venerdì 3 maggio 2013

16. RIFLESSIONE DI ANTONIO LOMBARDI



Da Scritti inediti di Antonio Lombardi:
Riflessione di Antonio Lombardi su una sua possibile vocazione religiosa.
Quel che mi spinge non è forse né la povertà, né l’umiltà, ma mi pare che al presente non sono adatto per nessuno, non a motivo della povertà o dell’umiltà, ma a motivo dell’ufficio che presentemente non mi pare, anzi mi pare che non si confaccia affatto alle disposizioni di spirito. Forse se dovessi fare l’accattone  nel mio paese, avrei ripugnanza. Ma non mi pare di averne alcuna alla povertà e umiltà del religioso. Forse mi dispiacerebbe  di distaccarmi dalla mia famiglia, ma mi pare vincibile. Insomma la difficoltà principale, unica, credo, è che niente si confaccia alle mie presenti condizioni di spirito, tranne lo scrivere. E’ questo amore alla comodità a starci in casa mia (?) Non mi pare possibile; mi pare che ugualmente mi troverei comodo quale religioso.

Preghiera-Riflessione
Io protesto, o mio Dio, di voler essere sempre sottomesso alla tua dipendenza.
                        (Dubbio da sottoporre al Padre)
Leggendo le parole di Giobbe “Sicut Domino placuit, ita factum est: sit nomen Domini benedictum”, ho avuto il pensiero che forse il Signore vuole da me che io viva sotto questo giogo che mi rende inutile, lo sopporti in pace e benedica Dio in questa tribolazione fino a quando non piace a lui di liberarmi. Io sono pronto ad accettare questo spasimo, che non è piccolo. Mi pare che saprei anche accettarlo con allegrezza. Ma quest'allegrezza o sopportazione o pace sarebbe secondo Dio o, secondo la natura corrotta che ci troverebbe un accomodamento e in che grato? Può essere che questa tribolazione mi sia stata data da Dio per raggiungere con essa il mio fine. Se tutte le cose sono mezzo perché l'uomo conseguisca  il suo fine, dunque ogni mezzo può servire nei disegni di Dio al fine dell'uomo: non è dunque possibile che questa mia tribolazione, ch’è anche mezzo, sia voluta e permessa da Dio, perché io contribuisca con essa il mio fine, e con essa, non forse perché la superi, ma perché la sopporti. In questo pensiero mi pare di sentirmi tranquillo, soprattutto più forte e anche più tenero verso Gesù.

Sulla caducità dei beni
Il nostro cuore come è tanto attaccato ai beni in generale, quanto ad alcuni beni particolari, e sono questi che ha timore di lasciare. Questo timore tuttavia può ridursi nelle sue debite proporzioni, considerando che le vicende della vita di ogni uomo son sempre tali che la sua via è seminata di beni perduti, i quali ha dovuto lasciare, e ai quali fu un tempo attaccato, come attualmente è attaccato ad altri beni. La ruota dei beni gira sempre; e per me è girata tanto che al presente mi trovo in questa casa, e questa ruota, girando ancora, un giorno sarò in una fossa.

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