di Luigi Mariano Guzzo
Luigi Mariano Guzzo con Sebastian Ciancio e il Cardinale Ravasi |
E poi ci sono loro: i
santi della porta accanto. La città di Catanzaro ha le sue aureole conquistate
sul terreno di una santità incarnata tra le gioie e le fatiche, le attese e le
delusioni, le speranze e le angosce della vita di tutti i giorni. “La parola
non basta più: servono l’immagine, la rappresentazione, il frutto maturo di
un’esperienza visiva, di un contatto concreto con la Persona viva del Signore”,
aveva detto in Cattedrale l’arcivescovo metropolita di Catanzaro–Squillace
Vincenzo Bertolone nel giorno del suo insediamento, il 29 maggio 2011, impegnandosi
a “dare un forte impulso alle cause di
beatificazione e canonizzazione”. Tra le tante - Cassiodoro, Concetta Lombardo,
Maria Antonia Samà, Nuccia Tolomeo, padre Francesco Caruso - spicca quella del
filosofo Antonio Lombardi, di cui il 15 dicembre ricorre l’anniversario della
sua nascita.
Ricordare la figura di
Lombardi significa fare memoria di un’avventura terrena impastata di amore e santità,
cultura e fede, storia e devozione. Un’avventura che, per l’appunto, comincia
proprio tra le caratteristiche rughe
del centro storico cittadino, in un elegante palazzo di Largo Sant’Angelo nel
1898. Antonio è il rampollo di una importante famiglia della media borghesia
catanzarese.
Il padre Nicola è un prestigioso avvocato e un impegnato politico
socialista che siederà per quattro volte in parlamento
(nel 1913, nel 1919, nel 1921 e nel 1924). Nonostante la mamma Domenica sia
cattolica, Antonio sente molto l’influenza paterna e cresce alienato
dall’esperienza di fede, pur avendo ricevuto il sacramento del battesimo. Dopo
la laurea in Giurisprudenza a Roma decide di affiancare il padre nell’attività
forense. Ma è proprio in questo frangente che due eventi sconvolgono l’animo del
promettente avvocato e gli aprono la strada della conversione: il primo, una
grave malattia cardiaca che lo porta ad una lunga convalescenza; il secondo, la
morte della giovane Teresa Mussari, una vicina di casa per la quale Antonio
prova un ricambiato sentimento di affetto. La finitudine della condizione
umana, quindi, conduce Lombardi ad abbandonare la pratica legale e ad
interrogarsi sulle domande di senso dell’esistenza. Un moto interiore insomma
che lo incammina, da un lato, verso l’adesione convinta al vangelo di Cristo e
l’impegno coerente nella comunità civile, dall’altro, verso l’approfondimento
metodico e appassionato della filosofia.
Casa Lombardi a Catanzaro: Dall'arco l'entrata; la casa è al primo piano; il primo balcone è quello dello studio dove il Servo di Dio Antonio Lombardi muore |
A
parte i numerosi scritti pubblicati su L’Osservatore Romano e su altre riviste
specialistiche e giornali locali, l’opera prima che fa conoscere Lombardi e lo
porta all’attenzione del panorama filosofico italiano è “Critica delle
metafisiche” edita da Bardi di Roma nel 1940 che segna certamente il punto più
alto della sua speculazione tomistica (seguiranno poi “Psicologia
dell’esistenzialismo” nel 1943 e “La Filosofia di Benedetto Croce” nel 1946). Egli
confuta analiticamente le teorie di Bruno, Spinoza, Kant,
Hegel, Nagarjuna, Asanka, Cankara, Tagore, Lao-Tse, Chuang-Tse, Chu-Hi e si
muove con destrezza tra l’Occidentale e l’Oriente, ponendo come architrave del
proprio impianto filosofico il pensiero cristiano. Sul finire degli anni ‘40 scrive
anche un’opera rimasta poi inedita per la morte che lo coglie il 6 agosto del
1950, a soli cinquantadue anni d’età.“Da Platone a Stalin”, il titolo del
saggio che fa cogliere a pieno l’attualità del pensiero anche politico di
Lombardi riguardo ai temi della giustizia sociale su scala planetaria e quindi,
diremmo oggi, della globalizzazione. E tra gli inediti ancora non si può non
ricordare il testo di “Filosofia delle rovine” nel quale egli in una sorta di
intimo diario intende descrivere l’orrore dei bombardamenti che colpirono la
città di Catanzaro, ma pure il sentimento di speranza che anima il cuore
dell’uomo di fronte alle atrocità della guerra.
Ingresso di Fondazione Betania Onlus ex Opera pia in Charitate Christi |
Ma è soprattutto un
uomo di preghiera. In effetti c’è nell’esistenza terrena di Antonio Lombardi,
costellata da rapporti d’amicizia ed epistolari con frate Giuseppe di Maggio,
don Francesco Mottola, Jacques Maritain, padre Agostino Gemelli, Giorgio La
Pira, Vito Giuseppe Galati, una continua tensione tra preghiera, studio e
impegno sociale. La vita contemplativa di Lombardi è provata da un forte
esercizio di ascesi interiore che lo conduce quasi ad uno svuotamento di sé per
far posto nel suo cuore ad un amore più grande che lo assorbisce completamente.
E basta leggere le sue agende personali per capire la scelta di campo che
connota la sua esperienza spirituale: “Non volere piacere né a sé né agli
altri, e solo a Dio”, scrive nel dicembre del 1936.
Padre
Pasquale Pitari, promotore di giustizia del Tribunale ecclesiastico, che sta
lavorando per la causa di beatificazione aperta nel 1999 e ormai in via di
definizione, spiega: “Ciò che porta alla santità il Lombardi non è tanto
l’ingente mole dei suoi scritti, il suo stile chiaro e lucido o le sue idee
profonde, ma l’animo con cui ha
espresso il suo impegno. Egli operava e scriveva, pregando e amando, per il
trionfo di Dio nella vita e nella storia. Il suo animo era ricco di zelo
apostolico: era un vero apologeta; ossia voleva dimostrare con la ragione che
solo il cristianesimo da un’autentica risposta alle varie esigenze dell’uomo e
del pensiero”.
“In Dio è la Verità - continua padre Pitari - e nel Vangelo i principi del vivere civile. Confrontando analiticamente le varie scuole filosofiche occidentali e orientali con il cristianesimo, il Lombardi ha tentato, notandone le convergenze e le divergenze, di fare emergere la bellezza e la profondità del pensiero cristiano rispetto a tutte le altre filosofie. Nel suo cuore c’era un animo essenzialmente apostolico: voleva portare tutti a Dio con la preghiera, avvalorata dalla forza del pensiero speculativo. Fu un impegno duro condotto con umiltà e semplicità di cuore, fino alla morte”.
“In Dio è la Verità - continua padre Pitari - e nel Vangelo i principi del vivere civile. Confrontando analiticamente le varie scuole filosofiche occidentali e orientali con il cristianesimo, il Lombardi ha tentato, notandone le convergenze e le divergenze, di fare emergere la bellezza e la profondità del pensiero cristiano rispetto a tutte le altre filosofie. Nel suo cuore c’era un animo essenzialmente apostolico: voleva portare tutti a Dio con la preghiera, avvalorata dalla forza del pensiero speculativo. Fu un impegno duro condotto con umiltà e semplicità di cuore, fino alla morte”.
La
santità di Antonio Lombardi è insomma la proposta concreta di un filosofo della
nostra terra che ha vergato con la sua esistenza una pagina di Vangelo. In
città ancora oggi le spoglie mortali nella Cattedrale, una lapide e una stele a
Largo Sant’Angelo, la biblioteca della Curia arcivescovile, una via di
un’arteria principale, parlano di lui: un uomo, semplicemente un uomo, che si è
fatto Servo di Dio per amore del prossimo. A gloria, onore, lustro e vanto di
Catanzaro.
Articolo di Padre Pasquale Pitari su "Comunità Nuova"
Perché Antonio Lombardi santo?
La stele con il volto di Lombardi rivolto al cielo |
Tento di rispondere, partendo dalla
vita. Egli, avvocato-filosofo catanzarese, nacque il 15 dicembre 1898 e morì il
6 agosto 1950. La sua casa era a Largo Sant’Angelo, vicino la chiesa di san Giovanni
Battista. Fino al 1927 visse lontano dalla fede e dalla chiesa. Dopo
l’esperienza dolorosa di una sua malattia cardiaca e la morte nel 1929 della
ragazza che amava, Teresa Mussari, Antonio incontrò Dio e riscoprì la gioia e
la ricchezza della fede. Fece, quindi, della fede il motivo principe della sua
esistenza. Avendo cercato e trovato la
verità in Dio, Lo servì impegnandosi nella cultura e a favore dei poveri. Nelle
azioni e nelle opere fu, così, un profeta dell’amore di Dio. Devotissimo del
Cuore di Gesù, della Madonna, di san Giuseppe, partecipava giornalmente alla
santa Messa nella chiesa del Monte o nella chiesetta di sant’Anna e recitava il
rosario. Curava la sua vita spirituale, sotto la guida di Padre Francesco
Caruso, facendo quotidianamente propositi di santità per piacere a Dio,
evitando ogni minimo peccato veniale e impegnandosi a servizio della Chiesa,
degli uomini e soprattutto dei poveri. Per la sua altissima testimonianza di
fede il 1 dicembre 1941 Mons. Fiorentini lo nominò Presidente diocesano dell'Unione Uomini di Azione Cattolica; nel
1944 fu presidente dell’Istituto “Rossi”, che raccoglieva bimbi orfani e
indigenti, segnati dalla guerra, dalla povertà e dalle sofferenze più diverse.
Come membro della Conferenza di san Vincenzo, ogni mattina faceva, in modo
discreto, la spesa per alcune famiglie povere. Una volta ritornò a casa scalzo,
avendo dato le sue scarpe a un povero. Ricorda la sorella Adelaide: “Un giorno
di pomeriggio, durante una nostra passeggiata verso Siano, vedemmo un giovane
giornalaio che stava per buttarsi dal ponte. Nino con buone maniere e buone
parole lo convinse a desistere dall’idea e lo fece venire con noi”. Collaborò
con Don Giovanni Apa e col dottore Raffaele Gentile nel dare risposta ai poveri
del dopo guerra con l’avvio dell’Opera Pia “In
charitate Christi”, e istituì anche un ricovero per ciechi. Era così appassionato per
gli ultimi che il 6 dicembre 1936 scrisse nella sua Agenda questo proposito: “Avvicinare
i poveri più abietti e quelli la cui vicinanza ci umilia maggiormente agli
occhi del mondo: stravaganti, pazzi, ecc; poiché con la pazienza e la carità,
che si esercita verso di questi, il Sacro Cuore ci vuole affidare il dono della
perfezione”.
Carità
nell’impegno culturale
Questo suo “impegno
caritativo” raggiunse l’apice nell’impegno culturale. Il primo postulatore,
Don Armando Matteo, giustamente scrisse un articolo su Lombardi, dandogli come
titolo: “La carità della sapienza”.
Il 1940 diede alle stampe la sua opera più importante:
Critica delle Metafisiche. A cui
seguì la pubblicazione di altre opere: La filosofia di Benedetto Croce, La
psicologia dell’esistenzialismo e Atteggiamenti del pensiero italiano
contemporaneo. Il Lombardi scrisse altre opere che furono inedite: Da Platone a
Stalin, La filosofia indiana, La filosofia delle rovine, e un’opera di 550
pagine dattiloscritte sul materialismo, l’evoluzionismo e le religioni. Tantissimi,
poi, furono gli articoli pubblicati sull’Osservatore
Romano, su L’idea cristiana e altre riviste di filosofia. L’impegno
culturale lo portò a collaborare dal
1942 con la FUCI. Nel 1949 avviò nella sua stessa abitazione il circolo "Studium" per la formazione
culturale dei giovani.
Ciò che porta alla santità il Lombardi non è tanto
l’ingente mole dei suoi scritti, il suo stile chiaro e lucido o le sue idee profonde,
ma l’animo con cui ha espresso il suo
impegno. Egli operava e scriveva, pregando e amando, per il trionfo di Dio
nella vita e nella storia. Il suo animo era ricco di zelo apostolico: era un
vero apologeta; ossia voleva dimostrare con la ragione che solo il
cristianesimo da una autentica risposta alle varie esigenze dell’uomo e del
pensiero. In Dio è la Verità e nel Vangelo i principi del vivere civile.
Confrontando analiticamente le varie scuole filosofiche occidentali e orientali
con il cristianesimo, il Lombardi ha tentato, notandone le convergenze e le
divergenze, di fare emergere la bellezza e la profondità del pensiero cristiano
rispetto a tutte le altre filosofie. Nel suo cuore c’era un animo
essenzialmente apostolico: voleva
portare tutti a Dio con la preghiera, avvalorata dalla forza del pensiero
speculativo. Fu un impegno duro condotto con umiltà e semplicità di cuore, fino
alla morte.
Degno
difensore della Chiesa
Così scrisse nella sua Agenda il 19 marzo 1938:
“San Giuseppe, metto questo mio lavoro, e in ispecie
il capitolo contro Hegel, sotto la vostra speciale protezione, al fine che io
possa portarlo a buon compimento. Essendo voi il patrono della Chiesa
universale, fate che questo lavoro sia per lo scritto e per la dottrina degno difensore della chiesa. Ottenetemi
uno spirito di carità nell'eseguirlo, una penetrazione perfetta e luminosa, una
parola facile e senza asprezze, eloquente senza retorica. Ottenetemi uno
spirito di pazienza e di perseveranza. Per il nostro Signore Gesù Cristo”.
Quando le fibrillazioni del cuore si
fecero sentire in modo preoccupante, alcuni mesi prima della morte, scrisse
nella sua Agenda il 17 dicembre 1949: “Rivolgere il pensiero a Dio, che solo da un senso alla vita, a
qualunque vita, a quella dell'ammalato come a quella del sano. Pensare che in
ogni cosa è assai probabile che io abbia qualche anno sopportabile di vita (se
non avrò timore), e che in questo tempo potrò riordinare le mie cose, le mie
carte e l'anima mia. Animo, dunque. Canta,
diceva Sant'Agostino”.
Dio era diventato l’unica
ragione della sua vita. Aveva scritto nell’Agenda il 7 maggio 1932: “Io non
dovrei per nessuna ragione irritarmi per alcun interesse materiale… giacché io
debbo, in qualche modo, reputarmi al di fuori della vita”.
Fare la volontà di Dio era il suo impegno
principe. Tentò di essere sempre fedele
a questa sua promessa: “Io protesto, o mio Dio, di voler essere sempre
sottomesso alla tua dipendenza”. Così morì abbandonato nelle mani di Dio.
Nell’ultima lettera al suo amico fra Giuseppe di
Maggio, una settimana prima di morire, scrisse: “Sono in uno stato di
prostrazione e di sofferenza estrema. Io mi conforto nella speranza che Iddio
mi perdoni dei peccati, ed entri nella pace e nella dolcezza del paradiso. Pure
sono rassegnato alla volontà di Dio, anche se debbo ancora soffrire”. Morì soffrendo
particolarmente l’arsura della sete, come Gesù sulla croce, mentre scherzosamente
diceva: “In paradiso troverò finalmente una fontana per dissetarmi”.
Vito Galati, in L’Osservatore
romano, n.51, 3 marzo 1962, supplemento settimanale, così ha ricordato il suo
amico: “Antonio Lombardi era uno
spirito tutto concentrato nella contemplazione di Dio […] I diari della sua
vita, che abbiamo potuto consultare presso la famiglia, dischiudono orizzonti
mistici, che fanno meditare su un’esistenza di rinunzia e di purificazione
interiore, degna di un cristiano che ascende, senza soste, verso la pienezza
dell’amore”.
Questi sono i motivi perché la
Chiesa può elevare Antonio Lombardi verso gli onori degli altari e presentarlo ai
fedeli come un modello di fede vissuta e testimoniata nella carità della sapienza.
La causa di beatificazione, iniziata il 1999, sarà ultimata il 2013.
Poichè grande è la potenza dello Spirito che anima anche me su quella strada che ci rende liberi se la percorriamo con la dignitosa esperienza dell'esistere che è chiave per dare quanto ricevi,pur nelle condizioni difficili in cui ,oggi,le società si trovano, ecco che il mio riconoscere mio zio Nino mi porta in quel campo dove debbo realizzare l'"opera" che mi convince dandomi al cuore quanto sto imparando ogni giorno.
RispondiEliminaMolte macerie percorro e ciò malgrado vado avanti circondato da amore ,quello che non sapevo così importante per ogni cittadino del mondo .
Scopro che solo l'armonia è vicina alla profonda saggezza dell'animo e che l'amore degradato e distratto che ho dato anche a me ,è quanto non possiamo negare per fare del paradosso di Moebius un segno di verità all'incontro col 3,14.
Questo è l'incastro di verità per me che cerco il senso della vita cercando di riordinarlo con quanto mi insegnano le fisiche con la neurologie ,neuro formi insufficenti.
In questo mi danno forza gli studi che faccio sulla mente che il cervello produce per me e credo che questi,ora,sia sufficente per la coscienza mia,sociale ed anche personale.
su questa debbo lavorare per dare alla mia coscienza quella consapevolezza "che inender non lo può chi non la prova".
la prova oltre Parmenide,spero e faccio,oltre il dubbio per giungere oltre ,così imparando spes che diviene spem per quanto possiamo.