Giuseppe Rito modella il busto di Antonio |
“Se Antonio Lombardi avesse potuto
lavorare ancora per un decennio, senza alcun dubbio avrebbe conseguita fama
nazionale di filosofo”. Essendo morto il 6 agosto 1950, dunque, a quest'ora
Nino Lombardi non sarebbe lontano dalla fama di un Croce e di un Gentile. È un
giudizio di uno studioso controllato e noto; perciò, anche se l'autore è poco
noto, non può pigliarsi a gabbo. Tanto più che il ricordo di questa originale
personalità di filosofo, di orientalista, di asceta, anziché appassire,
rifiorisce di anno in anno nella vasta élite dei suoi ammiratori, in gran parte
calabresi.
A leggerne il profilo stesone da
Vito G. Galati (Edizione Cultura e Azione) si resta meravigliati che il nome di
questo geniale e schietto cristiano sia stato pressoché bandito dal catalogo
della nostra cultura ufficiale. Ma è un po' il destino comune a un certo numero
di ingegni calabresi rimasti nell'ombra e che, invece, sarebbe doveroso mettere
sul candelabro.
Lombardi (era nato a Catanzaro nel
1898) da giovanissimo manifestò spiccato il carattere dell’ingegno latino e,
precisamente, mediterraneo: l'amore senza riserve per la bellezza, per la
bontà, per il valore nelle sue forme più svariate. Rivelò una vocazione
letteraria che però non gli impediva di appassionarsi ad astrusi problemi
matematici. Si laureò in diritto, divenne esperto nell'avvocatura (ciò fu
dovuto all'essere erede di un noto studio legale catanzarese); ciò nonostante
si tuffò fiducioso nell'oceano della più personale speculazione filosofica.
Visse la sua esperienza amorosa
tradottasi ben presto, dopo la morte dell'amica, in esperienza di puro dolore. Fino
ai 25 anni visse nell'ateismo e nell'indifferenza religiosa: dopo si convertì
alla Chiesa di Roma.
L'integralità e l'unità della sua
vita furono alla base di questa conversione integrale. I suoi studi filosofici
conversero all'Essere come al Tutto. Quest’approfondita ed equilibrata
esperienza dell'Essere, che gli rendeva possibile la fede in Dio, fu la
piattaforma di lancio per l'investigazione personale metafisica di Nino
Lombardi. Hegel, Kant, Spinoza, Bruno sono stati vagliati nel suo lavoro filosofico
di maggior respiro, (Critica delle
metafisiche) al crivello di questa totale riflessione.
Ma l'originalità più spiccata del
pensatore calabrese è l'analisi a cui ha sottoposto - sempre per un bisogno di
uno studio universale del pensiero umano - anche i grandi filosofi orientali:
indiani (Nagarjuna, Asanga, Cankara e Tagore) e cinesi (Lao-Tse, Chuang-Tse,
Chu-Hi). In polemica con il grande orientalista italiano Giuseppe Tucci,
Lombardi volle sostenere che tra i filosofi europei e quelli asiatici “non esiste,
non può esistere nessuna fondamentale diversità di natura umana, nessuna
incontrovertibilità di esperienze”. Vito G. Galati, nel suo studio, reputa che
sia Lombardi che Tucci colgano il vero nonostante le apparenti antinomie:
perché non si tratta di vere antinomie ma di semplici divergenze
nell'impostazione del problema.
Da parte nostra riteniamo che la
tesi orientalista di Lombardi costituisce un felice tentativo di ricupero di una grande civiltà, meglio
di incontro con essa: tentativo che,
se sviluppato, riuscirà di giovamento nell'attuale sforzo di mondializzazione
delle forme di vita e di cultura.
Ma Nino Lombardi suscita la nostra
ammirazione soprattutto leggendo i suoi diari intimi (di cui Galati ha
riportato brani inediti). Si ha l'impressione prepotente di avere a che fare
con un santo da altare: “7 dicembre ’28: avvicinare i poveri più abietti, la
cui vicinanza ci umilia maggiormente agli occhi del mondo: stravaganti, pazzi,
ecc. poiché con la pazienza e la carità verso di questi, il S. Cuore ci vuole
affidare il dono della perfezione… Non cercare di piacere a nessuno, a nessuna,
o cercando di far bella mostra di me, o con la parola, o anche con l'umiltà
stessa”. 12 dicembre: Non commettere alcun peccato veniale di volontà”. E poco
prima della malattia mortale, proponeva, nel lavorio serrato e sereno verso il
perfezionamento: “Essere dolce come Gesù. Riposare nel seno di Dio come un
bambino senza pensieri. Tacere quando siete accusato. Non lamentarsi di nulla”.
Ancora una volta Antonio Lombardi ci
convince di aver scoperto l'integralismo: ma quello più perfetto e fecondo,
ossia la santità.
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