libro è scritto in ottima forma. In casa Laterza, che diffonde specialmente le
migliori teorie dell’idealismo moderno, questo suo libro starebbe fuori di
posto”.
1939
5.
Professore
Francesco M. Gaetani (da Roma,
Civiltà cattolica 29 gennaio 1939)
“Carissimo amico,
ho scritto nuovamente al Comm. Lolli, sollecitandolo a far pubblicare
nell'Osservatore Romano il suo articolo. Il ritardo non mi fa meraviglia,
perché non è ancora eccessivo”.
6.
Professore
Francesco M. Gaetani (da Roma,
Civiltà cattolica 15 febbraio 1939)
“Carissimo amico, L’Osservatore Romano mi ha
restituito l'articolo, non perché non meritasse la pubblicazione - che anzi era
già composto, e in prova le spedisco a parte le bozze di stampa - ma perché
l'argomento susciterebbe polemiche con i tomisti e procurerebbe alla direzione
dell'Osservatore Romano le proteste di quelli, ai quali fu rifiutata la
pubblicazione di articoli su tali argomenti. Mi hanno detto che ella scrive
bene e cose buone: quindi, se ha altre cose, o su San Tommaso, o sulla
filosofia moderna, le quali non accendono polemiche nel nostro campo, le mandi
pure. E se vuole una via più breve, può inviare direttamente a Mons. Mario
Bohm, redattore dell'Osservatore Romano.
7.
Professore
C. Ottaviano (da Roma, Civiltà cattolica 19 agosto 1939)
“Grazie del gradito
omaggio e vive felicitazioni. L'opera (Critica
delle metafisiche) sarà recensita in Sophia”.
8.
Professore
F. Lopes di Orate (da Roma, 20 agosto 1939)
“L’amico Tilgher mi
parla molto bene del vostro recentissimo libro Critica delle metafisiche; avendogli io manifestato il desiderio di
recensirlo, mi ha fornito il vostro indirizzo. Volete esser così gentile da
farmi pervenire copia della vostra opera? Io ne darei nota, dunque, in una
delle riviste filosofiche alle quali collaboro (Logos, Sophia, Rivista universitaria di filosofia del diritto)”.
9.
Don
Mario Bohm (da Roma, Redattore di L’Osservatore
romano, 24 agosto 1939)
“Ho ricevuto
(l’articolo) La potestà delle tenebre.
Bello assai e in questo momento viene a proposito; ma il tono lirico-profetico
non si adatta all'Osservatore, tradizionalmente epico. Vedrò di farlo pubblicare altrove. Mi conservi la sua
benevolenza tanto preziosa perché la so nutrita di preghiera”.
10. Don Mario Bohm (da Roma, L’Osservatore
romano, 31 agosto 1939)
“Vi ho mandato
cinque copie dell'Osservatore della
domenica con la vostra lirica. Ora il Conte mi consegna la vostra lettera
di ieri con un articolo da lui ritenuto inadatto per il nostro giornale; e
questo è pure il mio parere”.
11. Frate Masseo Marchese (da Reggio
Calabria, 6 settembre 1939)
“Con entusiasmo e
amore ho letto il bel volume. Possa ai travolti portare quel senso di soavità e
di pace, cui voi, con serrata sagacia, con serena umanità mirate di gran cuore.
Mi compiaccio ringraziandovi”.
12. Professore Carmelo Ottaviano (da Roma,
Civiltà cattolica 8 settembre 1939)
“Carissimo
Professore, ho letto con grande ammirazione la vostra nota sull'opuscolo del
Tilgher: sono pienamente d'accordo con voi nella condanna recisa di questi
erronei filosofemi, responsabili di tutte le catastrofi della cosiddetta
“civiltà moderna”. Dite molto bene voi che gli errori dell'intelletto sono non
piccola cagione, se non forse una delle principali, della presente crisi
sociale. Pubblicherò detta nota in Sophia,
con una mia postilla che rincarerà la dose. Vi mando a questo proposito, in
plico separato, un mio articolo intitolato Antimoderno,
che collima in tutto e per tutto con le vostre idee, cosa della quale sono
molto lieto e lusingato. Nei vostri scritti intravedo, infatti, una maturità
che mi stupisce e che ammiro. Ditemi le vostre impressioni su detto articolo,
al quale ne ho unito un altro L’ora della
chiesa che pur esso comparirà nel III numero di Sophia. Occorre combattere la duplice battaglia di distruggere il
pensiero moderno in tutto quanto esso ha di erroneo (ed è quasi tutto), e di
difendere la causa santa di Dio. Se vorrete essere con me in questo e con il
mio gruppo, ne sono particolarmente felice e vi aprirò la collaborazione alla
mia Rivista e alle mie Collezioni.
Mi chiedete di
pubblicare articoli del momento sociale: mandatemeli; occorre che io li legga
attentamente, data la delicatezza delle questioni. E a questo proposito debbo
confessarvi che, per quanto sia io desideroso di ospitare in Sophia dei collaboratori valenti come
voi, pure la tirannia dello spazio mi impone dei gravi limiti e lunghi ritardi.
Non abbiate quindi fretta. Il fatto è che non è possibile indurre gli studiosi
ad abbonarsi (L. 30 annue!), e la mancanza dei mezzi rende gli editori
assolutamente tiranni con lo spazio. Ditemi qualche cosa dei vostri studi e di
altre vostre eventuali pubblicazioni. Se volete scrivere sopra la mia “Critica
dell’idealismo”, mandate pure a me, specie se si tratta di critiche: infatti io
ho raccolte molte critiche private di amici, che pubblicherò tutte insieme in
uno dei prossimi numeri di Sophia;
aggiungerò anche la vostra. E ditemi liberissimamente tutto quanto crederete di
dover dire”.
13. Professore C. Ottaviano (da Roma, Sophia, 17 settembre 1939)
“Carissimo
Professore, come vi ringrazierò della vostra ultima e delle vostre così cortesi
parole? Io ne sono del tutto, e senza dubbio alcuno, immeritevole: le
attribuisco quindi al vostro buon cuore e al vostro così sincero e commovente
spirito religioso. Sono sicuro che non
alle mie modeste forze, ma alle vostre doti così eccezionali di spirito e di
mente e del cuore sia stato riservato dalla Provvidenza un compito salutare per
la nostra cultura e per la nostra patria. Speriamo che così sia e lavoriamo
tutti insieme all'attuazione di un migliore avvenire. I tempi sono davvero
propizi. Sono contento che Sophia vi
sia piaciuta. Vi prego caldamente di dirmi quali sono i difetti che riscontrate
in essa, perché mi sia possibile correggerli. Godo molto dei vostri studi e di
quanto mi dite della carriera vostra passata. Leggerò il vostro bel libro con
grande attenzione. Pubblicherò la vostra nota su Tilgher con grande piacere nel
prossimo numero. Scrivetemi spesso perché le vostre lettere mi sono di grande
conforto e assistetemi con le vostre preghiere, come io faccio indegnamente per
voi”.
14. Senatore Benedetto Croce (da Napoli, 27
settembre 1939)
“Con molti
ringraziamenti”.
15. Professore M. Sciacca (da Napoli, 30 settembre
1939)
“Vengo a
ringraziarvi del dono gentile e gradito del vostro volume Critica delle metafisiche, che leggerò volentieri e con interesse”.
16. Igino Giordani (da Città del Vaticano,
12 ottobre 1939)
“Le sono vivamente
grato dell'omaggio del suo volume e delle cortesi espressioni con cui ha voluto
accompagnarlo. Lei affronta un soggetto che fa tremar le vene e i polsi. Io
sono men che dilettante in filosofia: tuttavia mi centellinerò, come posso, il
suo scritto. Congratulazioni sincere per il disinteresse che ella dimostra,
affrontando un tema non davvero popolare; e poiché Ella vuol costruire una
coscienza del soprannaturale, non le so dire quanto mi compiaccia del suo scopo
e del suo sforzo. Parlerò, come posso, del libro su Fides”.
17. Professore Carmelo Ottaviano (da Cagliari,
16 novembre 1939)
“Carissimo
Professore Lombardi, oggi ho finito di leggere il vostro bellissimo volume: mi
compiaccio di tutto cuore con voi. Vi ho trovato acutezza di visione, rigore di
metodo, precisione di notizie. Sono proprio ammirato. E mi è venuta un'idea:
perché non pensate con il tempo a fare una storia
critica del panteismo? Non so poi dirgli quanto le nostre idee filosofiche
e le nostre direttive coincidano. Considero voi come un vero araldo e alfiere
della nostra Causa. Spero che saremo sempre uniti sino alla vittoria”.
18. Professore E. Troilo (da Padova, 17 novembre
1939)
“Grazie per l'invio
del vostro volume Critica delle metafisiche.
Gli argomenti trattati, le posizioni criticate e la vostra posizione che ne
risulta, sono del più alto interesse. I punti di vista e le conclusioni possono
divergere; l'importante è la sincerità dell'indagine, la passione di portare
luce sui problemi massimi, dai quali siamo, come filosofi e come uomini,
assillati”.
19. Padre Ceresi dei Minimi(da Montalto, 29
novembre 1939)
“Ti ringrazio di
cuore per il ricordo e per il dono. Appena possibile lo leggerò. So di trovarvi
cose interessanti. Più interessante però è sempre la sua giovinezza illuminata
da tanta fede, che il Signore conservi a lungo”.
20. Professore Francesco M. Gaetani (da Roma,
Civiltà cattolica, 13 dicembre 1939)
“Mons. Bohm vi vuol
bene e gradisce la vostra collaborazione, ma l'indole del giornale richiede che
gli articoli siano meno speculativi e più agili, che abbiano per oggetto
argomenti di attualità, o problemi storico-filosofici, i quali al presente sono
agitati nel mondo scientifico; così pure quegli argomenti di filosofia
scientifica, sulla costituzione della materia ecc., che possono più vivamente
interessare i lettori. Per il compenso, egli accennò a L. 50 per articolo.
Quindi, mettetevi in corrispondenza con Mons. Bohm. e cercate di corrispondere
ai suoi desideri. Il Signore ha dato i talenti, gli uomini vi tracciano la via
per praticarli, cercate di mettervi su questa via, anche se non vi sembra la
più comoda e la più diritta. Perché potrete sempre fare del bene”.
21. Corrado Alvaro (da Roma, 24 dicembre
1939)
“Caro Nino, grazie
del tuo affettuoso ricordo. Ricambio con i migliori auguri”.
1940
22. Amedeo (da Roma, capodanno 1940)
“Un lavoro
urgentissimo mi ha impedito di risponderti. Probabilmente la tua santità non ti
avrà fatto pensare male del mio silenzio”.
23. Don Mario Bohm (da Roma, L’Osservatore
Romano, 3 gennaio 1940)
“Vi ringrazio molto
per la vostra ultima lettera, che mi ha pure tanto edificato. Teniamo, però, in
sospeso l'articolo, il quale sarebbe molto interessante e adatto, ma per il
momento è inopportuno sul nostro giornale, perché potremmo essere accusati di
turbare l’azione pacificatrice della
Santa Sede. I due articoli sul Leopardi, invece, sono già composti da molto
tempo, ma attendono lo spazio per uscire. Abbia pazienza, che ci voglia sempre
bene. Quanto al suo libro preghi il P. Gaetani di farne la recensione che ben
volentieri pubblicheremo”.
24. On. Avv. Alessandro Turco (da Catanzaro,
26 gennaio 1940)
“Il grandioso
sforzo del tuo acutissimo ingegno, ispirato e spronato da una fede pugnace ed
imperterrita e sorretto da una formidabile cultura, sbalordisce anche coloro
che, come me, mancano della tecnica scientifica necessaria a seguirti nello
inesorabile processo critico delle varie metafisiche. Tento, a varie riprese, e
nei momenti più lucidi, di assimilare la vorticosa corrente del tuo pensiero:
ne sento la elementare bellezza, l'infaticabile ardore, l'irresistibile
possanza; ma presto l’eccessiva tensione mi stanca, e debbo confessare a me
stesso che un arduo magistero di preparazione mi sarebbe necessario a seguirti.
Comunque, un grandioso beneficio me ne resta: l'impressione viva della
possibilità razionale della fede, nella quale intelletto e sentimento,
definitivamente placati, concordano oramai a presidiare lo sviluppo della
coscienza spirituale dell'uomo. Ti ringrazio, ti ammiro, ti esorto a proseguire
nella propaganda di luce”.
25. Prof. Antonino Anile (da Roma, 15
febbraio 1940)
“Carissimo amico
(Nicola), sono lieto di rivolgermi a te per esprimerti quanto sia stato
profondo il mio compiacimento nel riconoscere nel tuo figliolo Antonio un
rigore di intelligenza non comune e, cosa ancora più rara, una nobiltà di
sentire Un libro simile pochi in Italia
sarebbero stati capaci di farlo. Puoi bene essere orgoglioso di lui”.
26. Professore Carmelo Ottaviano (da Roma,
10 marzo 1940)
“Carissimo Lombardi,
grazie di cuore della recensione sul “Campanella”. Non ho ancora avuto tempo
per leggere la tua nota sulla mia Gnosi metafisica”.
27. Don Luigi Costanzo (da Roma, 23 marzo
1940)
“Carissimo Nino,
ricambio con animo fraterno i tuoi auguri pasquali “non in fermento veteri, neque in fermento malitiae et nequitiae, sed in
azimi sinceritatis et veritatis”. Stamani ho parlato di te con P. Gallina
che già ti apprezza molto (e io ne godo). Egli desidera il tuo scritto su Gli errori filosofici moderni per la sua piccola enciclopedia Penso con infinita tristezza a questa Pasqua
di Peppino Di Maggio. Ma il Signore è vicino a lui. Non mi dimenticare nelle
tue sante preghiere. Tuo Luigino”.
28. Suor Chiara (da Roma, sull’esilio di
Fra Giuseppe di Maggio, 13 aprile 1940)
“Per avere subito e
precise notizie bisogna che lei scriva alla madre Serafina Ancona, via Emma 41,
Partinico. Il padre ha scritto una lunga bellissima lettera a suo fratello
Vincenzo. Siamo addolorate, ma non afflitte come prima; certamente è brutto
sapere che il padre si trova in un'isola, ma è sempre meglio del carcere dove
non poteva scrivere; ringraziamo il Signore che possiamo avere sue notizie”.
29. Professore Foberti (da Rosarno, 4 maggio
1940)
“Mio carissimo
Nicolino[1],
a Roma conobbi il comune amico sac. prof. Luigi Costanzo, presso il quale vidi
il libro di filosofia di un tuo figliolo: scorsi l'indice e assai ti sarò grato
se mi farai mandare una copia di quel lavoro, che ricambierò con il mio in
corso di compilazione, sempre sul grande Gioacchino da Fiore”.
30. Professore Foberti (da Rosarno, 17 maggio
1940)
“Carissimo amico, vi
sono assai obbligato pel dono gentile della vostra interessante pubblicazione; mi
riservo a tempo migliore di ammirarla a pieno; ma intanto, da quanto ho potuto
raccogliere attraverso la fugace lettura, mi è concesso fin d'ora dirvi
fortunato perché voi già possedete dall'inizio una luce che vi auguro la più
luminosa e che io potei conquistare solo in questa sera della mia esistenza
terrena: mi riferisco alla verità cristiana. In essa è la salvezza e i mali
multiformi della vita associata derivano dal fatto che ancora non ha la dovuta
risonanza, l'imperativo categorico deposto da Gesù sul Golgota: noi siamo
pagani nell'anima perché dopo quasi 2000 anni di esercizio della parola divina
l'istituzionalismo ecclesiastico non seppe penetrare nel fondo delle coscienze
ed avvincerle al nuovo lievito. La vostra battaglia merita plauso più largo di
quelli del Giordani e del Tilgher. Conoscete Ottaviano? Egli pubblica la
rivista Sophia, nella quale una
benevola recensione del vostro libro potrebbe procurare ad esso vasta
pubblicità. Sto scrivendo l'ultimo
capitolo del mio nuovo libro sui problemi gioacchiniti: io tendo ad una
completa riabilitazione storica del nostro grande Gioacchino da Fiore, di cui
oggi si occupa tutto il mondo degli studiosi. Un esempio della più cocciuta
incomprensione è dato dal Grandmann che con l'autorità del suo nome copre le
più balorde storture del pensiero del nostro grande mistico”.
31. Suor Chiara (da Roma, sull’esilio di
Fra Giuseppe di Maggio, 3 giugno 1940)
“ (Dalla lettera di
Fra Giuseppe) Ho ricevuto le due lettere di Nino Lombardi e Vincenzo, che
ringrazio di cuore. Nino potrà venirmi a trovare presto e anche Vincenzo.
Coraggio figliola, deve venire l'ora nostra, l'ora mia, l'ora di Dio e credo
che sia prossima. Stai tranquilla per me; qualunque possa essere la mia
situazione, è certo che sarà disposta da Dio per il mio bene, per il bene
dell'opera e il trionfo della religione”.
32. Seminarista Paolo Ajello (da Catanzaro,
Pio X, 13 giugno 1940) –
Nei documenti della Commissione storica è allegata
fotocopia della lettera.
“Egregio Dottore,
mi permetto il lusso della presente. Le scrivo in un momento di indisposizione
fisica e psicologica, che supero attraverso il profumo di nobili ricordi cari.
Ritorna al mio spirito, come un motivo di caldi palpiti, il pensiero d'un
incontro desiato e realizzato. Ci si è incontrati in un momento della vita:
momento che mi ha schiuso una profonda spiritualità, radicata nella luce del Vero,
nello splendore di certezze acquisite. Da questo momento trarrò impulso ed
entusiasmo al bello, al nobile. A questo momento strapperò l'anelito verso i
richiami di realtà supreme. Avevo bisogno dell'incontro: esso ha diviso in due fasi la mia esistenza: la
seconda fase sarà tutto uno sviluppo di idee-vita, che fluiscono dall'incontro.
Già, prima di abboccarmi con Lei, La conoscevo nel suo libro e nei suoi
articoli, usciti sull'Osservatore Romano. Nel libro e negli articoli ho letto
la sua anima, ho visto occhi di lottatore, ho sentito battere un cuore di
leone. Ho gustato ogni parola, quantunque, talvolta, ho dovuto rileggere il
pensiero per comprenderlo; non perché fosse oscuro od involuto, bensì perché
era espressione forte di un Vero alto e sublime. Ho spulciato alcuni capitoli
in fretta perché ho dovuto restituire il libro al bibliotecario. Non mi azzardo
a valutare il volume: me ne mancherebbe la capacità; però le dico che era
necessario uscisse alla luce un tale libro. Le approvazioni del resto, non
mancate, di persone competenti sono la migliore riprova della reale necessità.
Sempre che si stampa un libro di notevole entità, sento uno speciale godimento,
penso che lo spirito trova sempre nuove manifestazioni e nuove fioriture: mi
riferisco a quei libri che non sono un lusso, un fogliame di pensiero, bensì
vita che si traduce in forme luminose, in idee-palpiti, in concezioni superbe
che fanno capo al supremo vestire del Vero: Dio. Tali doti contraddistinguono
marcatamente la sua opera conferendole un'aureola di sublimità, cui pochi
giungono. Con ciò non intendo mettere a prova la sua modestia, né bruciare
chicchi d’incenso, che esulerebbe dalla lealtà dei miei sentimenti: si pone in
rilievo un’oggettiva realtà. Attendo vivamente che lei mandi alla luce altri
scritti; la sua missione è questa, di agire con la penna e discoprire bellezze
occulte, veri invisibili, viole che germinano nel pudore del nascondimento. La
sua attività è forte stimolo per me. Forse, nei miei rispetti, lei costituirà
il tronco robusto, io il ramoscello. Non dico che la cosa stia così: forse sarà
così. L'orgoglio sano è consapevolezza delle proprie incombenze. Non proseguo
oltre. Le chiedo scusa delle mie chiacchiere giovanili. Promettendole un
costante ricordo nelle mie preghiere quotidiane, passa avere il piacere di
ossequiarla con deferente stima. Mi creda umi.mo servo. Ajello Paolo”.
33. Professore V. La Via (da Urbino, 29 luglio
1940)
“Ho ricevuto il
vostro libro sulla Critica delle
metafisiche. Dal primo sguardo che ho potuto dare al libro, credo che
saremo d'accordo sullo scopo di difendere la filosofia cristiana, ma non sul
metodo, giacché per me si tratta di superare l'opposizione di realismo e idealismo e non tanto di
confutare il pensiero moderno, e poi non di fare una critica di concetti, bensì
di ritrovare il fondamento unico della filosofia sia antica che moderna”.
34. Professore Foberti (da Rosarno, 2 agosto
1940)
“ Per il concorso
bandito dalla Stampa di Torino,
sarei di avviso che prendiate parte, pur
essendo convinto che i Minos hanno sempre in
pectore il vincitore. Un giudizio favorevole contenuto nella relazione, che
certo sarà pubblicato, mette sempre in evidenza l'autore, ed io sono sicuro che
i Minos diranno del vostro lavoro il bene che merita, anche dando la preferenza
al predestinato”.
35. Prof. Antonino Anile (da Roma, 6 agosto
1940)
“Il 1 dicembre
dovrò recarmi in Assisi e svolgere una conferenza sul tema: I negatori di Dio nella storia del pensiero.
L'argomento è più adatto per voi che per me, ma spero di cavarmela il meno male
possibile”.
36. Prof. G. Renzi (da Lucca, 17 agosto 1940)
“Ho ricevuto il suo
libro che ho percorso con interesse. Certo alle sue conclusioni non mi
sembrerebbe si possa aderire, ma la critica dei sistemi (e questo è il più
importante) è sempre acuta e spessissimo giusta. Credo che mi avverrò di
ricordare il suo libro in qualche mio articolo, benché ora il campo del
passibile pubblicismo, con la caduta di molte riviste, si restringa sempre più.
Sarei molto contento se ella rendesse pubbliche le osservazioni che mi dice di
aver fatto sulla mia Autobiografia”.
37. Seminarista Paolo Ajello (da Catanzaro,
Pio X, 27 agosto 1940)
Nei documenti della Commissione storica è
allegata fotocopia della lettera.
“Egregio Dottore
Lombardi, mi perdoni se con questa mia vengo a sottrarle quel tempo tanto a Lei
prezioso. Conservo con intimo piacere la sua corrispondenza epistolare, perché
in essa vedo e gusto la personalità di un uomo che si sublima nel pensiero e
nel palpito luminoso di eletta intelligenza. Ogni volta che ripenso alla
intellettualità cattolica ho sussulti di gioia, il cuore diviene più celere nei
suoi battiti, lo spirito riceve come una
gran massa d'ossigeno che ricrea e solleva. E non mi perito di porre Lei nel novero
superbo di coloro che difendono a viso
aperto la posizione cattolica: posizione di verità che il senso storico delle
cose e degli uomini confermano e collaudano mirabilmente; posizione di amore,
da cui fluisce gemebondo di vita lo spirito di solidarietà universale che
unisce e annulla le barriere ideologiche. Questa posizione, ricca di motivi di
bellezza e verità, lei tiene e difende. A questa posizione tendono le mie
ansie. Nelle mie future fatiche apostoliche lei mi sarà leva e molla potenti; ma, per ora, non intendo prevenire gli
eventi. Presentemente attendo alla preparazione degli esami, sospesi nel giugno
scorso. Ultimati gli esami, prenderò gli ordini sacri, o minori o maggiori. Io
piglierò, volendo Iddio, la prima sacra tonsura e i primi due ordini minori:
ostiariato e lettorato. Sono i primi
scalini, piccoli si, ma che porteranno ai grandi. Sono consapevole fortemente
che nella sfera dello spirito ogni vetta raggiunta distrugge un limite. Lo
sconfinato raggiungibile nel settore
della perfezione e formazione intima mi tiene, del resto, in un durevole
sentimento del mio nulla; sentimento che non si inserisce nella sfiducia di me
stesso, ma acquisisce potenzialità di vita nel silenzio, nel nascondimento e
nella visione dei valori soprannaturali. Affinché io attui i desideri di Cristo
ho bisogno particolare delle sue preghiere, preghiere di un borghese, di un
avvocato, di uno scrittore, che più degli altri conosce il vuoto della vita,
che va colmato dalla luce e dal caldo di un santo e dotto sacerdote. Aspetto
con impazienza le sue pubblicazioni. Nel caso che abbia qualche copia
disponibile della Critica delle
metafisiche la desidererei. Fiducioso nella generosità delle sue preghiere,
ho il piacere e l’onore di confermarmi, di Lei aff.mo e dev.mo Seminarista
Ajello Paolo”.
38. Professore Foberti (da Rosarno, 15 ottobre
1940)
“ Convengo che
l'Osservatore è interprete della corrente intransigente e che ancora su
Gioacchino si hanno ingiustificate prevenzioni; ma a voi non mancherà tatto e
modo di farmi accettare: e a tale uopo ritengo che la lettura dei due capitoli
potrà offrirmi uno spunto lusinghiero. Come credo che si presterebbe egualmente
lo spunto della mia polemica con l'Ottaviano, che sostiene una tesi errata nel
campo teologico. Ed anche in questo caso a voi non manca modo di scrivere così
da non far cosa sgradita all’O., che è pure vostro amico e che conviene
tenerselo da canto”.
39. Aldo e Maria (da Ponte Chiasso, 8 novembre
1940)
“Carissimo compare,
abbiamo letto con viva soddisfazione l'articolo del giornale che ultimamente mi
avete inviato. Chi vi comprende e vi stima, che ha avuto occasione di conoscere
e apprezzare la vostra grande cultura e più ancora il vostro grande cuore,
gioisce con voi delle vostre vittorie e vi auspica sempre nuove maggiori
successi”.
37. Professore Foberti (da Rosarno, 10 novembre
1940)
“ Mi interessa
molto leggere il vostro giudizio su quanto io scrissi: nei precedenti capitoli
sono stati da me riprodotti i passi in cui Gioacchino professa apertamente che
le persone divine sono consubstantiales, con
che é provato che la sua fede era in tutto conforme in anticipo alla
definizione del Concilio del 1215, che usa la stessa parola per esprimere
l'unità vera e propria, non collettiva o similitudinaria, (di Cristo)”.
38. Professore C. Ottaviano (da Cagliari,
27 novembre 1940)
“ Non hanno alcun
valore le formule in cui Gioacchino afferma l'identità delle tre Persone,
poiché si tratta - come egli stesso dice - di pura somiglianza, unità, cioè, e
identità di somiglianza tra tre enti realmente e numericamente distinti”.
39. D. F. Pirrò (da Genova, 29 novembre
1940)
“Ti sono assai
grato del giornale, che mi è pervenuto, e che mi ha dato modo di farmi un
concetto dei tuoi lunghi e maturi studi letterari e teologici, per i quali ti
faccio i miei vivi complimenti. Con l'occasione mi è caro ricordare quanto
tempo della nostra giovinezza trascorremmo insieme. Vi era Annetta e Adelaide,
che era tanto bella, e che tu affettuosamente chiamavi Lallaruzza. Qualche rara
volta vi era anche Vincenzino, che ho visto diverse volte a Roma e che è sempre
tanto affettuoso e buono Ricordo con
gratitudine i benefici ricevuti dalla tua famiglia e le amorevoli attenzioni
della tua buona mamma. Ho perciò voluto sempre bene alla tua famiglia Mimì”.
40. Serafino Grandinetti (da Catanzaro,
2 dicembre 1940)
“Grazie del
giornale. Ho letto con attenzione il tuo articolo e ne ho ammirato, oltre che
il contenuto, la robustezza del pensiero, la forma perfetta, la logica che
attanaglia. È’ uno di quegli articoli che raramente si ha l'occasione di leggere.
Congratulazioni e auguri”.
41. Professore Foberti (da Rosarno, 20 dicembre
1940)
“Sono assai dolente
di farti sapere che le sorti del tuo frate Giuseppe, a cui tanto amorevolmente
ti interessi, per ora non cambiano, a meno che non si trovi altro
patrocinatore”.
42. Chierico Paolo Ajello (da Catanzaro,
Pio X, 24 dicembre 1940)
Nei
documenti della Commissione storica è allegata fotocopia della lettera.
“Stimatissimo
avvocato, godo non poco di aver ricevuto
le sue cartoline speditemi da Roma. Esse mi sono rivelatrici del suo costante
ricordo: esse mi evocano, inoltre, la potenza dello spirito che trascende i
limiti del tempo e varca le distanze dello spazio. Sento il bisogno di
ringraziarla, ma non ne ho la capacità. Però un certo scambio mi si impone:
realizzo la permuta con un mazzo di rose e di fiori spirituali, che si
abbelliscono e si impreziosiscono nel
Sangue del Cristo. Il sangue del divino Martire conferisce grandezza ed
efficacia ai sospiri e alle ansie della creatura: per tale motivo conto sulle
preghiere, non perché fatte da me, bensì perché trasvalorate dal Verbo
Incarnato. Con questi sentimenti e convinzioni di fede pregherò per lei, secondo
le sue intenzioni, nella notte di Natale. Qui, da noi, la si attende. I miei
compagni desiderano sentire la sua parola convinta di pensatore cattolico. Il
Rev.do padre Rettore - uomo di studio - ha piacere che ci regali qualche
conferenza. Proprio oggi, al pomeriggio, il professore Fragola mi annunziava
l'articolo della Stanghetti, che verteva su lei: “L'uomo che passeggia”. Ne
sono contento. La serietà del libro, la modestia dell'autore sono doti rare che
splendono di vivida luce e fanno presa nell'animo dei lettori. A quando le
pubblicazioni su Gentile? Prego anche per i suoi scritti: non potrei fare
altrimenti. In questo istante ricevo il regalo inatteso. Sono confuso su tutta
la linea. Presumerei molto a voler formulare espressioni trite di gratitudine.
Sono impotente. Incido profondamente nel cuore il suo gesto. Ossequiandola con
deferenza, le dico la sincerità dei miei voti augurali per le festività
natalizie. Mi creda aff.mo e dev.mo in Cristo. Chierico Ajello Paolo.
1941
43. Riccardo Lombardi (da Roma, 29 gennaio
1941)
“Le sono veramente molto grato per le buone
parole così incoraggianti verso il mio povero lavoro. Speriamo che il Signore
benedica un'opera intrapresa unicamente per la sua gloria e che si ripromette
di portare un po' di chiarificazione, almeno per menti bene intenzionate.
Quanto al suo articolo, l'ho visto con molto piacere e lo conservo in camera
col proposito di ritrovarlo meglio quando farò la relazione mia su Firenze”.
44. Don Mario Bohm (da Frascati – La
civiltà cattolica, 16 maggio1941)
“Mio carissimo
dottore, sarei lieto di veder chiaro che l'argomento che ho usato contro
l'idealismo (rinfacciandogli una essenziale contraddizione e impossibilità) sia
falso. Ne è proprio persuaso lei? Dunque, a me sembra che quando l'idealista ci
presenta l'idealismo come vero e quando ci dice che fino a Gentile non ci si
era accorti della verità dell'attualismo, egli, volente o nolente, afferma
l'esistenza di una verità (= l'attualismo) che era tale anche quando non c'era
nessuno che la conoscesse. Insomma, se Gentile e i gentiliani di colpo
morissero, resterebbe vero o falso l'attualismo? Evidentemente essi rispondono
che resterebbe vero E dunque ammettono una verità trascendente alla coscienza e
assoluta in sé, anche quando ne manca fra gli uomini la coscienza”.
45. Professore Foberti (da Assisi, Santa
Maria degli Angeli, 2 giugno 1941)
“Da questa rocca
della spiritualità francescana, dopo un magnifico corso di studi cristiani, sul
punto di salire verso Montecatini, mando a te e a tutti i tuoi i più cordiali
ossequi.
46.
Professore
Foberti (da Rosarno, 11 giugno 1941)
“Formulo i migliori
auguri anche per la salute di mamma tua e ti ringrazio del pensiero inviatomi
assieme al carissimo Don Luigi Costanzo”.
47. Suor Chiara (da Palermo, sull’esilio di
Fra Giuseppe di Maggio, 7 luglio 1941)
“Abbiamo ricevuto
il suo obolo; il Signore la ricompenserà Il 7 maggio il padre (fra Giuseppe) è
stato richiamato da Ustica a Palermo per un'inchiesta del distretto militare a
suo favore. L'inchiesta si è aperta il 10 maggio e si è chiusa il 5 c. m. Da
tutto l'insieme delle cose si può arguire che la pratica vada bene, poiché la
maggiore accusatrice, Alba Galletti, si è trovata in perfetta contraddizione
con quelle che l'hanno aiutata a mantenersi nello stato di calunniatrice;
quindi, trovandosi la contraddizione nelle accuse, l'accusa crolla da se stessa
Sempre rassegnate alla volontà del Signore. Anche il padre è ritornato a
Ustica, in attesa dell'esito”.
48. Agostino Gemelli, sacerdote (da Milano,
Università del Sacro Cuore, 5 agosto 1941, XIX)
“Preg.mo Signore, ho avuto il vostro indirizzo
dal Conte Della Torre, al quale l’ho chiesto perché mi sono assai piaciuti gli
articoli che da tempo scrivete nell’Osservatore Romano. Gradirei sapere qualche cosa di voi, dei vostri
studi e di ciò che voi fate. Sono indiscreto? Vorrei chiedervi anche di
collaborare alla nostra rivista di Filosofia Neoscolastica”.
49. Chierico Paolo Aiello (da Carlopoli, 15
agosto 1941)
Nei documenti della Commissione storica è
allegata fotocopia della lettera.
“Stimatissimo
avvocato, è da un pezzo che non Le significo la mia indefettibile deferenza.
Però non è il segno sensibile la realtà delle cose. L'affetto sussiste sempre e
al di là del simbolo espressivo. Da quando ho lasciato il seminario per le
vacanze, non ho più ricevuto suoi articoli: ciò per me è pena. Il professor
Fragola mi aveva spedito il numero dell’Osservatore Romano che conteneva
l'articolo su Croce: ma non mi è pervenuto. Frequentemente prego per Lei e per
i suoi scritti: questi sono gli unici che apportano serio contributo, perché
nutriti di sostanziale sodezza e di carità evangelica: dove fiorisce l'Amore
tutto è un incanto di conquiste.
Mi cibo delle sue
idee: avverto sensibilmente che la mia spiritualità s'allarga in orizzonti
impensati. Non le dispiaccia se Le manifesto una realtà e un desiderio insieme,
cioè che io vado divenendo un suo discepolo ideale. Sappia che la vera forma mentis philosophica me l'ha data
Lei, in tutta la forza e durevolezza dei principi.
Nei seminari
cosiddetti filosofici non si fa nulla, perché si vuol far tutto: si vuole deliberare
ogni questione: la mente piccina - dopo l'immediato ginnasio - è la meno adatta
alla comprensione dei problemi alti e vitali della filosofia. E questa è
l'accusa. Il rimedio unico -non da tutti usato - è ricominciare dalle
fondamenta e rifare la strada alla luce delle attuali posizioni del pensiero
moderno. Dico ciò per amor di vero e per senso di lealtà. Attendo con legittima
impazienza le sue ulteriori pubblicazioni su Leopardi, Gentile, Croce. Non
intendo essere insinuante. Ma la provvidenza le ha assegnato un tale compito:
missione di luce per le menti. Dicendole tutta la mia sincera devozione, suo umilissimo
e devotissimo in Cristo. Chierico Ajello Paolo.
50. Agostino Gemelli (da Milano, 18 agosto 1941, XIX)
“Preg.mo Signore, vi ringrazio vivamente per
la vostra del 14 corrente, e di aver
accettato il mio invito. Vi ho scritto proprio perché il vostro articolo sull’Osservatore
Romano mi era piaciuto. Non conosco il vostro libro “Critica delle Metafisiche”, che mi interesserebbe di leggere. Sta
bene la proposta del vostro articolo sul Realismo.
Vi ricordo, in forma confidenziale, che il nostro buon Ottaviano è facile ad
inalberarsi, e quindi usate una forma cortese. E’ un difetto del suo carattere,
ed è anche un pregio perché dimostra la passione che egli ha per gli studi. Vi
mando a parte due volumi testé usciti, della nostra collezione. Graditeli come
omaggio”.
51. Presidente dell’Azione Cattolica, Unione
uomini-Roma (da Milano, 18 agosto1941)
“Carissimo, ho
ricevuto la tua in merito al convegno della Verna. Sta bene: ci vediamo lassù.
A suo tempo ti invierò i moduli per il viaggio e le istruzioni”.
1942
52. Prof. Carmelo Ottaviano (da Roma,13
maggio 1942)
“Carissimo, attendo
le tue osservazioni quando avrai letto il mio libro, in merito alla nozione di potenza. Quanto alla priorità dell'essere
sul pensiero: 1. in linea questo precede, essendo il concetto generalissimo, a
cui tutti gli altri seguono, compreso il pensiero; tanto è vero che ci sono
esseri che non hanno pensiero; 2. In linea gnoseologica, se tu dici che
“l'essere non si può concepire senza rapporto al pensiero”, di quale pensiero
si tratta? Del tuo, certo, e sei in idealismo assoluto. In Dio essere e
pensiero sono identici in linea reale, ma non in linea logica, altrimenti i due
concetti si confonderebbero e sarebbero identico-distinti (Heghel). Pensaci”.
53. Sac, Luigi Costanzo (da Nicastro, 3 dicembre
1942)
“Ti ringrazio tanto
del buon ricordo che serbi sempre di me e dell’invito; ma sono, ti confesso,
riluttante ad accettare, perché la scuola mi dà non poco lavoro ed io sono un
po’ disorientato, perché non ho potuto trasportare da Roma i miei libri e senza di essi mi sembra di
essere con le mani mozze. Dovremmo parlare a lungo e intenderci. Io temo di
parlare in pubblico, perché tu sai quali sono le direttive del mio pensiero
cristiano Fa, tu che sei più libero, una
scappata a Nicastro. Il mio Vescovo, che ti valuta assai, vuole conoscerti.
Egli ha letto sempre con ammirazione i tuoi articoli e ti vuole conoscere.
Abbiamo parlato a lungo di te. Se hai una copia del tuo volume, mandaglielo e
ne sarà lietissimo. Mi ha incaricato di salutare anche tuo padre. Io insegno
italiano e religione nella Sez. A di questo R. Liceo Il mio pensiero si volge spesso, con grande
nostalgia, a Roma, ove ho anche ottimi amici ed avevo tante possibilità di
lavoro. Pazienza! Si può fare anche qui un po’ di bene. E ciò solo importa.
Salutami tanto tuo padre. Ti abbraccio caramente e non dimenticarmi nelle tue
sante preghiere. Tuo Luigi”.
54. Igino Giordani (da Roma, 7 dicembre 1942)
“Caro Lombardi,
ringrazio dell'amichevole cristiano ricordo in questa circostanza di dolore.
Con viva amicizia”.
55. Prof. Alfredo Poggi (da Genova, 16 dicembre
1942)
“Carissimo amico,
la ringrazio tanto del suo affettuoso interessamento. Grazie a Dio noi siamo
salvi, ma quanti, quanti dolori attorno a noi.
Sia fatta la volontà di Dio”.
56. Onorevole G. Vito Galati (da Roma, 16 dicembre
1942)
“Carissimo Nino,
grazie della tua affettuosa cartolina. Il tuo giudizio mi riuscirà
particolarmente gradito. Se hai tempo cerca di commentare un testo su San
Tommaso. Lo ha preparato Petruzzellis dell'università di Roma. Sono usciti
cinque volumi. Ti manderò la circolare”.
57. Prof. Antonino Anile (da Nocera, 16 dicembre
1942)
“Caro amico, Quel
mio discorso I negatori di Cristo è
solo mediocre. Ho dovuto tenere conto degli ascoltatori. Voi poi sapete che io
vengo dalle scienze naturali e in filosofia sono un semplice dilettante: se
talora me ne occupo è perché noi calabresi la portiamo nel sangue Il mio nuovo
volume su L'uomo sta per essere
consegnato all'editore”.
58. Prof. Giulio Augusto Levi (da Firenze,
17 dicembre 1942)
“Siamo lontani
nello spazio e un po' anche nel tempo; perché lei è giovane ed io non sono
affatto giovane; ma siamo vicini nel pensiero. Combattiamo per la medesima
causa e nella medesima schiera, contro lo stesso nemico, quell'idealismo che ha
guastato tante teste. Posso dirle che i suoi articoli sono letti con interesse
e con plauso non solo da me, ma dai miei amici filosofi qui di Firenze”.
59. Prof. Carmelo Ottaviano (da Roma, 24 dicembre
1942)
“Carissimo,
ribatterai alle mie critiche, serene quanto le tue [...] Perdi il tuo tempo su
un non-filosofo come Croce”.
1943
60. Preside Luigi de Rosa (forse insegnante
del Lombardi - da Acerra, 2 gennaio 1943)
“Colgo l’occasione
per ringraziarti dei numeri dell’Osservatore Romano, che leggo con tanto
piacere. Ricordami con tutto l’affetto agli antichi scolari di costì li ho sempre nel cuore e nella mente”.
61. Prof. Carmelo Ottaviano (da Roma, 30 gennaio
1943)
“Carissimo, ho
ricevuto la tua del 28 u.s. e i manoscritti. Li trasmetterò alla Casa. In verità
io credevo che si trattasse di roba filosofica: vedo invece che si tratta di
roba mistica e bella. Spero che la Casa, a cui raccomando la cosa
caldissimamente, trovi la pubblicazione inquadrabile nella sua produzione. Ti
sarò preciso su tutti i particolari. La Cedam, se vorrà, potrà fare una
edizione bellissima. Cercherò di ottenere il minor prezzo possibile. Cari
abbracci dal tuo C. Ottaviano”.
62. Prof. F. Foberti (da Rosarno, 23 febbraio
1943)
“Mi compiaccio
della stima che ti viene tributata meritatamente con l’incarico delle
conferenze di cultura religiosa per uomini. Tu sei già maturo per ben più alti
destini”.
63. Don Mario Bohm (da Città del Vaticano –
L’Osservatore Romano, 23 marzo1943)
“Le mando le bozze
dei due articoli che si dovevano ancora pubblicare, per mostrarle la mia buona
volontà. Troverai un prezioso autografo del mio illustre direttore che spiega
l’impossibilità della pubblicazione; ne faccia tesoro per la sua collaborazione
futura”.
“Gli articoli per il giornale devono trarre sempre lo spunto da
attualità, polemiche, pubblicazioni, a meno che
non siano di natura così curiosa
e ricreativa da essere, per il loro contenuto, giornalistici; non mai propri di
riviste o periodici d’erudizione[2]”.
64. Saverio Pugliese (da Catanzaro, 6 maggio1943)
“Grazie dell’affettuosa
sua partecipazione al nostro immenso dolore, che trova il solo conforto nel
fatto che l’adorata mamma mia, che era vissuta come una santa è morta come una
santa”.
65. Dal fratello Vincenzo al Prof. Giuseppe Flore d’Arcais – Padova e a Nino per conoscenza (da Roma, 1 maggio1943).
“Per incarico di
mio fratello, Dott. Antonio (Via S. Angelo – Catanzaro) e per suggerimento del
Prof. Ottaviano, che vi parlerà in proposito, vi accludo assegno circolare del
Credito Italiano N. 265.732 di lire 3.000 (lire tremila) per i manoscritti
mistici, di cui voi siete a conoscenza[3]”.
66. Prof. Carmelo Ottaviano (da Roma, 3 maggio
1943)
“Carissimo, se non
mi mandi il ms., non posso dirti nulla, dato che il prezzo della carta cresce a
vista d'occhio. Certo, per 200 pagine ci vuole un contributo di almeno 3.000-4.000
lire, in tre soluzioni di pagamento a sei mesi l’una dall'altra. Percentuale
all’A. del 25-30%. Migliori condizioni di queste non troverai. Leggerò
volentieri il tuo saggio sull'Esistenzialismo”.
67. Prof. G. Lsmardi (da Pisa, 23 ottobre 1943)
“Carissimo dottore,
ho ricevuto prima la vostra cartolina, poi l'Osservatore Romano con il vostro
articolo. Bellissimo, ricco di pensiero e di poesia. Ho letto con vivissimo
gusto e con commozione. Spero che mi farete leggere altre cose vostre. Lo
stesso farò io appena mi sarà possibile; così ci sentiremo vicini e uniti nel
nostro lavoro spirituale. Vogliatemi sempre bene, ricordatemi come io sempre vi
ricorderò. Vostro aff.mo G. Ismardi”.
68. Prof. F. Foberti (da Rosarno, 1 dicembre
1943)
“Ho ricevuto il tuo
espresso con il ritaglio da La Cronaca di
Calabria, riproducente le tue parole relative al mio libro: ti sono assai
riconoscente pel tuo affettuoso interessamento”.
1944
69. Avv. Vincenzo Lombardi (fratello di Antonio
) (da Roma, 23 aprile 1944)
“Papà, a voce, vi
dirà le nostre cose non belle degli ultimi mesi Avrei voluto partire, per
rivedere specie mamma, ma non è possibile. Potrei venire ma non saprei come
tornare. Flora ha bisogno di me, data la sua non giovanissima età e le
condizioni di Roma: dovrà sgravarsi fra un mese, ma può essere prima. Spero che
le condizioni miglioreranno Mando Nicola e Giovanni Abbiamo sofferto la vera
fame. La situazione nostra familiare non permette che stiano a Catanzaro:
andranno a Mileto. Staranno di più all'aria aperta e si potranno rifare. Poi
penserò a Mimma che ha molto bisogno. Raccomando anche a te e ad Adelaide i due
figli. Bisogna vederli di tanto in tanto, essere informati di loro. Specie
Giovanni, che è un po' inquieto, può fare spropositi: può, per essere più
ragazzo, guastarsi con cattive compagnie. Nicola lo sorveglierà. Voi sorvegliate
tutti. Comprendi che non dovrei allontanarli così i figli, se non per estrema
necessità: per loro e anche un poco per noi. In casa di zia Giovannina c'è quel
nipote di zio Ciccillo, spirito
avventuriero, che non è un compagno consigliabile. Nicola sa, su questo, ben
regolarsi. Vorrei che dormissero a parte in un'altra camera. Raccomanda a zia
la biancheria, che è quella che si è potuto racimolare e non deve perdersi.
Vorrei dirti tante cose. Spero di rivedervi Sono contento anche di papà. Se non
fosse il pensiero di mamma Se vedi Annetta, abbracciala per me”.
70. Don Mario Bohm (da Città del Vaticano –
L’Osservatore Romano, 10 ottobre1944)
“Lei ha ragione: le
sciagure dell'Italia e della guerra continuano, anzi s'aggravano sempre più.
Mentre pareva che alfine albeggiasse, eccoti di nuovo la questione polacca
annerire l'orizzonte. Questione grossa assai. C'è un filo di speranza negli
attuali colloqui degli anglosassoni a Mosca, ma è un filo di ragno. D'altra
parte l'Italia, l'Europa e il mondo non rinsaviscono. Si direbbe che fanno
peggio che mai; perché dovrebbe cessare il castigo? Pensiamo al paradiso. Il
nostro Gonella ci ha lasciato per dirigere Il
Popolo. L'Osservatore mantiene ancora il suo prestigio e la sua diffusione
(relativa, s'intende, alle circostanze), malgrado la concorrenza dei due
valorosi confratelli. Siamo sempre vicini misticamente. Intanto Le mando un
fraterno abbraccio, con l'augurio di ogni bene in Domino”.
1945
71. Prof. Gaspare Pignatelli (da Roma, 31 marzo
1945)
“Sono contento
della tua produzione intellettuale, la quale però non ti esime dal dovere
cristiano di non diventare l'agone politico. È vero che le vie del Signore sono
sempre molte, ma non siamo autorizzati ad attribuire alla sua volontà le
limitazioni che per pigrizia o per altro imponiamo alla nostra azione e al
nostro lavoro. La sua voce invece ci invita alla più grande battaglia del
cristianesimo dalla riforma ai nostri giorni. Tu molto puoi e risponderai a Lui
della tua accidia”.
72. Luigi De Rosa (da Napoli, 3 aprile 1945)
“La ringrazio degli
auguri e glieli ricambio con tutti i voti del cuore per il gran bene che sempre
Le desidero. Sarò tanto felice di leggere il suo nuovo lavoro che prepara. Le
stringo forte la mano con vera stima e amicizia”.
73. Giulio Remedi (da Roma, 3 aprile 1945)
“Lieto di poter leggere ancora la sua
luminosa parola, che attendo con vivo desiderio. Ricambio con l'animo
l'augurio, per il cristiano sempre attuale, di una Pasqua che segni per tutti
il passaggio dall'Egitto della servitù alla terra promessa, della vera libertà
dei figli della luce”.
74. Giulio Augusto Levi (da Firenze, 5
aprile 1945)
“Mi rallegro che ella stia lavorando con
prossima speranza di stampa; e spero che mi dia modo di leggerla. Qui si patisce
di un’incredibile carestia di esiti, per cui noi pensaioli siamo costretti per
ora a tacere. Spero in un prossimo avvenire di poter riprendere, e qualche
cosuccia è già pronta”.
75. Igino Giordani (da Roma, Il Quotidiano,
17 aprile 1945)
“Non sarebbe forse difficile trovare un buon
editore per la stampa del tuo saggio, ma questi per prima cosa ti chiede la
carta. Non ne hanno gli editori; e trovarla è cosa quasi impossibile e a quali
prezzi! Sono spiacente: queste sono le difficoltà che non so se tu hai modo di
sormontarle”.
76. Onorevole Vito Galati (da Roma, 3 maggio
1945)
“Rispondo con qualche ritardo alla tua
lettera perché desideroso di rendermi conto della possibilità di collocare il
tuo libro su Croce. Qui esistono numerose nuove case editrici, della cui capacità
finanziaria e serietà non è facile dare giudizio. Tasterò meglio il terreno e
ti riferirò, ma ritengo che sia preferibile attendere di rimetterci in
relazione di lavoro col Nord dove esistono le migliori case. Da vario tempo ho
scritto anch'io qualcosa su Croce: un lavoruccio di ricordi ed esito ancora ad
affidarlo a case locali. In Calabria mi è impossibile venire prima delle
vacanze, che del resto non sono lontane. Avrei bisogno di riposarmi, assetato
della nostra terra e dei ricordi contadini: gente umile e perciò, in genere,
buona. E credo che anche tu stia meglio tra gli umili. Ci vedremo e parleremo
di tante cose. Di Anile sta per uscire la seconda edizione di questo Questo è l'uomo. Tra i manoscritti del nostro amico c'è un
volumetto di versi, che pubblicherò appena possibile. Cercheremo di ricordarlo
e tu potrai fare tanto. Saluti al tuo papà e a Luigino Costanzo, che attendo a
Roma da vari giorni. Ti ricordo con vivo, fraterno affetto”.
77. Frate Giuseppe Di Maggio (da Partinico,
14 maggio 1945)
“Quando verrai a Roma, porta il manoscritto
di “Memorie di un italiano”[4].
È tanto tempo che non leggo cose tue né in giornali né in altra stampa. Mi hai
detto che mi avresti fatto avere lo scritto di Nicolino, ma finora non ho
ricevuto nulla. Mi dispiace che Nicolino si sia sviato dalle vie della fede e
dell'amore di Cristo. Immagino tua cognata quanto ne soffrirà. Credo che si avvicini l'ora della mia
predicazione per le strade, purtroppo, come ho sempre pensato, in mezzo al
sangue. Oh, come soffro, caro Nino, per questo stato di tenebra che avvolge le
coscienze degli uomini. La carità è assai raffreddata, ed ecco la causa di
tutto: i grandi sconvolgimenti sociali. Hai visto come penosamente finì
Mussolini! Mi ha addolorato questa sua fine. E’ certo che è stato un uomo di
eccezione, di cui si può dire tanto male, ma anche tanto bene. La storia
metterà il suo nome al suo posto. Io dal giorno dell'infausta guerra d'Etiopia,
vidi la rovina del nostro paese, ma tutti lo applaudirono nei trionfi
pericolosi e anche illeciti; nella sventura poi fu troppo tradito dagli intimi
e da tutti abbandonato. Ho avuto un senso di pena per lui. Avrebbe potuto fare
tanto bene, se non avesse perduto la testa nei trionfi. Ora l'avvenire prossimo
d'Italia si profila oscuro e sanguigno; ma usciremo certamente da
quest'orribile disorientamento. Confidiamo in Dio e nel fondo buono di tanti
buoni italiani”.
78. Padre Eugenio Toccafondi (da Roma, 14 maggio
1945)
“La sua cartolina mi fece veramente piacere,
dopo il forzato isolamento dovuto alle tremende sciagure patrie che ci sono
cascate addosso Speriamo, con la
liberazione del Nord, che possa ripigliare presto la vita, anche intellettuale,
a svolgersi con un po’ di normalità. Tanti auguri per la sua attività
scientifica”.
79. Sac. Paolo Ajello (da Tiriolo, 31 luglio
1945)
“Carissimo avvocato, mentre vi scrivo alita
nella mia stanzetta un venticello che viene dai lontani e vicini monti e dai
due golfi di Squillace e di S. Eufemia. La predicazione ha avuto inizio il 27
u.s. I commenti e gli apprezzamenti sono incondizionatamente e immeritatamente
lusinghevoli: ‘È il primo predicatore che viene ascoltato in silenzio e con
attenzione da tutti’. A bella posta mi sono astenuto da questioni politiche: il
che mi ha causato e fruttato una maggiore stima. Vado ottenendo e producendo
negli altri grandi e decisive svolte spirituali battezzate nell'acqua redentiva
di lacrime reali e sincere. Ciò mi umilia: bado infatti alla tattica divina che
si serve di strumenti senza valore. Le benedizioni (ricordate?) di San Rocco
trovano continuità a Tiriolo. Ciò mi spaventa perché mi si accresce il senso ed
il peso delle responsabilità. Mi dimenticavo di dirvi che ho parlato con
l'Arcivescovo e ho ottenuto il permesso per Roma. Sono in crisi, ora, per la
decisione. Ne parlerò con voi. Vi abbraccio. Aff.mo Sac. Paolo Ajello”.
80. Sac. S. J.
G. Castellacci (da Roma, 9 agosto 1945)
“Godo nel sentire che il suo volumetto abbia
trovato con tanta facilità, come io prevedevo, un degno editore. Le faccio fin
d'ora i migliori auguri perché l'operetta abbia la diffusione che merita e
serva di guida per molte intelligenze desiderose di conoscere ‘la verità che
tanto ci sublima’. La saluto cordialmente”.
81. A. Poggi (da Genova, Direttore di IL LAVORO, 11 agosto 1945)
“Carissimo Lombardi, vado rimettendomi delle
tremende scosse ricevute quando sono stato purtroppo ospite delle ‘SS’ in
carcere e in un campo di concentramento. Lavoro molto, ma nel campo
giornalistico; per ora non ho tempo di riprendere gli studi filosofici, che
tuttavia spero di poter ricominciare al più presto. Mi mandi il suo libro su
Croce che mi interessa in modo speciale”.
82. Sac. Francesco Maria Gaetani (da Roma, Università
gregoriana, 30 agosto 1945)
“Carissimo amico, ‘rem difficilem postulasti’! Come fare un elenco di indirizzi di
giovani e laici dediti nella speculazione filosofica? Ma Roma deve esserne
piena. Cerchi l'annuario Pontificio (nella Curia arcivescovile non mancherà); e
ivi troverà l'elenco delle università e atenei pontifici (dove insegnano illustri
professori), l'elenco degli accademici di San Tommaso (tutti filosofi) ecc.
Quanto ai giovani, non ancora insegnanti, non è cosa facile stenderne l'elenco.
Le auguro dal Signore tutte le benedizioni sul suo lavoro. Ed anch’ella non
dimentichi nella preghiera me, povero ciabattino, che la ricorda con fraterno
affetto”.
83. Prof. Carmelo Ottaviano (da Roma, 12
novembre 1945)
“Carissimo, benissimo. Incidente chiuso,
scusami e compatiscimi. Le persecuzioni non giovano all'equilibrio ottimistico
della visione della vita! Checché si voglia dire, per mio conto, chi delle
critiche filosofiche, aspre quanto si voglia, si vendica trasportando la
questione nel capo politico e affamando la gente, è un essere ignobile dal
cervello microscopico e dal cuore malvagio. Con affetto, tuo C. Ottaviano”.
84. Maria Pirrò Donadio, vedova e cugina di
Antonio Lombardi (da Genova, 22 dicembre 1945; La cugina cerca una
raccomandazione per essere accolta in un ritiro).
“Egli (il parroco) mi raccomandò al direttore
di un ritiro chiamato Villa Santa
Caterina, il quale, dato le buone referenze avute dal parroco, mi accolse
gentilmente. Però aggiunse che per entrare in detto ritiro ci vogliono dei
documenti di nobiltà. Pensando che mia mamma apparteneva a nobile famiglia,
prego te a farmi avere dal municipio il certificato ove risulta che mia mamma
appartiene a famiglia nobile. Ti sarei molto obbligata di questo favore”.
85. Liliana Scalera, moglie di Tilgher (da Roma,
21 dicembre 1945)
“Caro Lombardi, da tempo non sento più nulla
di lei. Le annuncio il primo volume
dell'opera postuma di Tilgher, una raccolta di studi religiosi da me intitolata
Mistiche nuove e mistiche antiche e
che uscirà prossimamente da Bardi con mia introduzione sulla religiosità di
Tilgher. Un tema scottante, a proposito del quale ci fu tra noi già qualche
polemica. Ma lei vedrà ora, in questa prefazione, che ho messo le cose in modo
che piacerà anche a lei, salvando la verità e lasciando adito a tutte le più
sane speranze dei credenti”.
1946
86. Lettera del padre Nicola (da Roma, 12 gennaio
1946)
“Sono dolente di essere lontano da voi, specialmente per tua
madre, alla quale penso sempre. Qui al solito tutti bene. Spero di voi
benissimo. Io sono occupato da mattina a sera senza un minuto di tempo. Spero
che Adelaide sia serena, che Nicolino studi e non sia sempre assente di casa;
che Micuccio e Emanuele stiano buoni, e non gridino e non si muovano troppo e
non facciano impazientire la povera nonna. Vi abbraccio tutti, col pensiero a
Micuccio. Vostro padre”.
87. Lettera del padre Nicola (da Roma, 18 gennaio
1946)
“Veggo che ti stai interessando bene di tutto, e ti ringrazio
Io sono pensieroso per tua madre Raccomando tua madre Raccomando i nipoti; se
Nicola ha bisogno di qualche soldo, così come ti ho detto, daglielo”.
88. Lettera del padre Nicola (da Roma, 11
febbraio 1946)
“Spero che acquietate amorevolmente tua madre È venuta
Annetta? Ti raccomando le cose dello studio e informami di tutto. Bacio tua
madre, Adelaide, Nicola, Micuccio, Emanuele e te, e saluto Antonietta. Tuo
padre. Ho parlato con Bardi. Ci sono stati 20 giorni di sciopero degli operai.
Ora la tipografia ha ricominciato a lavorare”.
89. Lettera del padre Nicola (da Roma,
Consulta nazionale, 8 marzo 1946)
“Mio caro figlio, sono da due giorni che leggo il tuo bel
libro. Ne sono orgoglioso e commosso insieme; e tu accetta le congratulazioni
di tuo padre, anche se tu pensi ch’egli non si intenda, come dovrebbe, il
contenuto del libro. Mi piace però l'unità che lo sostanzia e per la grande
serenità della critica, e per la forma che mi pare densa lo stesso degli altri
due scritti, ma più bella e pura. Bardi ha detto a Nicolino che a te spettano
35 copie, che alcune ne ha mandate a te, che 5 ne ha date a noi qui; a casa il
resto te lo manderà. Se credi che le altre copie debbo portarle io, scrivimelo.
Mi pare cent'anni d'essere con voi. Penso sempre pure tua madre, ad Adelaide, a
te e anche ad Antonietta”.
90. Lettera del padre Nicola (da Roma,
Consulta nazionale, 13 marzo 1946)
“La mia preoccupazione è per tua madre, alla quale penso
sempre; cercate di tenerla contenta. La Consulta continua i lavori e io non
posso lasciare. Spero che Nicolino abbia cura dei fratellini. Raccomando tanto
la mia Adelaide”.
91. Jacque Maritain (da Roma, Ambasciata di
Francia, 16 aprile 1946)
“Gentilissimo professore, le sono vivamente
riconoscente dell'omaggio del suo libro ‘La
filosofia di Benedetto Croce’ e della dedica ch’ella ha avuto l'amabilità
di farvi. Col più grande piacere leggerò questa sua interessante opera. Voglia
gradire con i miei più vivi ringraziamenti i miei più cordiali saluti”.
92. Flora Lombardi Grandinetti, cognata (da
Roma, 22 aprile 1946)
“Ringrazio sentitamente per le premure che
hai per Micuccio ed Emmanuele, insieme alla buona Adelaide e tutti”.
93. Pasquale Toraldo (invito - da Tropea, 25 giugno 1946)
“Celebrando in Tropea a mese settembre c.a.
un congresso di filosofi per onorare Pasquale Galluppi nel centenario della sua
morte, che ricorre in quest'anno, osiamo manifestarle il nostro desiderio di
averla partecipe a questo congresso. Abbiamo già avuto varie adesioni, tra cui
il Di Napoli, De Carlo, La Via, Galati, ecc. Attendiamo ora ch'ella ci
comunichi la sua adesione e il tema della sua comunicazione”
N.B. Antonio Lombardi aderisce, comunicando il tema: L'Idealismo
come sistema.
94. Leandro Felici (da Roma , 21 luglio 1946)
“Mi rallegro oltremodo nel constatare che la
nostra breve, amichevole conversazione filosofica a carattere rosminiano abbia
suscitato in lei il tormento della ricerca, per una sempre maggiore
comprensione e valutazione del pensiero filosofico di Rosmini. Le chiedo
perdono se mi permetto ancora una volta spronarla, esortarla, invogliarla a
studiare la filosofia di questo nostro grande luminare nel campo degli studi
speculativi, e a divulgarne il più possibile le opere, sicché si smetta una
buona volta di ignorare in Italia uno dei figli migliori di nostra gente. Così
facendo, lei si renderà oltremodo benemerito di Rosmini e dei Rosminiani che
attendono, con l’ansia propria dei figli, si faccia luce sulla figura del loro
Padre. Leggasi lei soprattutto le opere ascetiche di Rosmini: vi troverà una
fonte inesausta di spiritualità, capace di produrre i migliori effetti e frutti
nel lettore di buona volontà. La prego infine e la scongiuro di voler procurare
abbonati alla nostra rivista, unico modo, al giorno d'oggi, di far conoscere
Rosmini e la sua filosofia Le presento
gli ossequi più rispettosi dei superiori della nostra casa e dei colleghi
studenti che tanto si sono interessati del suo atteggiamento filorosminiano. Vogliamoci
bene”.
95. Amedeo (da Roma , 30 luglio 1946)
“Alla libera docenza bisogna che tu concorra
assolutamente: prepara in tempo documenti e quante più pubblicazioni puoi
raccogliere (anche gli articoli sull'Osservatore). C’è, però, qualche altra
cosa che mi turba: il tono triste della tua lettera; e non riesco a capire bene
quanta della tristezza sia dovuta a difficoltà materiali, quanta alla salute e
quanta a una sorta di depressione che mi pare di avvertire Mi accenni a un lavoro importante che hai
iniziato: auguri; e per ora non ti domando di che si tratta”.
96. Renzo De Santis (da Roma, Rivista
Studium, 17 agosto 1946)
“Spogliando in redazione un numero di Noesis, mi sono imbattuto nella bella
cordiale e troppo lusinghiera recensione che hai avuto la bontà di fare della
mia Difesa. Proprio nel Popolo di domenica scorsa è uscita una
mia noterella sul tuo volume crociano”.
97. Amedeo (da Roma, 8 ottobre 1946)
“Ho dato il tuo studio sulla filosofia del
Croce insieme con la Critica delle
metafisiche al professore Maiolo, che avrebbe dovuto già avermi mandato la
recensione, la quale comunque non può tardare Sarà pubblicata ad ottobre in Orientamenti. Fra le tue virtù ci sarà anche quella di
perdonare i fastidiosi”.
98. Prof. Salvatore Cultrera (da Roma, 21 dicembre 1946)
“Fra giorni riceverà in omaggio una mia Storia della filosofia. Gradirei il suo
giudizio e una recensione su qualche giornale della Puglia o di Calabria e
possibilmente su qualche rivista”.
99. Prof. Falcone Lucifero (da Roma, 31 dicembre 1946)
“Ho letto una bella recensione sul tuo libro
nella rivista Humanitas, di Brema.
Per altre recensione forse potrai provare presso Il Tempo, L'Avanti e
l'Italia nuova”.
1947
100.
De
Pignier (da Roma, 8 marzo 1947)
“Le
rimetto copia dello statuto della Civital,
società la cui idea animatrice è germogliata in seno agli amici de La civiltà cattolica”.
N.B: Risposta di Antonio Lombardi: “Approvo lo statuto e sono
pronto a sottoscrivere per cinque quote (da Lire 1000 ciascuna)”.
101.
Prof. Salvatore Cultrera (da Roma, 7 aprile 1947)
“Particolari ringraziamenti per la recensione
che lei mi annunzia per Noesis”.
102.
Bonito Vincenzo (da Firenze, 5 maggio 1947)
“Giorni fa ti ho inviato il giornale Arno col mio articoletto sul tuo Croce Tu sei già noto qui a Firenze; e lo sarai
sempre più perché a tutti i grandi amici io parlo di te. In seguito spero poter
fare una presentazione personale di te, con foto, sul Perseo Letterario”.
103.
Prof. Carmelo Ottaviano (da Roma, Rivista
Sophia, 5 maggio 1947)
“Avevo messo mano al tuo articoletto per
mandarlo in tipografia con un breve mio cenno di risposta, quando mi sono
accorto di alcune cosette per cui è necessaria la tua mano. Anzitutto, leva, te
ne prego, ogni riferimento a Fano, Croce e simili zozzoli, che non voglio
nemmeno nominati nella mia onorata rivista. In secondo luogo, accorcia quanto
più puoi”.
104.
Prof. Petruzzellis (da Bari, 10 maggio 1947)
“Grazie delle belle recensioni. Sono
lietissimo della prossima tua visita a Roma, dove tornerò il 15 c. m. Hai
ricevuto Il valore della storia?”.
105.
Prof. Carmelo Ottaviano (da Roma, Rivista Sophia, 19 maggio 1947)
“Ho letta la sua del 16. Perché mi dici che
ti do dello sciocco? Non so quali mia frase abbia potuto farti pensare questo.
Forse perché la pensiamo diversamente e io non sono del tuo parere? Ma anche tu
non sei il mio parere e non per questo io ritengo che tu mi dia dello sciocco.
A meno che tu non alluda alla mia riluttanza a pubblicare nella mia rivista
elogi o soffietti o comunque articoli che parlino bene o semplicemente
accennino a quel mascalzone di Benedetto Croce. Qui, carissimo, devi uscire un
poco dal tuo abito di cattolico (scusa la mia franchezza). E’ caratteristica
dei cattolici essere incapaci di comprendere i sentimenti altrui e vedere le
cose dal solo loro punto di vista. Quello che io ho avuto la Croce (denunzia,
destituzione manu militari, un anno e
mezzo senza stipendio, comparsa davanti a due tribunali, la fama connessa alla
destituzione, l'annullamento del concorso di Napoli e la perdita di quella
sede, tutto il complesso di danni morali da ciò nati) per te, è naturale, non
conta nulla? Poiché tu hai il desiderio di lodare Croce, io debbo spalancarti
la mia rivista e lasciati fare quanto ti pare [...] Tu sai che Croce è un porco
persecutore degli onesti, rei solo di non pensarla come lui: ciò nonostante
devi giudicarlo come i galantuomini, devi incensarlo ecc. E perché mai ciò?
Perché vuoi la lode da lui. E vuoi farlo per forza nella mia rivista! Pubblicherò
la tua nota per farti vedere che non ho nulla contro di te. E ti assicuro che,
se non fossi stato tu, non avrei nemmeno risposto alla tua lettera. Con
abbracci, tuo Ottaviano”.
N.B. La nota potrà essere pubblicata nel
gennaio 1948.
106.
Bonito Vincenzo (da Firenze, 24 maggio 1947)
“Mi sento legato fortemente agli amanti
delle lettere e dell'arte e specialmente a te che sei anche mio parente e
veramente valente e grande. Ho parlato ieri con il professor D’Asti, direttore
del Perseo Letterario. Mandano tutti
gli appunti utili e una tua foto. Dammi l'idea secondo la quale vuole che
imposti l'articolo”.
107.
Prof. Carmelo Ottaviano (da Roma, Rivista
Sophia, 24 maggio 1947)
“Perché dici che ti faccio l'ostruzionismo?
Scrivi qualsiasi articolo che non riguardi i miei nemici personali - da Talete
in poi - e vedrai se non te lo pubblico! Io sono contro quei cattolici che non
trattano gli idealisti da quei mascalzoni che sono; non è escluso che io lasci
la Chiesa Cattolica esclusivamente per questo motivo, che è ai miei occhi un
vero tradimento. Ne scriverò in Sophia”.
108.
Prof. Giorgio Del Vecchio (da Roma, 3
luglio 1947)
“So che una sua recensione di un mio lavoro è
stata pubblicata nella rivista Noesis.
Le esprimo la mia viva gratitudine”.
109.
Maria Mariotti (da Reggio Calabria, A.C.I.
Movimento Laureati, 8 luglio 1947)
“Pur non conoscendola ancora personalmente,
mi decido a rivolgermi a lei in modo diretto e mi incoraggia a farlo la
speranza, datami dall'avvocato Nisticò, che l'invito rivoltole attraverso il
suo gentile interessamento sia da lei accettato. Da molto tempo desideriamo e
attendiamo la sua presenza e la sua opera nel nostro movimento e confidiamo che
la settimana di Tindari ne sia l'inizio ufficiale. Sarà per tutti noi un
prezioso aiuto e sarà anche per lei un grande conforto. Le unisco la circolare
da cui potrà avere qualche notizia più precisa sulla settimana, ed attendo conferma della sua partecipazione con
l'indicazione dell'argomento della comunicazione che vorrà regalarci. Anche da
parte del professore Calogero vivi ringraziamenti e cordiali saluti”.
110.
Prof. U. Rosa (da Roma, Enciclopedia Italiana Treccani, 17
luglio 1947)
“Ci sono tre concorsi universitari di
filosofia in atto. Perché non concorri? I posti sono sei”.
111.
Maria Righetti Faina (da Roma, Studium, 15 settembre 1947)
“La ringrazio dell'articolo per Studium e della lettera che lo
accompagna. Ora passiamo il suo articolo in visione alla redazione”.
112.
Padre Ceresi, minimo (da Roma, Studium, 19 settembre 1947)
“Il Mondadori è pronto a prendere in esame il
manoscritto (Diario[5]), il
quale dovrebbe andare a Milano. Meglio però se passerà da Roma, per le mie
mani. Dovresti dunque mandarmelo con mezzo sicuro. Il rappresentante di
Mondadori a Roma conosce il suo nome raccomanderà”.
113.
A. Fandicci
(da Milano, Letture - rassegna critica di edizioni, 28 ottobre 1947)
“La recensione della sua Filosofia di Benedetto Croce fu fatta dal reverendo padre
Tagliapietra, professore di logica della Pontificia facoltà filosofica Aloisianum (Gallarate, Varese). Sarà mio
dovere comunicare a lui le sue simpatiche espressioni. Intanto, da parte mia,
godo dell'occasione offertami di fare, almeno per corrispondenza, amicizia con
lei, come si gode quando a questi lumi di luna si può fare un'amicizia con un
essere raro come una persona che ragiona. Spero che lei ci dia ancora e
frequentemente l'occasione di recensirla”.
114.
Arnaldo Mondadori (da Milano, editore, 28 ottobre 1947)
“Abbiamo ricevuto la sua lettera del 7
corrente e ci facciamo premura a risponderle in merito al manoscritto del suo Diario, che il signor Ceresi ha
consegnato personalmente al nostro presidente a Roma. Abbiamo letto il suo
lavoro con vivo interesse e siamo lieti di comunicarle che lo abbiamo molto
apprezzato per il suo contenuto di profonda umanità e per la forma narrativa
veramente encomiabile. Saremmo stati lieti di poterlo prendere in considerazione
per una pubblicazione presso la nostra Casa, ma purtroppo il nostro programma
editoriale è stato definitivamente stabilito e non ci è possibile includere
nuove opere, indipendentemente dal loro valore. Le gravi difficoltà del momento
ci obbligano anzi a nuovi alleggerimenti dei nostri programmi”.
115.
Prof. Giuseppe Ismardi (da Pisa, 5
novembre 1947)
“Le sono tanto grato dell'affettuosa premura
che proprio mi commuove. Le sue lettere mi sono sempre care non hanno fatto
altro che piacere, conforto! È stato al convegno di Tropea sul Galluppi? È
riuscito bene? La mia nostalgia, il mio desiderio di riabbracciare gli amici
calabresi (di A.C.) sono più acuti che mai. Il 1947 deve essere l'anno di un
mio ritorno. La fatica e le amarezze non mancano, ma la fede sostiene e nutre”.
116.
Giovanni Mora (da Varese, 21 novembre 1947)
“Ho deciso di scrivermi alla facoltà di
Magistero di Torino per il conseguimento della laurea in filosofia. In questi
giorni ho letto la sua bella opera La
filosofia di Benedetto Croce ed ora vorrei pure leggere la Critica delle metafisiche. Ho creduto
bene rivolgermi direttamente a lei fiducioso di trovarla presso di lei”.
117.
Nicola Lombardi, padre (da Roma, Assemblea
costituente, 8 dicembre 1947)
“Sempre il mio pensiero rivolto alla tua
povera madre. Saluto e bacio Micuccia mia”.
118.
G. Mora (da Varese, 14 dicembre 1947)
“La ringrazio infinitamente della sua lettera
che terrò sempre tanto cara. Ho subito scritto per avere il libro da lei
suggerito. Vorrei poter rivolgermi liberamente sempre per consigli, così
affretterei il mio indirizzo spirituale filosofico. Il mio spirito vuol tentare
di darsi una spiegazione di questo nostro essere e vedere di apportare un
piccolo contributo al miglioramento dell'umanità”.
119.
Dell’Oglio editore (da Milano, 19 dicembre
1947)
“Riceviamo la sua cortese lettera del 16 c.m.
con la quale ci offre l'opera sua Filosofia
delle rovine. Mentre la ringraziamo della preferenza che ha dimostrato
verso la nostra casa editrice, siamo spiacenti di dover declinare l'offerta che
ella ci fa, perché non contempliamo nel nostro programma editoriale lavoro del
genere del suo, né in questi difficili tempi riteniamo di avventurarci in
novità”.
1948
120.
Società editrice internazionale (da Torino,
3 gennaio 1948)
“Non ci troviamo in condizioni di poter
affrontare l'impegno di pubblicare il suo libro”.
121.
Fratelli Bocca Editori (da Milano, 23
gennaio 1948)
“Spiacenti di non essere in grado di prendere
in considerazione la sua profferta (la pubblicazione di Filosofia delle rovine)”.
122.
Nicola Lombardi, padre (da Roma, 12
febbraio 1948)
“Voglio sperare che tua madre stia bene e che
i nipotini non la facciano arrabbiare”.
123.
Bonito Vincenzo, funzionario di PS (da Firenze,
12 febbraio 1948)
“Il prossimo mese sarà pubblicato l'articolo
sulla tua opera in un giornale calabrese”.
124.
Don Mario Bohm (da Roma, L’Osservatore
Romano, 1 marzo 1948)
“Le rimando l'articolo qui accluso perché non
adatto per noi. L'argomento è interessante, ma sul nostro giornale va trattato
in modo ben diverso. Si tratta di una filosofia naturalistica, che serve a
combattere tutto ciò che è soprannaturale con quell'animo e con quei metodi che
tutti sappiamo. Non è quindi possibile trattarla con quell'indulgenza, che lei
suole usare con tutte le filosofie, diciamo così, oneste”.
125.
Don Mario Bohm (da Roma, L’Osservatore
Romano, 13 marzo 1948)
“Mi piace assai l'articolo su Confucio e Marx e lo mando senz'altro in
tipografia per una pronta pubblicazione in prima pagina 6a colonna: posto
d'onore. Quanto al precedente sulla filosofia
massonica, ci vorrebbe un'impostazione radicalmente diversa e non so se lei
è d'accordo. Intanto, qualsiasi filosofia morale, puramente naturalistica, dopo
20 secoli di morale cristiana, è del tutto censurabile da parte nostra. Quando
poi una tale filosofia è usata per combattere accanitamente il soprannaturale,
la rivelazione cristiana, Gesù Cristo, la Chiesa, il sacerdozio ecc., che ne
dobbiamo pensare? Essa mi sembra null'altro che una grossa impostura e perciò
non meritevole neppure d'esame critico. Lo scritto, quindi, in parola può
servire, tutt'al più, come spunto polemico. Mi sono spiegato? Siamo d'accordo?
Comunque le mando mille fraterni auguri pasquali e mi confermo suo aff.mo e
dev.mo in Cristo Gesù”.
126.
M. F. Sciacca (da Genova, 7 aprile 1948)
“Ho ricevuto la sua recensione sul corso di
Boyer e l’ho passata subito alla tipografia per la pubblicazione in Humanitas”.
127.
Padre Pasquale Di Florio (da Tropea, 9
aprile 1948)
“Vi esprimo la mia ammirazione per il nobile
apostolato che svolgete nel campo filosofico, dal quale, mio malgrado e
nonostante la mia inclinazione, mi devo tenere quasi lontano”.
128.
Don Mario Bohm (da Roma, L’Osservatore
Romano, 12 aprile 1948)
“Ho ricevuto stamattina il suo nuovo articolo
La morale secondo il manifesto del
partito comunista. Mi pare adatto anche per l'Osservatore e spero che sarà
pubblicato uno di questi giorni, ossia, in tempo per le elezioni. L'articolo
precedente, invece, sulla Tattica del
partito suddetto nella formazione del fronte, non parve opportuno al nostro
direttore, il quale trovandolo buono in sé, lo passò al dottor Alessandrini
perché lo pubblicasse sul Quotidiano,
dietro il congruo compenso. Ma l’Alessandrini disse poi che l'articolo era
tutto ricavato dal suo libro sul comunismo e perciò non gli pareva conveniente
di pubblicarlo sul suo giornale. Allora insistetti per riavere il manoscritto o
dattiloscritto che fosse, ma ancora non mi è pervenuto. Come il solito, habent sua fata libella. Speriamo che,
nonostante tutto, le elezioni siano state da consentire un governo buono,
vitale, robusto, come c'è bisogno più che mai”.
129.
Amedeo (da Roma, 15 aprile 1948)
“La solita seccatura del solito seccatore. Disturbiamo
i santi Verso la fine del mese verrà costì la mia figliuola: credo che sarà
ospitata da certi amici di una sua compagna di scuola; se mai, ricorrerà a te
per trovarle una pensioncina da monache o altro”.
130.
Prof. Nicola Petruzzellis (da Roma, 21
aprile 1948)
“Ritengo doveroso farti constatare i tagli
che sono costretto a fare alla tua recensione di Lumen vitae, anche per ragioni di spazio. Se li accetti, puoi
rimandarmeli insieme al volume Filosofia
dell'arte. Se hai altre recensioni di opere di stretto carattere filosofico
saranno le benvenute”.
131.
Federico Alessandrini (da Roma, Il Quotidiano, 21 aprile 1948)
“V’è stato un equivoco. All'Osservatore
Romano io ho detto che il suo articolo sulle ragioni tattiche del comunismo non
diceva cose nuove, anche perché gli stessi temi sono stati trattati da Quotidiano molto diffusamente dal 1944
in poi. Non ho parlato affatto di plagio; volevo solo far presente che in
questo campo è difficile dire cose nuove”.
132.
Nicola Lombardi, padre (da Roma, 2 maggio 1948)
“Spero che tua madre stia benino e non sia
inquieta molto. Vi abbraccio, pregando Antonietta, che saluto, d'aiutare mia
moglie”.
133.
Bonito Vincenzo, funzionario di PS (da Firenze,
3 maggio 1948)
“Rispondo ai tuoi affettuosi scritti. L'anima
tua è bella e vorrei almeno avvicinarmi ad essa. Perché il rassomigliarle è
cosa difficile. Qui ho un altro grande amico che ha uno spirito simile al tuo,
Giorgio La Pira, che conoscevo già a Messina. Egli mi è di esempio e il suo
vivere mi ha spiegato tanto che ora mi sento felice quando posso essere in un
cantuccio di chiesa. Sai che andando a fare il fidanzamento ufficiale con la
mia Anna ho fatto due volte la comunione? Anche lei ha tanto contribuito alla
mia trasformazione e mi ha fatto diventare così mite con la sua bontà. Vi
comunico che a ottobre, se Dio vorrà, sposerò. Vogliami sempre bene e sappi che
quello che ho detto di te è nulla di fronte al tuo valore. Mandami sempre
quello che pubblichi: mi fai molto piacere. Bello Confucio e Marx. Mi dispiace che tuo papà non è salito al posto che
meriterebbe”.
134.
Don Mario Bohm (da Roma, L’Osservatore
Romano, 8 maggio 1948)
“Ho ricevuto stamane la sua gradita del 5
c.m.; ho già passato alla tipografia la recensione del libro del Petruzzellis;
ma non è possibile, invece, pubblicare l'articolo sul D'Annunzio, perché tutte
le opere di questo autore sono all'indice e quindi il nostro giornale non può
occuparsi della sua arte più o meno nefasta”.
135.
Nicola Lombardi, padre (da Roma, 10 maggio
1948)
“Ieri ho ricevuto vaglia di lire 10.000.
Prevedendo che tu non abbia abbastanza danaro, ti mando le lire 10.000. Oggi
farò ricorso al capo dello Stato (chiunque sia) pel riconoscimento del mio
diritto e vedremo quello che avverrà. Poi ti manderò copia. Non ho fiducia, ma
mi muovo, e resterò ancora finché non vedo la via; o Roma o morte; o meglio
ritorno a casa per poter lavorare. È inutile che ti dico che sono molto
preoccupato per tua madre. Ti abbraccio. Tuo padre.
Care Adelaide e Annetta, vi penso con affetto; confortate
vostra madre; e saluti ad Antonietta, che, spero, si comporti bene e aiuti la
signora. Vi abbraccio”.
136.
Bonito Vincenzo, funzionario di PS (da Firenze,
18 maggio 1948)
“Oggi ho parlato di te col dottor De Astis.
Mi sembra di averti già detto che l'amico Giorgio La Pira ti consiglia di
rivolgerti alla bella rivista letteraria “Humanitas”
di Brescia diretta da un padre amico dell'onorevole. Hai scritto, oppure vuoi
che i tuoi iscritti li inoltri La Pira?
137.
Bonito Vincenzo (da Firenze, 24 maggio 1947)
“Perché non scrivi anche tu qualche cosa per Parva favilla. Puoi scrivere al grande
padre Mottola, sacerdote di infinita carità e sapienza, che dirige il
giornalino”.
138.
Giovanni Mora (da Varese, 25 maggio 1948)
“Vorrei avere il piacere di averla mio
gradito ospite potremmo parlare di problemi spirituali che tanto mi
interessano. La passione mia per gli studi filosofici va sempre aumentando La
gioia che vi provo in tali studi è ben superiore a quella che si potrebbe provare
nel possedere tanto denaro Capire il
pensiero dei nostri avi per meglio spiegarsi il perché di questa vita nostra
sempre problematica e piena di enigmi”.
139.
Don Mario Bohm (da Roma, L’Osservatore Romano, 7 giugno 1948)
“La ringrazio per l'offerta del tuo volume
sulla filosofia del Croce: certamente lo riceverò volentieri, sperando che mi
darà altre solide ragioni per deplorare l'opera del tanto celebrato scrittore.
Ho passato subito al redattore competente la breve nota d'arte inviatami: mi
pare che sia già apparsa su L'Osservatore”.
140.
Andrea
Riyone (da Roma, L’Osservatore
Romano, 18 giugno 1948)
“Vorrei passare con la mia famiglia un
mesetto nella Sila Non hai tu da indirizzarmi a qualche famiglia per una o due
stanze”.
141.
Prof. Nicola Petruzzellis (da Roma, Rasegna di scienze filosofiche, 21
giugno 1948)
“Il dottor Nicotera ha superato le prove di abilitazione. Nel
prossimo numero della Rassegna che
uscirà ai primi di luglio, figurerai tra i redattori”.
142.
Il Comitato di Alleanza per la cultura (da
Catanzaro, 24 giugno 1948)
“Il 27 e 28 corrente si terrà a Reggio
Calabria l’annunciato Congresso regionale della cultura”.
143.
L’Avvenire d’Italia (da Bologna, 30 giugno
1948)
“Il suo articolo è stato pubblicato a suo
tempo. Le invio qualche copia”.
144.
Prof.Fucilla (da U.S.A., 2 luglio 1948)
“Il suo lavoro l'ho letto con vivo piacere: è
un’eccellente analisi del suo pensiero con della critica giusta e anche severa.
Gli italiani hanno dimostrato molto buon senso nelle elezioni. Sarebbe stata
una grandissima tragedia vederli chiusi dentro la cortina di ferro, rinnegando
la millenaria tradizione occidentale e d'altra parte vitale della sua storia”.
145.
Prof.
Amedeo (da Roma, 2 luglio 1948)
“Vedi se tuo padre mi può far chiamare dal
provveditore di Catanzaro come presidente di commissione per gli esami di stato
di qualunque tipo”.
146.
Andrea
Riyone (da Roma, L’Osservatore
Romano, 18 giugno 1948)
“Grazie ancora una volta del tuo
interessamento per sistemarmi nella Sila”.
147.
Don Mario Bohm (da Roma, L’Osservatore Romano, 7 luglio 1948)
“Ricevuto in clinica il volume sulla Filosofia di Croce. Comprendo l’amabile
dedica autografa con cui ha voluto impreziosire il già prezioso volume, che già
sto leggendo. Le faccio gli auguri e sinceri incoraggiamenti a pubblicare il
suo lavoro sul comunismo, nella ben fondata fiducia ch’esso riuscirà un valido
contributo alla giusta valutazione del tremendo problema. Farò in modo che sia
pubblicato al più presto l'articoletto sullo scultore Rito. Stiamo uniti nella carità di Cristo Signore”.
148.
Don Mario Bohm (da Roma, L’Osservatore Romano, 30 luglio 1948)
“Ha certamente ricevuto due copie
dell'Osservatore 22 luglio con l'articolo Titanismo
religioso di Dante”.
149.
Vittorio Russo (da Mileto, 8 agosto1948)
“Mi rivolgo a te che sei tanto buono perché
occorre fare un'opera buona. Ecco tutto: bisognerebbe far ricoverare presso la
Colonia permanente di Tropea, dove vengono curati i figli di genitori affetti
da TBC, i ragazzi Teresa e Giovanni Genco di Alfredo, il quale ultimo affetto
da TBC, mercè l’interessamento di zio Ciccillo, è ricoverato da oltre due mesi
al Littorio di Roma. Questi bambinetti tra i 7 e gli 8 anni, crescono gracili
ed hanno bisogno di cure preventive. La madre, persona di famiglia e nipote del
defunto Don Vitaliano Dominianni, persona di casa nostra e tua, si è rivolta a
me perché a mia volta pregassi te, allo scopo di impegnare la tua opera. Vedi
di fare qualche cosa presso la Maternità
infanzia di Catanzaro, dove pure trovasi una domanda inoltrata dalla madre
dei piccini (Dominianni Maria) fin dalla fine di giugno ultimo scorso, oppure
presso il Consorzio antitubercolare di Catanzaro, da cui dipende il tutto. È
un'opera buona che bisogna fare”.
150.
Prof. Amedeo (da Roma, 20 agosto 1948)
“Grazie del tuo trafiletto che raccoglie, mi
pare, i punti più essenziali e più interessanti, dal punto di vista spirituale,
del mio articolo”.
151.
Mimì, traduttore legale (da Genova, 21
agosto 1948)
“Ti sono grato delle condoglianze e delle
affettuose parole per mia madre. Sono addolorato di sentire lo stato della tua
buona mamma. Io la ricordo tanto buona e di carattere così gioviale! Durante
quei pochi fugaci momenti che mi fu dato frequentare casa tua, ella si mostrò
materna anche con me e io gliene serbo gratitudine”.
152.
Giovanni Bardi, editore (da Roma, 24
agosto 1948)
“Le vendite sono negative per tutti i libri;
la crisi è in pieno. Vedremo in autunno; ma io sono pessimista per tutto quanto
riguarda la cultura, non solo in Italia ma in tutto il mondo”.
153.
Boyes
(da Roma, Gregoriana, 7 settembre 1948)
“La ringrazio proprio di cuore per la sua
recensione del mio cuius che leggo
nella Humanitas”.
154.
N. Zanichelli editore (da Bologna, 22
settembre 1948)
“Nel ringraziarla della cortese offerta di
pubblicazione contenuta nella sua stimata del 19 corrente, siamo spiacenti di
comunicarle che, a causa dell'ingente mole di impegni editoriali, non abbiamo
la possibilità di approfittarne”.
155.
Ulrico Hoepli, editore (da Milano, 22
settembre 1948)
“Ci troviamo nell'impossibilità di assumere
nuovi impegni”.
156.
Maria Mariotti (da Reggio Calabria, A.C.I.
Movimento Laureati, 22 settembre 1948)
“Vivo ringraziamento per l'interessamento da
lei dimostrato per il nostro lavoro in occasione dell'ultimo incontro di
Catanzaro. Le dico sinceramente che in questo suo interessamento fondo
soprattutto la fiducia nella possibilità di ripresa del gruppo laureati di
costì. Anch'io conto molto sul suo aiuto. Non osiamo chiedere impegni che la
distolgano dai suoi studi. Le chiediamo un contributo per estendere la
comprensione dei più profondi motivi interiori (culturali e religiosi) che
animano e sostengono il nostro movimento. Le sarà possibile partecipare al
convegno che si terrà a Roma ai primi di gennaio (3-6)? La concezione cristiana della vita pubblica è la proposta allo
studio di quest'anno. Credo che avrebbe qualche cosa di interessante da dire al
riguardo”.
157.
Edizioni Morcelliana (da Brescia, 13
novembre 1948)
“A sua pregiata del 25 ottobre u.s. Le siamo
grati della stima accordataci col proporci di pubblicare la sua opera Filosofia delle rovine. Siamo tuttavia
spiacenti di dover declinare la cortese offerta, perché già molto impegnati in
un vasto programma editoriale”.
158.
Vallecchi editore (da Firenze, 16 dicembre
1948)
“Grati della sua offerta, molto ci duole che
il gran numero di impegni già assunti ci vieta di prenderla in seria
considerazione e di accettarla”.
159.
Giovanni Mora (da Varese, 18 dicembre 1948)
“Mi auguro che nel prossimo anno voglia
venire da queste parti ed essere mio gradito ospite. Incontrarmi con lei sarà
per me una vera gioia perché potremmo parlare di problemi filosofici attuali.
Pare incredibile che si debba vedere la gente odiarsi vicendevolmente e
allontanarsi dalla Chiesa considerandola apportatrice di guerre! I problemi
dello spirito sono fondamentali per risolvere in bene tanti difficili problemi
materiali e spirituali. Avevo l'impressione che tutti coloro che creano
diplomati e laureati dovessero essere persone dabbene, invece oggi mi accorgo
che la maggioranza vive così istintivamente senza tanto preoccuparsi di detti
problemi. Invece di predicare l'odio, dovrebbero predicare il vero, il giusto e
difendere la libertà di pensiero. Senza Dio non potremmo esistere nemmeno per
un istante. Noi siamo in vita per un fine, il quale è ignoto, ma possiamo
accostarci, seguendo i detti di Cristo. Soltanto mettendo in pratica tali
insegnamenti, l'uomo vedrà nell'uomo l'amico e compagno e non il nemico da
combattere”.
160.
Cordova Antonio (da Reggio Calabria, A.C.I.
Movimento Laureati, 23 dicembre 1948)
“Ti mando la relazione del convegno di Fiuggi.
Era stato incaricato il dottor Labate per recarsi presso di te e a Cosenza allo
scopo di avviare l'organizzazione provinciale. Egli era latore di una lettera e
di alcuni opuscoletti che non ha potuto consegnarti. Spero che la relazione del
congresso di Fiuggi ti soddisfaccia in pieno. Rientra nell'ordine delle tue idee
di provato cattolico italiano. Sono in attesa di ricevere, per trasmettere a
Roma, copia del verbale di costituzione di codesto Comitato provinciale”.
161.
Prof.
Francesco M. Gaetani (da Roma, Gregoriana, Natale 1948)
“Quando ella si rivolgesse a qualche editore
(per la pubblicazione di Filosofia delle
rovine) sarei prontissimo ad accompagnare la sua richiesta e le sue
proposte con le mie credenziali, più sinceramente favorevoli, e questo, senza
bisogno di esaminare in precedenza il manoscritto, perché conosco
l’ineccepibile valore dell’amico”.
162.
Onorevole
Vito Galati (da Roma, Camera dei deputati, 30 dicembre 1948)
“Nella prima quindicina di gennaio inizierò
la pubblicazione di un giornale di politica e cultura, qui a Roma. Mandami un
articolo di filosofia, argomento a tua scelta. Avrei piacere di inserirlo nel
primo numero”.
1949
163. Giulio Augusto Levi (da Firenze, 3 gennaio
1949)
“Serbo sempre il
più grato e amichevole ricordo”.
164. Giovanni Mora (da Varese, 12 gennaio 1949)
“Sarò forse uno scettico, come lei mi dice, circa
il mio pensiero per la nuova gioventù, ma devo confessare che non sono neppure
contento di me stesso. Continuamente mi domando del perché di questo nostro
vivere e di questa diversità di pensieri nei singoli individui. Lei mi parla di
gioventù piena di esperienza; ciò è vero, ma qual è questa loro esperienza?
Esperienza di studio, di dolore, di guerra, di avversità politica? Certo la
vita insegna molte cose ed aiuta a temperare i caratteri. Però è pure
necessario conoscere il pensiero di coloro che furono prima di noi, altrimenti
ogni esperienza di vita sarebbe nulla per le generazioni nuove. La storia ci
può insegnare tante cose, però non è riuscita e non riuscirà a rendere perfetti
e felici gli uomini, perché questi non riescono con la loro intelligenza a
capire il fine dell'esistenza loro. Ogni generazione sembra di aver finalmente
scoperto lo scopo di vivere facendo, naturalmente, colpa ai metodi di coloro
che li precedettero. L'uomo, secondo me, porta con sé tanti impulsi istintivi
di cui non sa rendersi ragione ed allora agisce il più delle volte secondo la
volontà di essi senza pensare ai diritti delle altre persone. Di qui nascono
scontenti, ingiustizie e guerre. Per essere felici e contenti ci sarebbe
bisogno, per tutti coloro che credono nel santo Vangelo, di escogitare teorie
politiche nuove? No. Il vangelo è tutto per l'uomo; basterebbe mettere in
pratica la legge in esso contenuta. Per un giovane, bisogna riconoscere, è
difficile aver una fede sincera per il cattolicesimo, in quanto questo è
astrattezza. Allora il giovane si sente più propenso ad avviarsi verso quelle
vie che conducono ai facili e solleciti piaceri mondani. Una cosa sola che dà
pena a me: la violenza fisica accettata come sistema di vita da molti
individui. La violenza non attira che altra violenza e non pace e libertà! Di
conseguenza, se vogliamo attenuare detto grave difetto, necessita prima di
tutto una pronta e sana educazione morale. Il progresso nel campo tecnico, per
se stesso, è nullo se non accompagna il progresso morale. Che importerebbe, per
es., un'automobile a disposizione se non ci fosse libertà di pensiero e di
azione? E se ugualmente l'uomo non trae alcuni vantaggi dalla società, che
varrebbe qualunque governo che sappia tener disciplinato e ben mantenuto il
proprio popolo! E’ di ciò che desidererei avere chiara risposta da alcuni
capipartito che si ergono a difensori della pace della libertà! E’ uno sfogo
del mio spirito e invito a voler meditare meglio e severamente sullo scopo di
questa nostra fragile esistenza. Conto di leggerla ancora e presto”.
165.
Don Mario Bohm (da Roma, L’Osservatore
Romano, 16 gennaio 1949)
“E la carità di Cristo così eloquentemente celebrata dalla
liturgia di questi giorni ci tenga sempre uniti usque dum vivamus et ultra”.
166.
Maria Mariotti (da Reggio Calabria,
Movimento laureati, 27 gennaio 1949)
“Ho ricevuto le sue due lettere. La ringrazio
della sua comprensione, di cui non dubitavo. Non insistiamo perché prenda
iniziative, se ha dei motivi per non farlo. Confidiamo sulla sua cordiale e
attiva collaborazione. La invito, perciò, ad un incontro amichevole che avremo
il giorno 11 febbraio p.v. per uno scambio di idee sulla situazione del
Movimento laureati in Calabria e sulle sue possibilità di sviluppo. Saremo in
pochissimi: i più fedeli. Ci troveremmo a Reggio per usufruire della presenza
di Sua Eccellenza Monsignor Lanza, che alle 8:00, in episcopio, celebrerà per
noi la Messa ed assisterà, anzi dirigerà le adunanze. Saremo liberi la sera
verso le 18. Sarà bene, se possibile, arrivare la sera precedente. Il Movimento
offrirà l'ospitalità, rimborserà le spese di viaggio. Spero vivamente che farà
di tutto per accettare l'invito che le rivolgo, anche a nome di Sua Eccellenza
Monsignor Lanza e di Calogero”.
167.
Aldo Brunetti (da Como, 1 marzo1949)
“Aderiamo con entusiasmo, sia io che mia
moglie, alla vostra iniziativa, augurandovi di cuore di poter vedere coronata
di successo la vostra nobile attività intesa ad elevare il livello di cultura
della nostra Calabria e in genere del mezzogiorno”.
168.
Prof. Petruzzellis (da Roma, Rassegna di scienze filosofiche, 4 marzo1949)
“Grazie dell'articolo, che comparirà nel 2°
numero ’49, essendo già pronto il 1°. Ho parlato con Sammartano per il tuo
libro: egli è sempre ben disposto. Scrivigli di nuovo”.
169.
Giovanni Bardi, editore (da Roma, 5 aprile1949)
“Ricevo la gentile Sua del 31 marzo. Per
assumere nuovi impegni editoriali vi è una grave difficoltà: non posso disporre
della tipografia almeno fino alla prossima estate. In ogni modo, se ella ha
pronto il manoscritto, me lo mandi. Io lo esaminerò e poi riscriverò in
proposito con la massima chiarezza e con quello spirito amichevole che ha
sempre informati i nostri rapporti”.
170.
Giovanni Mora (da Varese, Pasqua 1949)
“Voglio sperare che, dopo la chiusura delle
scuole, quando vorrà concedersi un poco di riposo, vorrà venire da queste
parti, come già mi scrisse. Vedo sempre più che la filosofia mi attrae tanto,
ma purtroppo il tempo a mia disposizione è troppo poco. Sono con lei
nell'asserire che la gioventù ha molte capacità ed esperienze, però quanti sono
coloro che si impegnano verso il bene umano e democratico? L'epoca odierna sarà
forse l'epoca dell'esperienza tecnica, dello slancio verso i piaceri sensuali,
immediati, per cui i problemi della morale, delle conquiste spirituali, vengono
pressoché accantonati per non dire calpestati. Certo che affinché vi sia
libertà di pensiero, ci saranno sempre dei pensatori di problemi metafisici e
cattolici perché lo scopo della vita non termini nell'agiatezza dell'individuo
Secondo me ci manca la morale, per cui ognuno sembra di conoscere tutte le
verità, ma quando trattasi di raggiungere un miglioramento, non è d'accordo
nell'azione. Mancando la morale, anche i veri uomini fautori di civiltà,
vengono travolti dai facinorosi. Per me la morale religiosa e la libertà sono le
basi indispensabili per raggiungere le nobili mete dell'umanità”.
171.
Giovanni Bardi, editore (da Roma, 15
aprile1949)
“Ho ricevuto il suo dattiloscritto al quale
ho dato una rapida scorsa. Mi sembra che non vi sia nulla da obiettare alla
tesi che ella sostiene con tanto calore e alla quale aggiunge una serie di
considerazioni obiettive, serene e soprattutto assai chiare. Da questo punto di
vista non avrebbe alcuna difficoltà; anzi sarei lietissimo di raggiungere
questo nuovo libro alla mia collezione Biblioteca
di scienze e filosofia. Il guaio è la spesa. Per stampare questo libro ci
vorrebbero circa lire 400.000. Come si fa a spremere dal pubblico italiano
questa somma? È vero che il suo nome è da tempo noto e che alcuni libri suoi sono
stati esauriti; ma in quanto tempo? Col denaro che costa il 10% (al minimo), è
possibile ammortizzare una spesa così ingente? Come ella vede non parlo nemmeno
di guadagno editoriale, ma soltanto di rimborso delle spese tipografiche. Con
vivo rammarico sono quindi costretto a declinare un invito, che mi ha molto
onorato, al quale avrei voluto corrispondere come merita il suo lungo studio”.
172.
Giulio Einaudi, editore (da Roma, 9 maggio1949)
“Siamo molto spiacenti doverle restituire il
dattiloscritto della sua opera Da Platone
a Stalin perché, nonostante l'interesse che essa presenta, non potremmo in
alcun modo includerla nel programma di lavoro della Casa”.
173.
R. Ricciardi, editore (da Napoli, 8 giugno1949)
“Mi riesce difficile, perché parlo con una
persona di fini intelletto, dirle con la dovuta franchezza e senza ipocrisia
che non mi è possibile prendere in considerazione il suo lavoro. Sono già
impegolato in troppi impegni”.
174.
Edizioni di comunità (da Milano, 22 giugno1949)
“La ringraziamo dell'offerta di pubblicazione
di una sua opera. La cosa potrebbe essere di nostro interesse: comunque, ad
evitare un inutile invio del manoscritto, la preghiamo di volerci dare una
dettagliata descrizione del suo scritto, in base alla quale potremo accertare
con maggiore facilità se l'opera può inserirsi nel nostro indirizzo
editoriale”.
175.
Edizioni di comunità (da Milano, 1 luglio1949)
“Rispondiamo alla sua cortese lettera del 26
giugno u.s. e la ringraziamo per aver inviato l'indice della sua opera. Da una
scorsa dell'indice ci siamo resi conto che si tratta di un'opera di indubbio
interesse: comunque in questo momento il nostro programma editoriale è rivolto
soprattutto alla pubblicazione di testi classici, piuttosto che ad opere di
critica. Pertanto la sua opera non troverebbe attualmente una posizione
adeguata nel nostro programma, e questo senza voler minimamente dare un
giudizio sul valore di essa. Siamo spiacenti di doverla informare di questa
nostra decisione sfavorevole alla pubblicazione”.
176.
Longanesi, editore (da Milano, 8 luglio1949)
“Grazie della sua cortese proposta. Purtroppo
non siamo in grado di prendere in esame nuovi volumi, perché il nostro
programma di pubblicazioni è completo per oltre un anno”.
177.
Prof. A. Poggi (da Genova, 18 luglio1949)
“Gli editori sono tutti pieni di lavoro!
Almeno così mi hanno risposto quando ho chiesto loro di pubblicare un volumetto.
Mi duole dirle così, perché vedo che il suo lavoro è davvero promettente. Non
mi resta che augurarle di trovare un editore intelligente che capisca e tenti.
Io ormai ho rinunciato a pubblicare qualcosa”.
178.
Giovanni Mora (da Varese, 15 agosto 1949)
“Sarà una vera gioia potermi trovare di
fronte ad un pensatore cattolico, il quale si sforza sempre di apportare con le
proprie opere maggior luce spirituale tra il popolo. Vorrei poter anch'io
domani poter dedicarmi all'insegnamento nel campo pedagogico o filosofico, così
avrei modo di approfondire di più i miei studi i quali ora li devo limitare a
poche ore libere al giorno dopo l’orario di ufficio. Molti colleghi considerano
quello che studiamo come dei perditempo. Non sanno comprendere ciò che vale e
ciò che non vale”.
179.
La nuova Italia Editrice Firenze (da Firenze,
13 settembre 1949)
“La ringraziamo di aver pensato a noi per la
pubblicazione del suo lavoro Da Platone a
Stalin. Siamo però costretti a declinare la sua cortese proposta, in quanto
abbiamo già completato il nostro piano di pubblicazioni per quest'anno e non è
assolutamente possibile assumere nuovi impegni”.
180.
Prof. Petruzzellis (da Roma, Rassegna di scienze filosofiche -
NOESIS, 24 settembre 1949)
“I consensi di anime elette rompono a quando
a quando la solitudine spirituale, in cui mi sembra, talvolta, di dovermi
smarrire. Non pensare che io possa indulgere a tentazioni di orgoglio. Tu che
stai leggendo con fraterna comprensione le mie pagine, avrai certamente capito
che certe cose non si apprendono se non alla scuola del dolore, che è una
scuola di umiltà. E poi so bene di quanto la luce infinita superi l'incerto
barlume giunto fino a me! La verità vilipesa e offesa da consapevoli menzogne
mi suggerisce, talvolta, espressioni che sembrano orgoglio, ma che non sono se
non incoercibile indignazione, sfogo di un'intima sofferenza. Il 4 novembre
partirò per Bari, ma spero di abbracciarti prima. Noesis sarà ben lieta di ospitare, nel suo quarto numero che uscirà
con maggiore puntualità, la recensione che gentilmente prometti, come ogni
altro tuo scritto”.
181.
Maria Mariotti (da Reggio Calabria,
Movimento laureati, 14 dicembre 1949)
“Abbiamo appreso con dispiacere di un lungo
periodo da lei trascorso in non buone condizioni di salute. Speriamo si sia ora
ristabilito e formuliamo per lei i migliori auguri. Non so se Calogero le abbia
già scritto quanto sto per dirle: glielo ripeto ad ogni modo per maggiore
sicurezza. Forse avrà già saputo del nostro prossimo convegno, di cui le unisco
qualche notizia”.
182.
Preside Istituto Tecnico Industruale (da Catanzaro,
28 dicembre 1949)
“Ho comunicato ieri sera al consiglio il
contenuto della vostra lettera. Il presidente Dr. Turco e i consiglieri
Mazzocca e Pucci mi hanno incaricato di ringraziarvi per esservi voluto
preventivamente associare ai loro deliberati e di esprimervi i loro sentiti e
affettuosi auguri di sollecita e completa guarigione, alcuni dei quali
raggiungono naturalmente i miei, in attesa di avere presto il piacere di
vedervi di persona”.
183.
Amedeo (da Catanzaro, 30 dicembre 1949)
“Seppi a suo tempo che stavi male e ti stavi
rimettendo e che i medici avevano preso
un equivoco. Mi auguro che ora tu stia perfettamente in salute: ti confesso che
il male fisico mi spaventa forse più dei dolori morali: questi li posso
sopportare come esercizio per lo spirito, ma quello mi fa sentire il peso della
bestia che è in noi, nella materia buia su cui non possiamo nulla. Auguro a te,
dunque, anzitutto la salute e, poi, quelle soddisfazioni dello spirito che sole
tu cerchi”.
1950
184.
Maria Mariotti (da Reggio Calabria,
Movimento laureati, 30 gennaio 1949)
“Spero che le sue condizioni di salute si siano
interamente normalizzate. L’abbiamo particolarmente ricordata nei giorni del
congresso-pellegrinaggio romano, che è riuscito bene soprattutto per il toro di
profonda spiritualità della parte religiosa. Le mando ora notizia di una
iniziativa, per la quale desidereremmo il suo solido aiuto. Si tratta di un
tentativo di lavoro in profondità tra i nostri elementi migliori. L’efficacia
dell'iniziativa sarebbe certo maggiore se lo studio personale fosse molto
accompagnato dalla guida e dall'assistenza di qualche persona competente. E ci
pare che la sua possa essere preziosissima”.
N.B. Nel 1950 la corrispondenza è stata soprattutto con Fra
Giuseppe di Maggio. Non viene trascritta perché essa si trova per intero nel
libro di Giuseppe Cipolla, Giuseppe di Maggio
e Antonio Lombardi, Sciascia editore, Caltanissetta-Roma, 2007.
[1]
Nicola è il padre del Servo di Dio Antonio Lombardi.
[2]
Seguono i due articoli dal titolo: “Spirito e scienze
naturali” e “Leggi, passioni, linguaggio nella filosofia dello spirito. Ambedue gli articoli partono dalla
filosofia di Benedetto Croce.
N. B. Questi articoli fotocopiati dalle bozze sono
inseriti nella allegati della Commissione Storica: “Scritti inediti minori di
Antonio Lombardi”.
[3]
N.B.
I manoscritti mistici sono il saggio sull'Esistenzialismo (Vedi lettera
seguente).
[4]
E’ lo scritto più conosciuto come “Filosofia delle rovine”.
[5]
Si tratta del Diario di un italiano,
rinominato da Padre Ceresi “Filosofia delle rovine”
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