Da Antonio Lombardi al Concilio Vaticano II,
un invito al dialogo tra le
diverse culture e religioni [1]
di Luigi Mariano Guzzo (*)
Sommario: 1. Per una
teologia delle religioni nel Vaticano II; 2. Il filosofo Lombardi anticipatore
della Nostra aetate, 3. La conoscenza
delle altre religioni; 4. Verso una cristianità “cattolica”, cioè universale.
1.
Per una teologia delle religioni nel Vaticano II
L’afflato ecumenico e interreligioso nasce dalla tensione per
l’annuncio missionario all’uomo della storia, che, si può dire, è uno dei punti
forti della Chiesa conciliare. Alle diocesi è chiesto di sentirsi “inviate”
anche a coloro che “non credono in Cristo … per costituire, con la
testimonianza di vita dei singoli fedeli e della comunità tutta, il segno che
addita loro il Cristo”[2]. Di più: un intero Decreto
conciliare (Unitatis redintegratio) è
dedicato all’Ecumenismo per “il ristabilimento dell’unità da promuoversi fra
tutti i Cristiani”[3] ed
una Dichiarazione (Nostra aetate)
esplicita le relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane.
La Chiesa del Vaticano II risponde alle sfide lanciate dal pluralismo valoriale
della nostra società contemporanea. I processi migratori oggi stanno
radicalmente cambiando un panorama uniforme caratterizzato da un grande monopolio
cattolico e da una scarsa incidenza di minoranze religiose come ebrei e
valdesi. Le grandi città italiane conoscono la presenza di nuove e antiche
comunità che per la loro crescente
consistenza numerica, stanno lentamente mutando la situazione, creando scenari
imprevedibili di confronto e di dialogo ecumenico e interreligioso. Per capire
la complessità del fenomeno e la sua delicatezza, si può anche solo pensare
alle questioni (spesso dubbie e irrisolte) nascenti dai matrimoni misti, dall’insegnamento della
religione cattolica nelle scuole statali o dall’esposizione di simboli
religiosi nei luoghi pubblici.
Il cristianesimo fin
dalle origini è abituato al confronto con altri credi e tradizioni. “Si è
trattato di un incontro decisivo che ne ha plasmato per secoli il volto, solo
che si pensi al rapporto con le molteplici religioni politeiste presenti
nell’impero romano in cui si diffuse il primitivo messaggio cristiano”[4].
I primi cristiani
ammettono che Dio si fa riconoscere dall’uomo attraverso il dono della ragione.
Ciò significa che anche le religioni pagane, pur se vanno rifiutate per le loro
credenze politeistiche, contengono quei germi di verità che le pongono come una
sorta di preparazione all’annuncio del Vangelo. Con il passare dei secoli però
si fa strada un principio “esclusivista”, che, condensato nella nota espressione di Cipriano (200-258),
nulla
salus extra ecclesiam (al di fuori
della Chiesa non vi è possibilità di salvezza), è stato consacrato nel
Concilio di Trento (1545-1563).
Soltanto con il
Concilio Vaticano II si gettano le basi, in campo cattolico, per una teologia
delle religioni in grado di fare i conti con la contemporaneità. E si fa strada
così l’idea di un principio “inclusivista”, per la verità già elaborato nel II secolo da Giustino Martire, per cui Dio, il
Logos, è una relazione eterna ed originaria che agisce secondo un disegno
razionale. Anche le altre religioni, quindi, sono vie di salvezza in quanto in
sé contengono frutti dello Spirito: la verità, la bontà, la grazia, la santità.
Insomma: con il Vaticano II si arriva alla conclusione, per nulla scontata, che
anche se in forma embrionale il Verbo di Dio è presente in tutte le
manifestazioni del genere umano.
2. Il filosofo Lombardi anticipatore della Nostra aetate
Ed è in questo senso
quindi che bisogna aprirsi al dialogo, al confronto con l’altro. A tal
proposito, non si può dimenticare l’apporto del filosofo ed intellettuale
cattolico Antonio Lombardi di Catanzaro (1898-1950), un vero profeta
dell’apertura, tutta conciliare, della Chiesa cattolica ai tempi moderni[5].
Lombardi nella sua
principale opera Critica delle Metafisiche
(Bardi, 1942), da un lato, ribadisce l’importanza della filosofia cristiana
sulle altre correnti filosofiche, in particolare quelle materialistiche e
storicistiche, dall’altro però, nell’approcciarsi allo studio del pensiero
orientale, cerca di trovare un dialogo tra le diverse culture e religioni. Egli
è convinto, difatti, che fra Occidente ed Oriente non ci debba essere separazione
in quanto “nella sostanza il pensiero umano è unitario”[6].
Nel cercare di
individuare un legame tra la spiritualità orientale e quella occidentale[7], Antonio Lombardi finanche nel panteismo cinese
riconosce “l’infinita potenza e sapienza di un Dio ascoso, la sua ineffabile ma
indiscutibile impronta” ed una “conoscenza e naturale rivelazione della
divinità” che “parla della verità prima come dell’affermazione che la natura
non è altra cosa che l’essenza dell’amore, dell’equità, della conoscenza e
della saggezza”[8]. E,
sempre riguardo alla filosofia (meglio, metafisica) cinese, nel confutare le
posizioni di Lao-tse, guarda al “tao” –il principio inconoscibile messo a
fondamento di tutte le cose- come al “miracolo di tutti i miracoli”, e
precisamente: “Questo miracolo infatti non ebbe, né potrà mai avere altra
risoluzione che le chiare lettere della Genesi: In principio Iddio creò il
cielo e la terra”[9].
Antonio Lombardi è per
davvero un uomo del dialogo: i suoi pensieri, pur profondamente cristiani, non
hanno chiusure ideologiche. E’ un convertito che si affaccia a Dio e si dedica
allo studio della realtà soprasensibile. La sua è una voce libera, forse anche
perché cresce condizionato dalla presenza del padre Nicola socialista convinto
e fiero oppositore del fascismo, anch’egli dalla mentalità molto aperta. In
tanti hanno sempre testimoniato che il Lombardi con i suoi interlocutori ha
sempre cercato un rapporto diretto, un dialogo franco e schietto. E così è
stato, solo per avere un esempio, quando Antonio Lombardi, scrisse direttamente
a Mussolini, per favorire la liberazione dal confini dell’amico frate siciliano
Giuseppe di Maggio.
Nel suo scritto Che cosa è l’Asia [10] (un’opera rimasta
incompiuta per la prematura scomparsa del filosofo) Lombardi affronta più specificamente i temi
del rapporto tra pensiero occidentale e pensiero orientale. Ed immediatamente
salta all’occhio un’affermazione davvero profetica. Egli così scrive:
“Illusoria è la barriera che divide l’Oriente dall’Occidente, giacché tutta la
terra, tutta la natura è patria dell’uomo, che parla a lui con la sua antica,
materna voce misteriosa”[11]. Il concetto è identico a
quanto riportato al paragrafo n.1 della Dichiarazione conciliare Nostra
aetate: "Una sola comunità costituiscono i vari popoli. Essi hanno una
sola origine poiché Dio ha fatto abitare l’intero genere umano su tutta la
faccia della terra”. E continuando la stessa Dichiarazione afferma che “dai
tempi più antichi fino ad oggi presso i vari popoli si trova una certa
sensibilità di quella forza arcana che è presente nel corso delle cose e agli
avvenimenti della vita umana ed anzi talvolta vi riconosce la Divinità Suprema
o il Padre” (n. 2). Proprio quello che aveva detto Antonio Lombardi: “il cuore
dell’uomo … non può sopprimere il suo anelito verso l’infinito”. Ed ancora:
“Cercare l’infinito: questo l’uomo ha voluto; poiché è fondamento della sua
natura tendere all’infinito, di aver sete dell’infinito”[12]. Ancora la Dichiarazione Nostra aetate afferma che “la Chiesa cattolica nulla
rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni” (n. 2). Ed Antonio Lombardi aveva detto qualche decennio prima: “La Chiesa poi non dice niente
propriamente che sia falso tutto ciò che non è nel cristianesimo”[13].
Il compito
dell’evangelizzazione che, da cristiano, si pone Lombardi, è soltanto
conseguente al dialogo e ad una libera accettazione dei principi cristiani[14]. La riflessione
comparativista di Antonio Lombardi non scade in un relativismo etico dal
momento in cui egli ha sempre ben presente l’idea del Dio cristiano che è un
“Dio libero dalle nebbie del mistero, tutto reale e razionale … un Dio di
compassione e di amore … un Dio d’amore, di compassione e di consolazione
infinita”[15] .
Ecco che quindi il Cristianesimo ha qualcosa da dire e da dare all’Oriente e alle
altre tradizioni religiose, ma soltanto nel momento in cui il messaggio
evangelico è liberamente accettato.
Il filosofo Lombardi riflette
al di fuori del principio esclusivista. Per lui la salvezza è universale e c’è
pure fuori dalla Chiesa. “Vi sono molte verità naturali presso i popoli pagani,
e la grazia della verità e della fede non è negata all’uomo, che anche al di
fuori del cristianesimo, vive rettamente secondo natura. Giacché vi è un
cristianesimo palese, e vi è un cristianesimo nascosto: quello di chi ha il
cuore mondo innanzi a Dio, cui Dio non nega le virtù necessarie a salvezza”[16]. Che parole coraggiose e previgenti anni prima il Concilio Vaticano II: Antonio
Lombardi, già alla fine degli anni Quaranta del secolo scorso, slega l’annuncio
salvifico da un’appartenenza etnica o religiosa.
3. La conoscenza delle altre religioni
Lombardi sa bene le
differenze che si pongono tra il Dio dei cristiani e le altre religioni. In Critica delle Metafisiche, egli pone la
netta distinzione tra il buddhismo e il cristianesimo: “Il buddhismo –scrive-,
benché predichi il distaccamento dai beni terreni e l’amore universale delle
creature, si differenzia nondimeno essenzialmente dal cristianesimo; giacché
vive in esso l’anima di quel Buddha, che, avendo trovato falsi gli Dei del
brahmanesimo, e che non valevano i loro
Paradisi a contentare l’anelito dell’uomo, falsa ancora l’identità del brahman,
scoperse tutto lo squallore d’un mondo senza Dio, e la compassione della creatura
l’assalse. Ma il cristianesimo, se proclama la vanità della creatura, vede però
in essa, riferendola a Dio, un riflesso ed un dono dell’increata bellezza e
dell’increato amore, e a lui si prostra riconoscente, amando in lui ogni
creatura”[17].
Nonostante ciò non ha esitazione a mettere in relazione Buddha con Cristo: “Che
se la perfetta beatitudine, e la liberazione finale, non può raggiungersi in
vita, vi sono tuttavia degli uomini che a quella beatitudine anelano, ed ardono
già dell’amore che abbraccia ogni creatura. Tali furono il Buddha e Gesù”[18].
Riguardo all’induismo
scrive: “L’induismo, come religione, manca di quel carattere essenziale della
vera religione, ch’è la conoscenza d’un Dio trascendente; tuttavia esso
possiede, malgrado tante aberrazioni, il senso del divino e il sentimento dell’adorazione
del divino”[19].
Sull’ebraismo e l’islamismo, appunta: “La religione ebraica, la sola che avesse
fede in un Dio trascendente, fu anche la sola a combattere contro il politeismo
e l’idolatria. E similmente la religione di Maometto, che dalla religione
ebraica e cristiana apprese la credenza in un Dio trascendente”[20].
4. Verso una cristianità “cattolica”, cioè universale
Da Antonio Lombardi,
illustre figlio di Catanzaro, orgoglio di santità, bisogna imparare a non
alzare steccati tra ragione e fede, tra religioni e confessioni diverse, tra
credenti e non credenti. E’ sicuramente la forza trainante del respiro
universalistico e missionario della fede cristiana, insito nell’esperienza
evangelica, che porta Lombardi ad
apparire un vero “profeta” dei tempi nuovi.
Il filosofo ci insegna la bellezza del dialogo
con gli altri, nonostante le fatiche. E non possiamo, come comunità cristiana,
fare “orecchie da mercanti”, dal momento in cui anche Benedetto XVI nel
recentissimo documento Africae Munus del
19 novembre 2011, licenziato dopo il Sinodo dei vescovi africani, ha il
coraggio di affermare, almeno per quanto riguarda il cammino ecumenico, che “un
cristianesimo diviso resta uno scandalo, poiché contraddice de facto la volontà del divino Maestro
(Cfr: Gv 17,21)” (n.89).
Cogliere l’unità tra i
nostri fratelli risponde anche ad una prospettiva escatologica: il Regno a cui
siamo chiamati a vivere, e che dobbiamo prima tutto realizzare qui in questo
mondo, è un regno di armonia, di pace, di concordia e, quindi, soprattutto di
unità.
Come cristiani dobbiamo imparare a respirare a
“due polmoni”, quello della nostra appartenenza alla Chiesa di Cristo, il
primo, e quello dell’afflato ecumenico e interreligioso, il secondo. Entrambi
sono inscindibilmente legati. Non si può rinnegare uno, per aprirsi all’altro e
viceversa. Si correrebbe il rischio, da un lato, di giungere ad una visione
fondamentalista della fede e, dall’altro, di scadere in un relativismo che non
riconosce nessuna verità.
La verità per i cristiani è una sola:. “E’
Gesù Cristo, unico mediatore tra Dio e l’uomo, vero Dio e vero uomo, che solo
ha parole di verità”[21], ci ricorda sempre
Antonio Lombardi. In questa verità bisogna trovare le ragioni profonde
dell’apertura al prossimo, all’altro, al vicino come al lontano da noi.
Ed in tale prospettiva si riuscirà a realizzare una
comunità missionaria, aperta a tutti, per davvero cattolica, cioè universale.
(*) Giornalista pubblicista
e Consigliere Centrale della
Federazione Universitaria Cattolica Italiana
(FUCI)
[1]
Lo spunto per la redazione di questo saggio all’Autore è stato offerto dalla
lettura di GIUSEPPE SILVESTRE, Percorsi
per un dialogo ecumenico e interreligioso, Editoriale Progetto 2000,
Cosenza, 2011.
[2] Decreto conciliare Ad gentes sull’attività missionaria della
Chiesa, paragrafo 20.
[3] Decreto conciliare Unitatis redintegratio sull’Ecumenismo,
paragrafo 1.
[4] Giovanni Filoramo, La Chiesa e le sfide della modernità, Editori
Laterza, Bari, 2007 p. 51.
[5] Per una biografia cfr. LUIGI
MARIANO GUZZO, Il Servo di Dio Antonio
Lombardi. Profeta laico del ventesimo secolo, Elledici-Velar, Gorle (BG),
2012.
[6] VITO G. GALATI, Antonio Lombardi filosofo e penitente, “Osservatore
romano”, 3 marzo 1962, p. 3.
[7] GIUSY BELFIORE, Antonio Lombardi. Un cattolico calabrese tra
filosofia e politica, Edizioni Vivarium, Catanzaro, 1999, p. 126.
[8] ANTONIO LOMBARDI, Il senso religioso nell’antica filosofia
cinese, in “Osservatore Romano”, 6 novembre 1947, p.
4.
[9] ANTONIO LOMBARDI, Critica delle Metafisiche, Bardi, Roma,
1940, p. 313.
[10]ANTONIO LOMBARDI, Che cos’è l’Asia, in Antonio Lombardi tra santità e cultura, Edizioni
Vivarium, Catanzaro, 1998, pp. 162-181.
[11] Ibidem p. 163.
[12] Ibidem p. 166.
[13] Ibidem p. 181.
[14] GIUSEPPE CIPOLLA, Giuseppe di Maggio e Antonio Lombardi.
L’amicizia, la filosofia e la politica. Note a margine di un carteggio
(1935-1950), Salvatore Sciascia, Caltanissetta-Roma, 2007, P. 183.
[15] ANTONIO LOMBARDI, , Che cos’è
l’Asia, in Antonio Lombardi tra
santità e cultura, Edizioni Vivarium, Catanzaro, 1998, p. 180.
[16] Ibidem p. 181.
[17] ANTONIO LOMBARDI, Critica delle Metafisiche, p. 235.
[18] Ibidem, p. 308
[19] Ibidem, p. 269.
[20] Ibidem, p. 233.
[21] ANTONIO LOMBARDI, , Che cos’è l’Asia, in Antonio
Lombardi tra santità e cultura, Edizioni Vivarium, Catanzaro, 1998, p. 180.
Apro per caso e vedo come è ricordato zio Nino.
RispondiEliminaSono alla ricerca di una congiunzione tra l'existere che ognuno di noi svolge per quanto sa e questo mi riconduce alla mia famiglia per quanto posso ricordare.
Certo dovrò dare dignità di riconoscimento,cioè dimostrarlo in qualche modo,questo rapporto che ho,in tanti singolari modi, con il mondo migliore che leggo .
Per grazia di quanto imparo.... accontentandomi: regola d'ordine da recuperare con l'amore che mi circonda nell'armonia che è la chiave che io studio e cerco .
La filosofia della scienza è un campo che coltivo per questo nel travaglio dei tempi,
rispettoso e umilmente.
Declinando un aggettivo ,("indifferente") nel buon senso, che mi ritorna in mente.