1. 21
agosto 1950: “Ho scritto alla Società
San Paolo per l'opera da tempo
inviata”.
2. 23
agosto 1950: “Bardi è tornato e dovrò vederlo domani. Ottaviano mi ha
scritto e gli ho scritto. Ma Toccafondi, Morandini e gli altri, sui quali più
conto, sono tutti fuori Roma. Del resto bisogna andare piano e bene in queste
cose.
Tu fai quel che devi costà per la sua
vita.
3.
25
agosto 1950: Stamattina ho potuto
parlare con Bardi rientrato in sede. Dice che farà quel che potrà, ma è un
editore e bisogna trattarlo per il suo verso. Povero e caro Nino, in mano di
costoro! Ho avuto assicurazione che metterà in vendita la “Critica” come
seconda edizione (con una rinfrescata, ha detto). Tutte le copie avute le ha
vendute: poi Nino non si fece più vedere con le altre. Bardi è riservato, dice
che non è ottimista, dato il tempo trascorso d'interruzione. E io l’ho lasciato
dire. Certo è che le copie (e solo a Roma, di cui Bardi si è interessato ed è
un pessimo lanciatore) sono state vendute e la critica tutta favorevole.
Ho detto che manderò 300 copie e non ho
parlato di diritti, sia perché ignoravo il vecchio contratto, sia perché a noi non
interessa l'utile se non servisse per il resto delle pubblicazioni. Ho detto
che altro centinaio (dovrebbero essere 400 costà, mi disse una volta Nino) deve
rimanere per me. Di queste io parlerò ai suoi amici ecclesiastici più vicini
(Toccafondi, Morandini, ecc.), che sono anche miei amici, per sistemarle alle
biblioteche e alle università cattoliche, onde la sua opera sia conosciuta di
più e resti nei centri d'alta cultura.
Ho parlato della Filosofia delle rovine che a me pare un gioiello (tranne alcune
pagine semplici come era lui) e mi ha detto che vuol vederlo. Potrebbe
pubblicarlo, penso, trattenendo tutto l'utile della Critica, a noi dovuto, come anticipo. Ma non so.
Data la natura del lavoro, data la poca
organizzazione divulgativa del Bardi, vorrei rivolgermi ad altri e se costoro
vogliono anticipo si darebbe ciò che si ricaverebbe dalla Critica. Bisogna andare piano e bene, e l'ambiente non è facile.
Tutto ciò è per lui che non sapeva fare nel mondo.
4.
16
settembre 1950: Vedo che io non ho (Nino non mi mandava nulla ed io non
chiedevo) che la copia della Critica di
Croce e dell'Esistenzialismo.
Bisogna che tu metta da parte una copia di tutti gli altri scritti: opuscoli,
saggi, riviste e articoli, ricercandoli nella sua stanza. È necessario, per
averli sottomano e soprattutto perché restino nella famiglia, in raccolta.
5.
20
settembre 950: Ieri sera sono stato a lungo con Ottaviano, che è venuto a
trovarmi. Dovrò preparare i dati biografici. Oggi li scriverò. Mi ha confortato
un poco. È pronto a vedere il manoscritto di Filosofia delle rovine, e certo gli piacerà di farlo pubblicare
dalla casa editrice Cedam, una delle
migliori di cui egli fa parte e nella quale ha molta parte. Lancia benissimo i
libri. Ho pensato che sia necessario far parlare i giornali e riviste, ma devo
polarizzare la mia attenzione e azione con pochi amici, pratici nel mondo delle
lettere. Altrimenti come potrò io dedicarmi tutto alla memoria di Nino? E’ un
lavoro enorme, e sarei nel mio campo. Nino per me è un problema dello spirito.
Cosa diceva Nino nel suo diario di cui
mi parli? Solo di cure? O poneva delle considerazioni? Mi interessa perché io
do più importanza alla sua vita che alle sue opere. Adelaide ha iniziato quella
raccolta di elementi come le dissi?
Sono necessari, potranno servire a
Galati. A questa commemorazione io do grande importanza, perché fatta da
persone capaci e autorevoli in un centro di provincia.
Mi telefona in questo momento Maria
(Mancuso). È una cosa strana. Il giornale fu pubblicato ieri con la fotografia
di Nino. Lei si è veramente interessata (ed è tanto buona) e può altro. Da
qualche giorno ho in casa una donna analfabeta che ha visto la fotografia sul
giornale, durante le pulizie. Maria mi dice che stamane questa donna le ha detto
di aver sognato “quello della fotografia” (non sapeva chi fosse) vestito tutto
di bianco, con le ali, contento, dire: “Dì alla signora che il giornale va
bene”. È utile sapere che Maria tiene molto a questo giornale. La donna cosa
sapeva di giornali? Di Nino? Di altro? Forse coincidenze, ma tutto concorda.
No, non siamo soli. Io lo penso sempre che è con noi. Mi vado confortando in
questo sentimento.
6.
22
settembre 1950: Spero che tu appunti, stralciandole, le cose che io ti dico
di fare, che entrano tutte in un piano di lavoro.
Ieri sono stato da padre Morandini,
professore titolare di filosofia e teologia all'Università Gregoriana (la prima
nel campo ecclesiastico e credo l'unica del genere). Gli voleva bene e lo
stimava molto, tanto da consigliare agli alunni lo studio della Critica. Sono stato a lungo con lui che
aveva saputo, a caso, nel congresso tomistico. Gli ho detto di tutto e
soprattutto della sua vita. Sapeva qualcosa, ma rimase meravigliato e abbiamo
stabilito un certo programma. Padre Toccafondi, il grande teologo, scriverà
sull'Osservatore Romano, Morandini
sulla Civiltà cattolica. Era ciò cui
io tenevo. Ho detto sempre che ormai è la Chiesa che deve valorizzare Nino. Ma
c'è di più. Egli intende scrivere e far scrivere la vita, con riferimento soprattutto
alla sua umiltà, carità, ecc. Mi ha pregato di raccogliere tutti gli elementi
idonei, episodi, ecc. così come io ho sempre detto. Anche, e soprattutto, i
fatti straordinari dopo la sua morte. Insomma ciò che riguarda la santità della
vita. Si intende anche ciò che gli altri possono attestare. Inoltre padre
Morandini mi pregò di trascrivergli qualche pensiero, sempre di carità, umiltà,
dal suo diario. Mi pento di non averlo con me. Egli vuole trascrivere qualcuno
dei pensieri. Bisogna che io ne abbia copia, al più presto. È facile e non è un
lungo lavoro. Può farlo Adelaide, non voglio dire di più perché la santità non
è cosa degli uomini. Ma certo padre Morandini è in grado di comprendere, è
autorevolissimo, è in stretto contatto col Vaticano. Accennava anche a
possibilità di beatificazione; se le prove ci saranno, col tempo diceva che
bisogna fare delle figurine col suo ritratto, sapere se ci sarà qualche grazia,
farsi rilasciare le dichiarazioni ecc. Tu forse non comprendi questo lavoro, ma
io so che Nino vivrà. Le sue opere saranno valorizzate dalla sua vita,
soprattutto. Io non mi stancherò, farò quanto posso. Temo solo del tempo e
delle mie necessità più urgenti.
Sono un po' edificato, qualche volta, in
questo pensiero, quasi felice.
Padre Morandini ti vuole scrivere. Ti
abbraccio. Tuo figlio.
Mia cara Adelaiduzza, credo che tu ora
sia sola, senza Annetta.
Spero che tu sappia da buona religiosa
farti forza. Vorrei che mi scrivessi. Mi riferisco a quanto ho scritto a papà.
Ti ho detto che tu puoi molto. Il mio pensiero, come vedi, è condiviso da chi è
più competente di me. Fammi avere copia dei pensieri più religiosi, del diario.
Raccogli, come ti dissi, le testimonianze (di tutti, anche di ciò che ti parrà
superfluo e poi vedremo); avvicina Vitale e gli altri che lo conobbero nella
sua opera di bene e fatti dare le testimonianze, dicendo che si vuole scrivere
una sua biografia a Roma. Fai quanto credi opportuno, ma non ti limitare a
piangere. Tu hai un compito altissimo. Devi essere contenta. La memoria di
mamma e di Nino ci devono distaccare da ciò che non è strettamente necessario e
faremo per loro quanto è possibile e cercheremo di essere sempre migliori. E’
vero? Ti abbraccio nel pensiero di mamma e di Nino. Tuo fratello.
7. 28 settembre 1950: Ho raccolto tutte, o quasi, le sue lettere a me dirette. Non parlava mai di sé e le lettere riguardavano alcuni periodi, interrotti da lunghissimi silenzi. Interveniva quando c'era bisogno, quando io ebbi l'ulcera, durante la guerra, quando stavamo per separarci, poi per soccorrerci dopo la liberazione; in questi ultimi tempi quando, scusandosi, parlava di sé. Anche Nino così, ma dominato da una macerante volontà di dominarsi.
8. 30
settembre 1950: Bardi vorrà pubblicare anche lui La filosofia delle rovine. Poi passerò per la visione il
manoscritto che ho fatto fare in più copie e sto correggendo (Oh Nino! Nino!
Quanto lavoro mi hai lasciato!). È bellissimo. Ottaviano è pronto per la casa
Cedam. Devo rivedere tutti gli scritti e ci vorrà tempo. Ma prevedo
1.
Critica
delle metafisiche: la ristampa e invio alle biblioteche e forse, col tempo,
traduzione, una edizione con le aggiunte;
2.
Filosofia
di Benedetto Croce: va lenta, ma va. Penso, col tempo, alla traduzione.
3.
Filosofia
delle rovine;
4.
Da
Platone a Stalin: forse tolti i capitoli della parte economica;
5.
Saggi (Esistenzialismo,
realismo ecc. con altri non pubblicati e finiti);
6.
Scritti
minori (gli articoli migliori e gli altri, una ventina);
7.
Filosofia
dell'estremo oriente, togliendo ciò che è allo stato di appunti;
8.
Forse
Diari intimi, cose intime.
Un bel lavoro come vedi. Ma mi pare
ordinato e utile. Quanto tempo ci vorrà? Avrò il tempo?
9.
9
novembre 1950: (da Enrico Molé a Vincenzo Lombardi) Ho incontrato stamane
il mio amico Vincenzo Tucci, l'illustre orientalista che voleva tanto bene a
Nino, al nostro indimenticabile Nino, e mi ha detto che aveva richiesto i suoi
manoscritti per provvedere alla pubblicazione. È vero? Mi diceva che non ha
avuto nessuna risposta.
10.
13 novembre
1950: Passo sempre periodi di prostrazione. Sento che sei solo. Ed ora a
Nino: c'è qui padre Giuseppe. Con lui sono stato in questi giorni. Egli lo
comprendeva bene e può dare consigli. Sta leggendo tutto per un programma di
lavoro. È quello mio, non così difficile. Ci vuole tempo, forza, denaro. La filosofia delle rovine ha pagine
descrittive che non vanno, perché superate, e pagine bellissime, scultoree.
Egli era un critico. Bisogna scegliere. D'accordo con fra Giuseppe. Da Platone a Stalin è forte nella prima
parte, ma nella seconda molte ingenuità nella descrizione economica. Caro Nino,
un agnello di fronte al problema formidabile dell'economia! Egli si riferiva a
quella che conosceva in famiglia. Ma il libro va, nella maggior parte,
soprattutto inviato con la sua vita. Frate Giuseppe ha letto i suoi diari ed
anche lui è d'accordo con me. Che fare? Tante cose, molte e le faremo, ma credo
bene, con calma. Mi parli di Tucci, benché io non ne abbia bisogno. Mi basta
frate Giuseppe. Ma poi? Tucci crede che l'opera sia stata compiuta e non
fossero che magnifici abbozzi. Vedremo cosa potrò fare. Mi sentirei di
completare io il quadro di alcuni capitoli. Ma si tratta di non fare altro.
Sono un po' scoraggiato da qualche giorno, pur sapendo che si farà tutto, a
qualunque costo. Ti ho espresso un mio stato d'animo.
11.
8
febbraio 1951: Lettera di Adelaide
con aggiunta di Vincenzino. Vorrei che tu portassi con te i pensieri di Nino
per sistemarli con La filosofia delle
rovine e una presentazione della sua vita. Credo sia l'unica cosa da poter
fare subito: pensieri, brani autobiografici, l'operetta, una presentazione
intima per noi, per il pubblico, per la Chiesa.
12.
28
marzo 1951: Bardi mi dice che sono pronti i libri. Ti scriverò. Provvedi
per le vendite. Ho bisogno di costruire quest'anno, per stare tranquillo. I
pensieri del nostro Nino non sono qua, come io ricordavo. Guarda nell'ultima
ripartizione della sua libreria, verso la finestra. Sono necessari.
13.
Aprile
1951: Bardi mi ha mandato cinque copie. Ha fatto tutto. Credo manderà a te…
E’ la cosa più seria tra le cose da fare e si vedrà anche il resto man mano…
Vorrei sapere se ha cercato là dove gli dissi, sulla scrivania a destra, per i
pensieri.
14.
17
aprile 1951: Vorrei fare una bella biblioteca prima di morire, come
pensavamo insieme col povero Nino. Ho per lui l'elenco, il primo dato vita i
vari centri… Ne attendo un altro. Ho fatto rilegare per la famiglia i suoi due
volumi e anche l’Esistenzialismo. Ti
ho detto più volte dei pensieri e non hai risposto.
15.
23
aprile 1951: Attendo gli appunti di Nino nostro. Ho l'elenco degli
istituti, ma attendo che sia completo per passarlo a Bardi.
16.
1
maggio 1951: Pensieri d'oppressione.
Maggio, che era caro a lui, quale inizio di un mese religioso. Ho terminato ora
di leggere La filosofia delle rovine, per
riordinarla.
Ora lo spirito è più libero, senza
più quell’oppressione che mi impediva di andare avanti e concludere. E sono
contento di aver abbozzato meglio la sistemazione di questo lavoro. È la prima
parte sola che bisogna accorciare, quella della descrizione delle rovine,
senza, si intende né aggiungere né modificare. È come una introduzione a tutte
le considerazioni della seconda e terza parte. Egli era preso da sue impressioni
personali e familiari e scrisse descrizioni che possono apparire superate dal
tempo. La parte descrittiva, in sostanza, che si presenta anche prima, ed è
cosa comune, minaccia di sovrastare l'altra, la vera anima e il suo pensiero.
(Questo bisognerebbe) posporre nella prima parte e poi il resto a capitoli,
senza distinzione di parti. Così va benissimo: lo presenta quale fu,
nell'intimo, per noi e anche per gli altri, che non possono essere attaccati a
certe piccole cose familiari. Egli dovette comprenderlo già e tu lo puoi vedere
quando considerò che molto di ciò che era personale (e che tu mi facesti presente)
egli stesso tolse. Nessuna alterazione, pertanto, ma un libretto snello e che
facilmente lo presenta come egli fu e come intese. (Seguo) per ora tale linea,
la sola che possa far richiamare su di lui l'attenzione di chi (legge). Si
aggiungeranno altre cose intime, ma sempre con carattere generale: una presentazione, perciò, del suo spirito. E
così potranno seguire altre raccolte. E’ lavoro che richiede tempo e animo:
questo lo sto riacquistando e il tempo lo troverò pur nella mia vita intensa.
Ma non bisogna aver fretta: sono cose serie. Lo so che io mi preoccupo troppo
del futuro e sento la voce di Nino mio quando mi esortava a non preoccuparmi
troppo: “Devi fare quel che puoi”, (mi diceva) mentre ero a letto e lo vedo
vicino alla spalliera! Vorrei che il resto della mia vita fosse illuminato
dalla fede in Dio. Non so se ti faccio troppo dispiacere. Forse sì, forse è
meglio comunicare con te così. Prenderemo serenità nel comunicarci sentimenti.
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